Covid e conflitto in Ucraina: come reagiscono i giovani alle guerre?
Covid -19 e conflitto in Ucraina. Noi tutti siamo stati sottoposti a diversi stress, consecutivi o contemporanei. Combattiamo da mesi e mesi due tipi di battaglie diverse. La prima è la Pandemia, che ci vede tutti “armati” contro un virus. La seconda è la guerra in Ucraina, che ci vede coinvolti dal punto di vista sociale, morale ed economico.
Gli adulti, nonostante le difficoltà, si può dire che abbiano più strumenti per reagire. Invece i giovani come stanno reagendo a questi stimoli? Quali sono le conseguenze sulla loro salute psico-emotiva?
Si sono poste queste ed altre domande gli organizzatori ed i partecipanti dell’evento dal titolo “INADATTI. Covid e adolescenti”.
L’evento è nato su iniziativa di Scholas Occurrentes in collaborazione con Osservatorio TuttiMedia, di cui più volte abbiamo apprezzato le iniziative culturali, sempre al passo con i tempi. Con un parterre di ospiti importanti e rappresentanti di vari settori, come quello politico, sociologico, televisione e cinema, che hanno dato una visione a 360° di quanti effetti abbiano avuto i fenomeni che stiamo attraversando.
I giovani sono diventati i nuovi veterani di guerra. Perché hanno appena combattuto una pandemia e adesso si trovano ad affrontare una nuova minaccia. Ecco perché in questo anniversario speciale vogliamo far capire le ricadute di questi avvenimenti sulla sfera emotiva dei giovani. Fino ad ora nessuno ha associato la pandemia e la guerra.
Josè Maria Del Corral, direttore mondiale di Scholas Occurrentes
“Il lavoro che stiamo facendo insieme a Scholas attraverso il nostro protocollo sta andando nella giusta direzione, soprattutto in questo momento difficile. Oggi più che mai abbiamo bisogno di solidarietà, vicinanza, condivisione e sostegno, soprattutto per chi è in difficoltà. Credo che il lavoro di istituzioni come Scholas aiuti a guarire le ferite, soprattutto evidenziando il lavoro congiunto con la comunità”
Ministro della Salute, Roberto Speranza.
C’è una pandemia molto più lunga che dura da 20 anni ed è quella dell’individualismo e del populismo, due termini che fanno saltare la comunità.
Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi
Ed ecco anche il rapporto che cambia i suoi paradigmi, quello tra senso di comunità e famiglia, reale e digitale:
“Unire comunità ci unisce. Alla Fondazione Scholas Occurrentes lo facciamo dal lato digitale. Il mio è un invito a riflettere sul fatto che usare i social non significa saperli usare. Meta, infatti, investe nella creazione di consapevolezza e cultura perché i ragazzi vanno accompagnati nell’avventura digitale, non solo per proteggerli ma anche per fornire loro le chiavi di lettura dell’online. Take a break, per esempio è un promemoria che invita a non passare troppo tempo sui social, uno strumento ed un invito alla consapevolezza”.
Costanza Andreini, Public Policy Manager Meta
Su giovani e digitale anche l’intervento di Martina Colasante, Government Affairs & Public Policy Manager di Google:
“Oggi i più piccoli devono confrontarsi con immagini violente in cui ci sono volti e storie di bambini – precisa – noi responsabilmente, come abbiamo fatto durante la pandemia, cercheremo di contrastare la disinformazione con una strategia che pone in evidenza le fonti autorevoli, quali sono le istituzioni”.
Infine per Carlo Rodomonti, Marketing strategico e digital di Rai Cinema, il disagio giovanile può essere aiutato anche con le produzioni che lo raccontano.
Dare spazio ai racconti di storie complesse permette di approfondire le tematiche più nascoste e più complesse della vita.
Di televisione occupata dai giovanissimi a raccontato anche Marco Lanzarone, Rai Kids:
I giovanissimi, bimbi fino a 6 anni dopo il 2020 hanno preso possesso del nostro programma attraverso i messaggi che mandavano ai loro cari. Con il Covid abbiamo capito di doverli ascoltare.
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