Dormire, questione di qualità
Quella del dormire e del dormire bene è una faccenda seria. Soprattutto per chi col sonno ha un rapporto turbolento.
“Esiste nel mondo una specie di setta della quale fanno parte uomini e donne di tutte le estrazioni sociali, di tutte le età, razze e religioni: è la setta degli insonni, io ne faccio parte da dieci anni. Gli uomini non aderenti alla setta a volte dicono a quelli che ne fanno parte: ‘se non riesci a dormire puoi sempre leggere, guardare la tv, studiare o fare qualsiasi altra cosa’. Questo genere di frasi irrita profondamente i componenti della setta degli insonni. Il motivo è molto semplice; chi soffre d’insonnia ha un’unica ossessione: addormentarsi”.
È Titta di Girolamo, protagonista de “Le conseguenze dell’amore” (film straordinario, ma questo è un altro discorso) a raccontare in modo ineccepibile cosa voglia dire soffrire di insonnia.
Ecco, io non lo so. E mi sono resa conto nel tempo di aver costruito un rapporto equilibrato con il sonno. Non mi sento di parlare nel pieno rispetto del ritmo circadiano, in quanto questo presupporrebbe un ordine che nelle mie giornate di norma non c’è.
Diciamo che il mio sonno è regolato da un’altra logica. Poggio la testa sul cuscino e daje di melatonina. Una produzione che si interrompe quando suona la sveglia alle 4.30 se lavoro, alle 12 se non la punto.
Non voglio dire che non capitino anche a me quei dieci minuti in cui mi rigiro nel letto. E lì di solito penso che il giorno dopo voglio fare la rivoluzione. Perché la notte, prima di prendere sonno, ci vengono questo coraggio e questa intraprendenza che da svegli e in piedi ci mancano.
Invece lì, sotto le lenzuola, spacchiamo il mondo. Quanti progetti, quante promesse, quanti deliri di onnipotenza con la testa sul cuscino.
Poi prendiamo sonno e il giorno dopo ce ne siamo dimenticati. Ma ci ricordiamo perfettamente i numeri che ci ha dato la bisnonna in piena fase Rem.
Considerata la velocità con cui il sonno mi coglie, non ho il tempo di essere ambiziosa prima di addormentarmi. E al risveglio la mia massima aspirazione è cercare di non versare il caffè sul piano cottura.
Però so che questo feeling con Morfeo non è per tutti. E allora per tenere sotto controllo il sonno e migliorarne la qualità vengono in soccorso delle App.
Quella che, una volta completato il ciclo di sonno e usciti dalla fase Rem, è in grado di svegliarci dolcemente. Quando? Al termine di un ciclo di sonno completo, quando saremo realmente riposati, a prescindere dal numero di ore di sonno per notte.
Quella che, attivata prima di dormire, la mattina seguente ci darà un report sull’andamento del nostro sonno tenendo conto delle informazioni rilevate e del ciclo lunare.
Ce ne sono molte altre, eh. Tutte con la presunzione di sapere se il mio sonno è di qualità e se ho dormito a sufficienza.
Io non lo so se il mio sonno è il top di gamma, se dormo davvero bene. Ma di una cosa sono sicura: mi sveglio sempre male, incazzata come se mi avessero fatto un torto irreparabile durante la notte. Incazzata come se a svegliarmi fosse un’App.
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