Abito da sposa: quando è LUI, succede così
La ricerca del mio abito da sposa è stata più breve del previsto. Al secondo pomeriggio di tulle, pizzi e ricami c’è stato finalmente il colpo di fulmine! Ma prima di farvi tirare fuori i fazzoletti, devo riavvolgere un attimo il nastro. Ero reduce da un primo giro di ricognizione, in un atelier molto assortito. Ve ne avevo parlato la scorsa settimana, raccontandovi quanto tutto fosse stato molto razionale. Ripensandoci adesso, so finalmente spiegarmi anche il motivo. Ho provato tanti bei vestiti, ma ho avuto sempre e solo lo stesso effetto di quando entro da Zara a scegliere un cappotto.
Cos’è cambiato stavolta?
Quando sono entrata nel secondo atelier, credevo di rivivere le stesse sensazioni. Anche stavolta io, mia madre e mia sorella abbiamo ricevuto un’ottima accoglienza: la bridal assistant si è fermata a lungo a chiacchierare con noi, cercando di capire quale abito da sposa stessi cercando. Devo premettere che mia madre e mia sorella avevano un’idea molto distante dalla mia. A me non piacevano granché, ma mi sono comunque riservata d’indossarli per capire meglio. Io però continuavo a pensare a QUEL tipo di abito da sposa, il mio. E così una volta in camerino è ricominciata la trafila: spogliati, alza le braccia, girati, aspetta.
Pronti, partenza, via… usciamo.
Stavolta sono rimasta decisamente più impressionata, da quello che la bridal assistant mi ha fatto provare: i vestiti erano tutti incredibilmente belli. Difficile poter dire “non mi piace”. Ma continuavo a provare la sensazione di “calma piatta”. Davanti allo specchio commentavo a ruota libera ogni abito da sposa, in un crescendo di “bello, ma troppo così” oppure “molto carino, ma troppo cosà”. Insomma, ancora nulla. All’ultimo giro di abiti avevo quasi perso la speranza ed ero già rassegnata all’idea di dover cercare un nuovo atelier, dove andare a vedere altri vestiti.
Poi è successo.
Eravamo proprio all’ultimo abito da sposa e, ripensandoci ora, credo che la bridal assistant l’abbia volutamente tenuto per la fine. Uscita dal camerino, sono salita sulla pedana come sempre. Il tempo di lanciare uno sguardo alle mie due accompagnatrici e… sì, ho pianto come una fontana. Mi è salita da dentro un’inspiegabile emozione, così grande che se ci ripenso ora, ricomincio un’altra volta. Lo specchio mi ha restituito l’esatta immagine di come mi sono sembra vista per il grande giorno. Ed allora ho capito che era arrivato anche per me il momento di dire: “L’ho trovato”. Questa esperienza, breve ma intensa, mi ha dato un grande insegnamento. Forse alla fine non siamo noi future spose a scegliere l’abito. Forse è LUI a scegliere noi. E quando arriva quello giusto, accorgersene è la cosa più naturale e bella del mondo.