Buoni propositi per il nuovo anno
Mi spiace, non la penso come Niccolò Fabi. A me l’inizio, la partenza, il nuovo fa orrore. E nemmeno poco. Rifletteteci bene: pensate al vostro primo giorno di scuola, al primo giorno di lavoro, al primo partner, al primo figlio.
Alla vostra prima volta.
Quanto avreste potuto e voluto godervela di più? Quanto, in una sorta di crescendo musicale, sono state migliori quelle successive? Un’infinità.
Sarà che a me gli inizi danno ansia, un po’ come tutte le cose che mi sono sconosciute. E che quindi potrebbero farmi male. Ma se fosse così – potrebbe rispondere un ipotetico pubblico immaginario – anche la fine dovrebbe spaventarti: mica lo sai che cosa c’è dopo.
Come no? Un nuovo inizio…
Nonostante questo, la fascinazione da nuovo anno, proprio non riesco a gestirla. Ho 38 anni, lo so benissimo che tra il 31 dicembre e il 1 gennaio non passa che un giro di lancette. Eppure adoro l’aria tersa e pulita che si può respirare al risveglio da un veglione. Amo buttare i calendari, cambiare agenda, pensarci prima di vergare una data.
La verità è che sono un ossessivo compulsivo: per stare bene, per trovare la giusta concentrazione, ho bisogno di ordine e pulizia. Al di fuori da me, ovviamente. La mia anima non è che un coacervo di robe ammucchiate e abbandonate, ricordi dimenticati e nostalgie ingombranti.
E poi sono un fan degli elenchi, delle to do list. Depennare un obiettivo raggiunto, anche se semplicissimo, mi dà un piacere che non saprei descrivere. Non fanno eccezione i progetti per il nuovo anno: pagine e pagine di bersagli, materiali e immateriali, da centrare nei 365 giorni successivi. E quasi sempre disattesi.
Immaginate, quindi, i pianti che mi sono fatto ascoltando “Buoni propositi per il nuovo anno”, l’ultimo singolo di Emanuele Galoni: uno dei cantautori più dotati dei nostri tempi. Per chi conoscesse poco Emanuele (molto male!) vi posso rendere l’idea con una semplice proporzione:
Antonello Venditti : Tommaso Paradiso = Emanuele Galoni : Francesco De Gregori
Chiaro?
«È una canzone per le ripartenze – spiega Galoni – se portata bene è una quattro stagioni, non solo buona per il freddo dicembrino. Anni fa lessi una lista di buoni propositi di Woody Guthrie, scritta per il 1942, in piena guerra mondiale. Rimasi colpito e affascinato da quelle intenzioni semplici ma che raccontavano una vita difficile e un mondo diverso. “Lavarsi i denti se ci sono”, “cambiare i calzini”, “tenere pulito il rancho”, “sconfiggere il fascismo”. Alcune me le ripeto come un mantra, tipo “stare in compagnia ma non perdere tempo”».
Less is more ci insegna l’architettura, seguita a ruota dalla scrittura che supplica “asciuga!”. La vita dovrebbe prenderne esempio: io l’ho fatto. Cercando di ridurre all’osso i miei buoni propositi per il nuovo anno. Chiaramente prendendo in prestito le strofe della canzone di Galoni.
1. Ritagliarsi del tempo per (…) gli altri che gridano: “Aiutami affondo!”
2. Fare amicizia con i miei tormenti
Oltre ad essere presente per la mia famiglia: Non coltivate l’amore – ammoniva Amelie Nothomb – coltivate la presenza.
Tre cose, mi servono solo tre cose per vivere un 2022 indimenticabile.
Empatia, accettazione, amore.
Del resto non mi interessa.
Auguri.
Gabriele Ziantoni #DisperatamenteMalinconico
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