Giovane e scomoda
L’altro giorno ho indossato una camicia asimmetrica, più corta sul davanti e più lunga dietro. Corta abbastanza da scoprirmi la pancia se tentavo di legarmi i capelli. Ho provato un po’ di disagio e sono stata investita dai ricordi. Ho pensato a tutti quegli indumenti, quegli accessori che ho comprato e indossato solo perché andavano di moda o perché li avevano quelle fighe della mia classe. Sono stata giovane e scomoda anche io.
Un tempo, facciamo alle scuole medie, io andavo in giro così, con micro maglie che scoprivano l’ombelico anche senza fare movimenti scomposti. Estate e inverno pantaloni a vita bassa e crop top. Una moda bizzarra e poco confortevole. Questa era l’opinione di mia nonna che quando mi vedeva conciata così provava a tirare giù la maglietta o a tirar su i pantaloni profetizzando un mal di schiena da adulta.
Al momento nessuna conseguenza dall’esporre la pancia in quel modo. Solo, riguardando vecchie foto, un senso di inadeguatezza che manco quando ho fatto trekking in infradito.
Poi, rovistando nell’armadio della mia mente, ho trovato le Cult. Cult. Bolt. Marroni.
Le scarpe più brutte che io abbia mai desiderato e avuto. In pratica delle Dr. Martens incazzate col mondo, quelle che la vita le ha indurite e hanno il cuore di pietra e la punta in metallo. Sì, quelli sono stati passi a muso duro, ottimo scudo per chi aveva l’unghia dell’alluce incarnita. Così attrezzati si poteva spavaldamente affrontare l’ora di punta in metro.
Un anfibio in pelle che ho desiderato solo perché, come spesso succede nell’adolescenza, lo avevano gli altri, e pur di sentirti parte di un gruppo vai in giro con le mutande in testa se va di moda.
C’è stato poi quel periodo in cui per la scuola ho ben pensato di sostituire il classico zaino con un tascapane.
Io non lo so quale sia l’impiego giusto di questa borsa ma posso affermare, per esperienza, che non è trasportare i libri del Liceo da casa a scuola.
Le dimensioni ingannano, ha la capienza di una pochette.
Non ricordo quanto sia durata ma credo di non aver finito l’anno scolastico con quella borsa. 13 kg di libri su una spalla e il GI nell’altro braccio per bilanciare.
Ah sì, e gli anfibi col metallo ai piedi per restare in equilibrio.
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