L’energia di un sorriso
Andare in scena. Guardare gli spettatori. Intravederne gli sguardi. Sentirli ridere. Una sera a teatro. Una giornata no. Una risata. Endorfine nell’organismo. L’umore che si rialza. Una sensazione di benessere. Uno scambio di forza positiva. L’energia di un sorriso che fa bene al cuore.
La comicità ci accompagna da epoche remote.
Dalla Grecia a Roma, passando per la Commedia dell’Arte nata nel XVI secolo, a Carlo Goldoni del ‘700.
E oggi?
Oggi la comicità, come sempre, è un modo per affrontare il quotidiano, sbeffeggiarlo, esorcizzarlo.
Oggi, più di ieri, un attore comico ha a disposizione innumerevoli temi con cui intrattenere il pubblico. Satira, attualità, politica. Sono importanti il ritmo, la voce e… l’idea giusta. Quell’originalità creativa capace di far sorridere e allo stesso tempo riflettere.
Matteo Cruciani è un giovane attore comico. Ha 32 anni e si divide tra palco e realtà.
Ho scoperto la mia vena comica trentadue anni fa, quando sono nato.
Sono uscito fuori, nemmeno il tempo di fare il primo vagito e mi sono accorto che tutti ridevano, pure mia madre. E lì ho capito quello che avrei dovuto fare.
Anche se a dirla tutta, già nella pancia, ho il ricordo di mia sorella gemella che rideva. Adesso ride di meno, infatti siamo gemelli diversi.
Un legame importante quello con sua sorella, viscerale.
Con lei ho un rapporto ottimo anche se abbiamo due caratteri quasi opposti. Io fino a ieri ero molto geloso. Ieri. Oggi sono un po’ migliorato. Però l’altro ieri ero gelosissimo.
Lei è stata la mia salvezza. Specialmente a scuola. E infatti me lo rinfaccia sempre. Fino alla terza media eravamo insieme e se non sono stato mai bocciato è merito suo! Copiavo alla grande. Poi purtroppo mia sorella ha scelto il Liceo Classico e le nostre strade si sono divise.
Ho iniziato a studiare teatro con Michele La Ginestra e Sergio Zecca. Ho cominciato perché mi ero stancato di andare dallo psicologo. La verità è che il teatro è come fare una seduta di terapia. E mi è servito molto. Però devo confessare che adesso il mio ex terapeuta detesta ciò che ha a che fare con un palco e la recitazione.
Da autore-regista-attore alla crescita e consapevolezza che è meglio diversificare i ruoli.
Al primo spettacolo ero tutto insieme. E ho imparato la lezione, mi è servito d’esperienza. In quell’occasione proprio ho realizzato quanto il regista sia fondamentale. Attualmente mi limito a essere autore e attore. E mi piace essere diretto. Nell’ultimo spettacolo a dirigermi è stata Livia Massimi ed è stato un bellissimo scambio. Gli occhi esterni alla tua scrittura riescono a dare quegli spunti su cui tu non avevi riflettuto abbastanza. Lo spettacolo ne beneficia e io al contempo cresco professionalmente. Ovviamente con il regista, come anche con un coautore, deve crearsi quella favola, quel feeling particolare.
La recitazione come terapia ritorna spesso nelle parole di Matteo.
Fare teatro, salire su quel palco è come spogliarsi di tutte le proprie paure. Lo consiglio a tutti, soprattutto a chi è timido oppure insicuro. A me ha cambiato la vita.
Emozioni, sensazioni, ansia e gioia.
Matteo riesce a descrivere in poche parole, e sempre con la battuta pronta, ogni aspetto che lo caratterizza.
La mattina stessa dello spettacolo mi si cominciano ad alzare i livelli di adrenalina. L’emozione scorre nelle vene. E poi una volta sul palco mi trasformo. Scordo e accantono tutti i problemi. Mi piace scrivere su l’attualità e la vita quotidiana. Piccole cose che però possono lasciare qualcosa. Uno spunto. Una riflessione. Una suggestione particolare.
Quando faccio gli spettacoli cerco sempre di guardare il pubblico, le loro espressioni e il loro coinvolgimento. I primi tempi, quando mi accorgevo che qualcuno non rideva ci restavo male. Tuttavia da quelle stesse persone mi sono arrivati i complimenti più belli. E allora ho compreso. Alcuni non ridono, ma riflettono.
E comunque vedere la gente ridere, riuscire a strappare un sorriso, specialmente in questo periodo, è una cosa meravigliosa. Perché ormai non ride più nessuno.
Sorridere. E donare un pezzetto di se stesso, per far star bene gli altri.
E’ la filosofia che permea tutto il vivere di Matteo. Sul palco e fuori dal palco.
Ho un’energia innata. E la trasporto anche nel mio lavoro “serio” come assistente della Luisa Mancinelli Management. Cerco di trasmettere la mia forza e la mia positività anche a tutti gli attori che abbiamo in scuderia. Quando qualcuno di loro riceve un riconoscimento, o viene chiamato per una parte importante, io provo la stessa gioia di quando faccio un mio spettacolo. Conosco il lavoro che è stato svolto in agenzia per arrivare a quel risultato e comprendo al tempo stesso la soddisfazione dell’attore. E’ un piacere immenso, indescrivibile. Mi piace fare l’agente. Mi ci vedo anche nel futuro.
Però da grande quello che mi piacerebbe davvero è fare del bene agli altri. In qualsiasi modo sia. Mi piace regalare la mia energia a qualcuno che so ne farà un buon uso. E’ un’intensità, una vibrazione che ritorna a me. E che si moltiplica.
Siam quelli là, quelli tra palco e realtà
Ligabue
Matteo Cruciani porta avanti la sua dimensione da agente nello stesso modo in cui vive il suo essere un attore comico. Con il medesimo sorriso.
Ridere è importante. I secoli ce lo hanno dimostrato in ogni senso.
Ridere è una lezione e un gioco.
Ci è d’aiuto a mitigare un dolore, a togliere imbarazzo oppure a stemperare una situazione particolarmente gelida.
Una battuta inaspettata sdrammatizza un momento pesante.
Devo averlo pensato anche il diplomatico italiano Boris Biancheri quando durante un meeting tra egiziani e israeliani, dopo la Guerra del Kippur, spiazzò tutti esclamando, rivolgendosi ai presenti: “Siete tutti belli!”.