Le Tiny house. Ovvero vivere in case sostenibili

Le Tiny house. Ovvero vivere in case sostenibili

Anche se ancora non si fa molto per rendere le nostre vite più sostenibili, diciamo che a piccoli passi e con piccoli gesti ci stiamo avvicinando ad un mondo più ecologico. E oggi iniziamo ad allargare le nostre prospettive anche per le nostre case.

Nei primi anni 2000 in America iniziano a comparire le prime Tiny House, letteralmente case minuscole.

Le prime si vedono nel 2005 dopo l ‘uragano Katrina. A quel punto quasi l’intera popolazione colpita era rimasta senza casa e l’Architetto Marianne Cusato ha letteralmente inventato le Katrina Cotage. Ma di lì a poco sempre negli USA c’è un nuovo e drammatico evento tra il 2007 e il 2008 che invoglia la popolazione a cambiare stile di vita. La crisi finanziaria. Quindi vediamo la popolazione che non può più permettersi case grandi e iniziano a comparire, nei villaggi e nei piccoli centri le Tiny House. Più economiche meno spese di mantenimento e soprattutto sono case mobili. E messe sul giusto rimorchio possiamo utilizzarle come camper o roulotte, ma molto più comode ed accoglienti. Ovviamente possiamo comprare una Tiny House e fissarla in un posto senza necessariamente renderla itinerante.

Oggi la loro utilità è cambiata. Vengono acquistate per andare incontro all’ambiente. Infatti il loro impatto sull’ambiente è basso essendo quasi esclusivamente in legno, l’arredo e i riscaldamenti, come anche l’energia elettrica, è ecosostenibile.

Quindi possiamo tranquillamente asserire che le minicase hanno una migliore compatibilità con l’ambiente. Molti sostenitori ritengono che vivere in una piccola casa riduca l’isolamento sociale delle famiglie. E possa spingere ad una più intensa integrazione a livello di comunità locale. In più nelle minicase viene posta particolare attenzione al design. Molti degli arredi sono plurifunzionali, e vengono utilizzati elettrodomestici e tecnologie – a volte innovative – con l’obiettivo di risparmiare spazio a parità di prestazioni.

Non ci è voluto molto perché un fenomeno di “emergenza abitativa” si sia trasformato in un movimento architettonico e sociale. Lo Small House Movement, promuove uno stile di vita più etico, libero e sostenibile. E a questo punto più piccola è, più efficiente e sostenibile diventa. E allora c’è un mantra ricorrente, ovvero ottimizzare. Gli americani Christopher e Malissa Tack, progettano e realizzano, la Tiny Tack House. Che conta di soli 13 metri quadrati e che è stata costruita utilizzando come base un rimorchio per le roulottes.

Ovviamente c’è voluto poco perché questo fenomeno architettonico varcasse l’oceano e arrivasse anche nel Nord Europa.

In Svezia, ad esempio, lo studio di architetti Tengbom in collaborazione con l’Università di Lund ha creato il loro campus con delle Smart Student Unit. Unità abitative ecocompatibile e progettate in appena 10 mq, e interamente realizzata in legno.

Smart Student Unit

Nel 2013, in Italia, invece, l’architetto Renzo Piano, ha proposto una sua versione di micro house. Si chiama Diogene, in onore del filosofo greco che abbandonò la superficialità della vita materiale e decise di vivere in una botte. Una mono abitazione formato ridotto ospitata al campus tedesco, Vitra, che è in grado di autosostenersi. Ed è grande soltanto 6 metri quadrati.

Internamente Diogene è organizzata in due spazi. Uno più grande per il living convertibile a zona notte e uno ulteriormente frazionato in due zone, su un lato piccola cucina con soppalco che funge da armadio/ripostiglio e su quello opposto si collocano tanti scomparti per la pulizia del corpo, doccia e wc.

Diogene di Renzo Piano

Oggi possiamo dire che le Tiny Houses sono una tendenza architettonica. Sono nate negli Stati Uniti ma riscuotono un sempre più alto consenso anche nel Vecchio Continente. Ed anche qui da noi in Italia.

Queste piccole abitazioni sono in grado di offrire ogni comodità. Perfino qualche piccolo lusso e, proprio grazie alle dimensioni ridotte, offrono due grandi vantaggi: sono trasportabili e sostenibili.

Tra gli innumerevoli lati positivi delle Tiny House troviamo senza dubbio l’abbattimento dei costi. Infatti più sono piccole e meno dispendiose. Sia nel momento dell’acquisto sia che nei consumi successivi. Il tempo di costruzione è ridotto, ha un impatto ambientale bassissimo e grazie alle Tiny House possiamo riscoprire la natura.

Ma ovviamente per quanti lati positivi ci sono possiamo trovarne altrettanti negativi. Non è infatti pensabile vivere in spazi così ridotti per molto tempo. Sono perfette per una casa vacanza, per un weekend romantico oppure come in Europa come case per gli studenti dei college. Sicuramente non è adeguata per famiglie con dei bambini. Per ultimo non è sempre facilmente spostabile dai luoghi a causa dei regolamenti edilizi dei vari Paesi.

Senza dubbio, però grazie anche al lavoro di grandi architetti, la massimizzazione del confort degli spazi abitativi è sempre più al centro di queste abitazioni. È sempre più vista come alternativa sostenibile alle attuali abitudini.

Sicuramente le forme geometriche e gli arredi di design fanno sì che sempre più giovani coppie se ne innamorino. Mostrando come per vivere bene l’essenzialità può essere una via percorribile.

Laura Cardilli

#ostinatamenteottimista

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Laura Cardilli

Laureata in Sociologia, indirizzo Comunicazione e Mass media, da sempre mette al centro della sua vita proprio la comunicazione sotto tutti i suoi aspetti. Durante l’università prende il tesserino da giornalista pubblicista collaborando con due giornali romani, per molti anni solo la carta stampata le regala la gioia della professione di giornalista, poi, grazie ad un laboratorio di comunicazione incontra quella che per molti anni è stata la sua grande passione, la radio, per diversi anni ne è stata redattrice e anche speaker. La prima formazione è stata quella sportiva, calcio e tennis soprattutto, ma poi soprattutto attualità è stata autrice anche di alcune sue rubriche. Per molti anni abbandona le scene del giornalismo e lavora per una grande azienda italiana sempre nella comunicazione esterna. All’attivo ha la pubblicazione di un suo libro “L’eterna rincorsa” e la pubblicazione di qualche poesia. Appassionata di social media si definisce un’ironia e sarcastica…non sempre compresa. Dopo un po’ di tempo e tanta mancanza decide di riprendere a scrivere per Distanti ma unite. Il suo hashtag è #ostinatamenteottimista perché sostiene che niente e nessuno potrà farle vedere quel mezzo bicchiere vuoto.

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