Bitcoin e le donne: un’opportunità da cogliere?
Ormai Bitcoin è sulla bocca di tutti, non c’è canale di comunicazione che non ne abbia parlato almeno una volta. Ma si fa ancora tanta confusione quando si affronta questo tema. Alcune persone si accorgono adesso della sua esistenza, eppure è in giro da più di dieci anni.
Ma non esiste solo Bitcoin: ci sono migliaia di criptovalute presenti nei mercati digitali. Dal Coronacoin – la criptovaluta-truffa che specula sulla pandemia – a PAX Gold, la criptovaluta ancorata al valore dell’oro. Il mercato delle criptovalute sembra essere al momento un far west, con tante miniere d’oro quanti rischi e ciarlatani nascosti dietro l’angolo.
Bitcoin si configura in tutto e per tutto come una rivoluzione digitale nella quale le donne, come vedremo più avanti, costituiscono al momento una minoranza. Ma col tempo le cose potrebbero cambiare.
A cosa servono davvero Bitcoin e le criptovalute? Sono solo frutto della speculazione delle grandi balene della finanza, o rappresentano anche qualcosa di positivo?
Bitcoin come bene di lusso
Il Bitcoin (BTC) è nato nel 2009 per opera di Satoshi Nakamoto, un geniale inventore giapponese che ha preferito restare nell’ombra. Bitcoin è una criptovaluta (o moneta digitale) che può essere usata per comprare beni e servizi, presente sul mercato in quantità molto limitata. Ne esistono infatti solo 21 milioni: ciò ne fa di fatto un bene scarso, esattamente come l’oro.
La prima transazione ufficiale è avvenuta nel 2010, quando sono state ordinate due pizze a domicilio pagate con 10.000 Bitcoin, un valore irrisorio per l’epoca. Oggi invece quel pasto varrebbe la bellezza di circa 400 milioni di euro. Infatti, il valore medio attuale per singolo Bitcoin si aggira tra i 35 e 40 mila euro, a seconda delle oscillazioni del mercato.
Negli ultimi tempi si è parlato sempre di più di questa criptovaluta, grazie alla sua crescita esponenziale e ai frequenti ribassi che hanno spaventato il mondo degli investitori.
Bitcoin è una moneta anonima?
Per chiarire questo concetto, dovremmo prima di tutto spiegare cos’è la Blockchain, che viene utilizzata sempre di più dalle aziende: come ad esempio Carrefour, il consorzio creato da Prada, Lvmh e Richemont, e molte altre.
Semplificando, la Blockchain consiste in un registro condiviso e immutabile contenente dati e informazioni all’interno di blocchi concatenati tra loro. Essendo un sistema decentralizzato, non è presente un’entità centrale che controlli e convalidi le transazioni: ciascuno fa la sua parte.
Anche se è difficile stabilire l’identità di chi effettua le singole transazioni, la Blockchain di Bitcoin paradossalmente si basa sulla trasparenza, visto che i dati delle operazioni sono pubblici e verificabili in qualsiasi momento.
Ed è attraverso il cosiddetto Mining (dall’inglese “to mine” ossia estrarre) che i Bitcoin vengono generati dalla rete e aggiunti alla blockchain.
Il mining e la sostenibilità
Il mining avviene tramite dei computer estremamente potenti che risolvono calcoli matematici complessi, permettendo il rilascio di nuove criptovalute. Questo procedimento nella finanza digitale viene definito proof-of-work, che spinge i miners ad avere hardware sempre più potenti per riuscire a minare maggiori quantità di bitcoin.
Puoi ben immaginare però l’energia consumata, il che di certo non va a favore della sostenibilità. Nell’ultimo periodo, l’imprenditore statunitense Elon Musk ha messo in crisi il mercato delle criptovalute spostando l’attenzione del mondo su questo tema. Ha messo in luce quanto buona parte dei Bitcoin vengano minati in modo sbagliato, senza usare fonti rinnovabili.
Secondo Statista, un portale web che si occupa di indagini di mercato, “il solo network di Bitcoin consuma in un anno lo stesso consumo di energia di una nazione come il Cile.”
Dopo la stretta del governo cinese sull’attività dei miners all’inizio dell’estate 2021, questi ultimi si sono visti obbligati a trasferirsi per svolgere la propria attività in paesi più “crypto friendly”, come ad esempio alcuni stati del Nord America.
Ci sono alcune Blockchain alternative a quella di Bitcoin, che si stanno tuttavia orientando verso un procedimento diverso per validare le transazioni e creare nuove criptovalute. Il tutto nasce dall’esigenza di non sprecare enormi quantità di energia elettrica.
Questo sistema innovativo è chiamato proof-of-stake. Per farla breve, invece di ricompensare il lavoro svolto dai computer, viene premiato il possesso di criptovalute garantendo a chi le detiene una percentuale di ricompensa. Una sorta di interesse quindi, un po’ come funziona in banca con il conto deposito.
Rischi delle criptovalute
Al momento, quando si parla di Bitcoin e di criptovalute si aprono diversi scenari: ad esempio c’è chi non conosce molto il settore e ne rimane incuriosito, oppure chi ne sa già qualcosa ma è tendenzialmente diffidente. Questo a causa di una certa informazione portata avanti da alcuni media, che nel tempo hanno screditato Bitcoin mettendone in luce principalmente i lati negativi. Pensiamo all’utilizzo che alcuni criminali e alcune associazioni terroristiche hanno fatto di Bitcoin, sfruttandone i vantaggi e la velocità.
Famosi sono stati anche i fatti di cronaca riguardanti e-Commerce che vendevano droghe o armi nel dark web, accettando il pagamento in Bitcoin. A ciò si aggiungono i crolli e gli aumenti repentini del valore della criptovaluta, che mandano in confusione gli investitori con poca o nessuna esperienza.
Le criptovalute alimentano di fatto un sistema che potrebbe compromettere la sovranità degli stati e delle banche centrali che emettono moneta. Nel tempo dunque potrebbero derivarne alcune situazioni economiche di difficile gestione.
…e le opportunità quali sono?
Abbiamo visto come le criptovalute contribuiscano a creare un’alternativa al tradizionale sistema bancario, seppur con luci e ombre. È il caso della DeFi, la Finanza Decentralizzata: una forma sperimentale di sistema finanziario che non si basa su intermediari come banche o broker e utilizza invece smart contract che funzionano sulla blockchain.
In questo settore, sicuramente molto vasto e difficile da trattare nella sua interezza in questo articolo, stanno nascendo moltissimi progetti interessanti.
Ricordiamo Ethereum (ETH), la seconda criptovaluta più conosciuta, o Elrond (eGLD), che stipula nuove partnership quasi quotidianamente. La tecnologia di quest’ultima, infatti, permette al sistema di compiere fino a 260.000 transazioni al secondo, a differenza di Visa, che si attesta invece sulle 1700.
Per non parlare delle stablecoin, le criptovalute il cui valore è vincolato a quello di valute o beni fisici. Prendiamo il caso di Tether (USDT): il suo prezzo è ancorato a quello del dollaro americano. Tenerne un certo quantitativo in staking garantisce dei ritorni mediamente più elevati rispetto a quelli offerti dalle banche (tendenzialmente più affidabili), che possono arrivare anche al 10% annuo.
Questi ritorni sono dovuti probabilmente anche all’assenza di regolamentazioni, che riescano a disciplinare questo settore in continua evoluzione.
Disclaimer: questo non è un consiglio finanziario. Questo articolo vuole solo essere divulgativo e dare una visione d’insieme dell’argomento, senza spingere nessuno a investire, perché può rivelarsi molto rischioso.
La finanza digitale a favore delle donne
Si sente parlare di Bitcoin e di criptovalute principalmente da uomini: gli youtuber specializzati nel settore sono quasi tutti maschi.
Tra i personaggi più seguiti possiamo nominare sicuramente Tiziano Tridico – che ha ideato una rubrica settimanale su YouTube chiamata Cryptomonday – Luca Boiardi e Mauro Caimi.
E le donne invece?
Pensiamo a Saveria Spezzano, fondatrice di Women Of Crypto, che ogni settimana spiega nel dettaglio i concetti base della finanza digitale e i progetti più interessanti al suo interno.
Oppure a Caterina Ferrara, fondatrice della community al femminile Blockchain Ladies, la quale ritiene che la finanza digitale sarà una fonte di opportunità per tutte le donne.
Negli Stati Uniti invece è presente un progetto interamente dedicato alle donne chiamato SheFi, ossia un corso che insegna loro a utilizzare la DeFi. L’obiettivo è infatti quello di coinvolgere la popolazione femminile, ancora poco partecipe al mondo della blockchain e della finanza digitale.
Non dimentichiamo poi il progetto della fondazione non-profit Praekelt. Quest’ultima, infatti, ha integrato nella sua app di messaggistica Vumi la criptovaluta Stellar Lumens (XLM), per aiutare le giovani donne dell’Africa sub-sahariana a mettere denaro da parte.
Insomma, seppur con rischi e opportunità, Bitcoin e le criptovalute rappresentano una rivoluzione tecnologica che nei prossimi anni potrebbe cambiare il mondo. Ed è un cambiamento che è già cominciato, basti pensare a El Salvador, che il 7 settembre 2021 ha adottato Bitcoin come valuta legale, insieme al dollaro americano.
Che dire, sta a noi donne cominciare a interessarci a questo settore – con i dovuti approfondimenti e la doverosa cautela – e dare il nostro contributo!
#SemplicementeCuriosa
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