Dalla Svizzera a Marrakech: la storia di Giovanna Solcà e del suo riad
L’apertura di un riad. La realizzazione di un sogno.
Appassionata di viaggi, Giovanna Solcà, dopo una decennale esperienza nell’azienda di famiglia, decide di lasciare la Svizzera, il suo paese natale, per iniziare una nuova avventura in Marocco.
Perché ci sono esperienze e soprattutto città che ti cambiano la vita. Marrakech è sicuramente una di queste: terra dai forti contrasti architettonici, cromatici, di sapori agri e di gusti dolci. Dove l’azzurro intenso del cielo si perde nel rosso delle mura della città. Dove si passa dagli sconfinati spazi del deserto a quelli dei vicoli stretti della medina, il cuore pulsante della città.
Marrakech è una città che invita al viaggio, come crescita personale. Un posto che ti spinge a ricercare quella spiritualità di cui sempre più si avverte il bisogno.
E’ per questo che Giovanna, durante il suo ultimo viaggio in Marocco, un trekking tra le montagne dell’Atlante e il deserto, decide di realizzare il sogno di una vita e di mettere a disposizione le sue competenze, come life coach, per aprire un riad che fosse in grado di offrire ai suoi ospiti le migliori esperienze di benessere, al fine di armonizzare il corpo e lo spirito.
In questa sua nuova avventura ha potuto contare sull’aiuto di Mohamed Rachyd, guida turistica, di origine berbera, titolare del tour operator Morocco Sahara Adventures, conosciuto proprio durante i giorni del trekking che, attraverso i suoi tour personalizzati, permettere di scoprire il Marocco più autentico, in un’ottica di turismo sostenibile.
Oggi, dopo gli immancabili ostacoli che Giovanna ha dovuto affrontare, il Riad La Lumière d’Étoile è diventato una realtà.
Abbiamo approfondito con Giovanna la sua scelta di vita che l’ha portata a trasferirsi a migliaia di chilometri da casa, per realizzare il suo sogno.
So che hai viaggiato molto, dall’India, all’Oriente, dall’America al Sud America. Ma prima di approfondire la tua attività professionale, mi piacerebbe conoscere qualcosa in più di te…
Sono Svizzera, vengo da Lugano. Ho una famiglia: tre figlie e un marito. Ho lavorato nell’azienda di famiglia, specializzata in impianti elettrici, per più di 35 anni. Inoltre per vent’anni ho seguito corsi di crescita personale. Sono diventata una Life Coach e ho fatto il corso di Louise Hay sul pensiero positivo. Poi, ho deciso che era arrivato il momento di lasciare l’azienda. Mi sono messa a studiare e a creare corsi per accompagnare le persone verso qualcosa che fa battere il cuore, per aiutare coloro che vivono malissimo la loro vita. Ho viaggiato molto e sono stata anche in India, dove ho frequentato dei corsi.
Ma è il Marocco che mi ha cambiato. Non ho deciso di trasferirmi qui dopo una singola vacanza. Venivo in Marocco da almeno 15 anni anche per più volte all’anno. Ma è stato durante l’ultimo viaggio, durante un trekking tra le montagne dell’Atlante e il deserto, che ho iniziato a pensare che il mio sogno di realizzare un riad potesse diventare realtà.
E’ vero: ho viaggiato tanto. In paesi molto belli come l’America, dove il lusso è ostentato, ma è lontano dal mio stile di vita e di vacanza. O come l’India e il Sud America, terre affascinanti con un mix di diversità naturali, culturali e spirituali. Ho anche fatto volontariato per 5 anni in Togo e ammetto che mi sarebbe piaciuto vivere lì, nel cuore dell’Africa Nera, ma purtroppo le condizioni nel corso del tempo erano mutate ed era diventato troppo pericoloso per viverci.
A Marrakech ho trovato il mix perfetto tra Oriente e Africa che mi ha conquistato, qui ho trovato quella diversità della vita che si traduce in ricchezza umana.
E’ una città dove mi sento a casa e dove posso esprimere la mia creatività, dove posso dar vita alle mie idee per personalizzare ogni ambiente ed ogni aspetto del riad.
E’ stato facile, per te come straniera, ma soprattutto come donna, in un paese arabo, essere accettata come imprenditrice?
Non ho avuto grandi difficoltà, ma credo che questo sia legato non solo al fatto che sono una persona grintosa, ma soprattutto al bagaglio di esperienza accumulato negli anni in cui ho lavorato per la ditta di famiglia e agli insegnamenti di mio padre. Sono molto orgogliosa di aver realizzato da zero il mio riad, anche se ancora non mi sono resa conto di tutto quello che ho realizzato. Mi è capitato di imbattermi in situazioni in cui i capo cantieri non rispettavano le più basilari norme tecniche. Ed è proprio in quei momenti che mi sono tornate utili le mie conoscenze edili, riuscendo a proporre soluzioni migliori, sorprendendo il capo cantiere.
Il Marocco è ancora un paese dove la parità tra uomo e donna è lontana, le donne continuano a non avere gli stessi diritti degli uomini, anzi vivono sottomesse.
A volte ho incontrato uomini che per il solo fatto di essere donna, benché mi esprimessi in francese, facevano finta di non capire. Debbo dire, però, che ho incontrato anche persone che hanno creduto in me e nel mio sogno, come Mohamed (Rachyd n.d.r.), un aiuto prezioso, oltre al notaio che mi assistito per tutta la lunga trafila burocratica. Solo per firmare il contratto ci ho impiegato 355 giorni.
Oggi, nel mio riad, oltre a una donna, lavorano anche due uomini, che mi rispettano tantissimo perché credo che il rispetto sia fondamentale. So di essere una persona esigente, perché sono attenta ad ogni particolare nel riad, dalla pulizia alla cucina, soprattutto alla preparazione dei cibi. Accanto a piatti della tradizione marocchina vengono proposte anche ricette mediterranee. Seguo ogni aspetto con passione, la stessa che ci metto per curare i minimi dettagli del riad.
Il tuo riad si chiama Lumière d’Étoile, a cosa è dovuta la scelta del nome?
Lumière d’étoile significa letteralmente “luce delle stelle”. Ho scelto di chiamare così il riad per riferirmi non solo alla mia luce interiore, ma per collegarlo, anche, alle mie radici, alla mia famiglia (siamo elettricisti) e, poi, alle stelle del deserto e alla luce che emanano. Quella luce che nel buio del deserto, ha cambiato la mia vita.
Parliamo di crescita personale: un argomento che da sempre ti è caro, come il tuo riad si ispira a questa filosofia di vita?
A Marrakech ci sono 2000 riad. Ogni riad (tipiche abitazioni marocchine, costruite intorno un giardino interno che negli ultimi anni sono state trasformate in piccoli hotel n.dr.) nel quale tu entri è differente dagli altri. Sono tutti magnifici, perché vengono curati i dettagli. Io l’ho voluto improntare creando qualcosa di nuovo, ho voluto che fosse un luogo dove quando entri trovi delle persone che ti accolgono in un percorso, durante il quale puoi renderti conto di cosa tu puoi realmente fare durante i giorni del soggiorno a Marrakech. Qualcosa che non significhi solo visitare la città.
C’è la possibilità di fare yoga, ci sono corsi che possono spaziare dal corso di massaggio, alla cura di se stessi, da come fare la valigia a come creare i tuoi gioielli. Inoltre viene proposta una cucina del tutto naturale e sana, come, ad esempio, sughi creati in casa. L’alimentazione è particolarmente curata in quanto al corso di yoga viene associata una corretta alimentazione basata tutta su alimentazione naturale, senza alcool, priva di cibi di origine animale.
Quali sono le prospettive per il 2022 dopo un anno tanto difficile come questo che si sta chiudendo con le chiusure dei confini?
Per il 2022 mi auguro che si possa chiudere la porta al Coronavirus e a tutte le varianti. Anche se la pressione mediatica legata alla situazione sanitaria che si vive, qui in Marocco, è meno forte che in Svizzera o in Italia. Ho vissuto tutta la fase del lockdown da sola nel riad dove sto ancora vivendo, mi piacerebbe prendere un appartamento per viverci, avrei voglia di dare una nuova svolta alla mia permanenza qui a Marrakech, ma so che non è il momento. Non perché io non mi senta pronta, ma perché devo pensare prima di tutto ai miei tre dipendenti e in questo periodo le spese che ho dovuto affrontare sono state molte.
Non mi aspettavo questa nuova chiusura delle frontiere. Dopo la prima chiusura, decisa a fine novembre, avevo già delle prenotazioni. Soprattutto per me che ho aperto da pochi mesi il riad non è facile. Avevo in programma che la mia famiglia mi raggiungesse qui per Natale, ora spero di riuscire a trovare un volo per tornare in Svizzera.
Consiglieresti ad una donna di perseguire il suo sogno anche all’estero o le consiglieresti di aspettare tempi migliori?
Sicuramente le consiglierei di seguire sempre i suoi sogni. Anche se per perseguire un sogno, un obiettivo, bisogna avere le carte in regole. Devi avere ben presente il tuo obiettivo, se sei disposta a rinunciare a delle cose per raggiungerlo, se sei disposta ad adattarti, ma soprattutto devi essere consapevole delle tue competenze e considerare anche aspetti pratici, come ad esempio di cosa ti manterrai quando decidi di trasferirti.
Per me vivere a Marrakech non significa solo visitarla, ma viverla. Qui ogni cosa la vivi sulla tua pelle, non vivi esperienze preconfezionate. E, ancora oggi, ogni volta che lascio Marrakech mi rendo conto di partire con un bagaglio sempre più arricchito.
di Maria Grazia Di Somma
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