Alla ricerca del tempo perduto

Alla ricerca del tempo perduto

Il profumo di biscotti appena sfornati. Il gallo che strilla. Il vento che fa rumore sulla montagna. La casa silenziosa, come se non ci fosse nessuno. Le notti in piazza con gli amici. L’orario di rientro serale e lo sgattaiolare furtivo dalla porta sul retro. Le scalate in bicicletta, il gelato ristoratore e l’adolescenza imperante. Le cadute rovinose dalla scale di marmo. Il vin brulé del nonno, la lasagna nel forno della nonna, i pranzi infiniti. Fotografie sbiadite. Una casa di mattoni rossi. Un cartello “vendesi”. E la ricerca del tempo perduto.

L’orto, le galline e l’estate che passa lenta e veloce allo stesso tempo.

Le giornate di festa, allegre e spensierate.

Zii, cugini, nipoti, genitori, fratelli, sorelle e nonni.

Quanti siamo, riuniti in un’unica sala?

la-ricerca-del-tempo-perduto
la-ricerca-del-tempo-perduto
la ricerca del tempo perduto

Mi portai alle labbra un cucchiaino del tè nel quale avevo lasciato che s’ammorbidisse un pezzetto di madeleine. Ma nello stesso istante in cui il liquido al quale erano mischiate le briciole del dolce raggiunse il mio palato, io trasalii, attratto da qualcosa di straordinario che accadeva dentro di me. Una deliziosa voluttà mi aveva invaso, isolata, staccata da qualsiasi nozione della sua casa. […]Da dove era potuta giungermi una gioia così potente? Sentivo che era legata al sapore del tè e del dolce, ma lo superava infinitamente, non doveva condividerne la natura. Da dove veniva? […] Tutt’a un tratto il ricordo è apparso davanti a me. Il sapore, era quello del pezzetto di madeleine che la domenica mattina a Combray (perché nei giorni di festa non uscivo di casa prima dell’ora della messa), quando andavo a dirle buongiorno nella sua camera da letto, zia Leonie mi offriva dopo averlo intinto nel suo infuso di tè o di tiglio.

Marcel Proust

Riunioni familiari infinite. Per tempo e numero. Non si va al ristorante, si sta a casa.

La casa dei nonni, immersa nelle montagne. Sospesa nel tempo.

Le verdure da pulire e il pane da tagliare. La tavola lunghissima, apparecchiata nella stanza più grande.

E poi i posti a sedere casuali, ma neanche troppo.

La croccante, il dolce tipico, in bella vista.

Le sedie che non bastano.

I regali da scartare e i pianti dei più piccoli.

– Quanti siamo?

Il conteggio che inizia ma che si interrompe. C’è sempre qualcuno da aggiungere alla lista. E così si ricomincia da capo. Uno, due, tre…quindici…

In una domenica qualunque, in controluce.

Nuove distanze ci riavvicineranno. Dall’alto di un cielo, diamante

Diamante – Zucchero

Una casa. Non fatta di cemento.

Le mura portanti rappresentate dai nonni, con la loro fatica e duro lavoro. I loro grandi sorrisi e la finta severità.

Le stanze delineate dai loro figli, discendenza di una memoria quasi dimenticata.

L’arredamento, ovviamente, simboleggiato da noi nipoti, esseri adorati.

E il tetto, costituito dal bene che ci avvolgeva.

La casa dei nonni. Un santuario di vita.

Adesso è chiusa. C’è un cartello vendesi che la identifica. Costa troppo, dicono.

la-ricerca-del-tempo-perduto
la ricerca del tempo perduto
la-ricerca-del-tempo-perduto

Nella sua cucina non si “ammassa” più la pasta. Non c’è più l’uovo sbattuto col caffè per colazione. Mancano le schermaglie amorose dei nonni e siamo privi delle loro risate.

Fuori di quella casa non si organizzano più le cene di mezzanotte. Penne all’arrabbiata o spaghetti aglio, olio e peperoncino. Sui suoi gradini non si parla con le amiche. E non si aspetta l’alba con cappuccino e merendine.

A quella casa non si torna più pieni di graffi, dopo aver combattuto con i rovi, nell’intento di raccogliere le more. Non si fa rientro con il bottino serale di marrocche, le pannocchie di mais.

Mancano le chiacchiere. La legna da rientrare per la stufa, le galline da rinchiudere, il prezzemolo da cogliere.

Costa troppo quella casa?

Non avete idea del valore inestimabile di quei mattoni rossi, delle finestre enormi delle camere, del profumo di storia, di generazioni che hanno calpestato il pavimento di granito.

la ricerca del tempo perduto
la ricerca del tempo perduto

Quando oggi mi affaccio e la osservo, mi trattengo.

Vorrei attraversare la strada, suonare il campanello. Ho l’impressione che potrei sentire la voce di mia nonna o vedere il meraviglioso sorriso di mio nonno che apre il portone.

Evito la delusione. Resto dal mio lato del marciapiede. Mi fermo all’interno del mio cancello.

Guardo l’albero nel giardino, con le sue radici profonde, che si innalza verso il sole.

Fondamenta solide per crescere.

E osservo le fotografie. Di nonni e nipoti, fermati e cristallizzati.

E mi accorgo di andare alla ricerca del tempo perduto. 

la ricerca del tempo perduto

Forse la porta di quella casa si è chiusa per sempre.

Però la memoria che ha abitato li, quella non la danneggerà il tempo.

Basterà un profumo. Quello della lasagna o di un piatto di gnocchi.

Sarà sufficiente un sapore. Del miele e delle mandorle.

Basterà un bicchiere di vino caldo in una fredda serata di fine agosto.

Profumi, odori, modi di dire, dialetti. Particolari. Che ricostruiscono puzzle di vite, cresciute tra quelle mura.

Riecheggeranno così attimi. In un continuum di emozioni e valori.

Perché non esiste futuro senza passato. E dunque senza quella casa non sarebbe esistita la famiglia.

La mia famiglia.

#IrriducibilmenteLibera

SEGUI DISTANTI MA UNITE! Sulle nostre pagine social  Facebook, TwitterInstagram e Telegram. Ti aspettiamo con un ricco calendario.

Sabrina Villa

Per Vasco “Cambiare il mondo è quasi impossibile -Si può cambiare solo se stessi - Sembra poco ma se ci riuscissi - Faresti la rivoluzione” . Ecco, in questo lungo periodo di quarantena, molti di noi hanno dovuto imparare nuovi modi, di stare in casa, di comunicare, di esternare i propri sentimenti. Cambiare noi stessi per modificare quello che ci circonda. Tutto si è fermato, in attesa del pronti via, per riallacciare i fili, lì dove si erano interrotti. I pensieri hanno corso liberamente a sogni e desideri, riflessioni e immagini e, con la mente libera, hanno elaborato anche nuovi modi di esternazione e rappresentazione dell’attualità. Questa è la mia rubrica e io sono Sabrina Villa. Nata a Roma e innamorata della mia città. Sono un'eclettica per definizione: architettura, pittura, teatro, cucina, sport, calcio, libri. Mi appassiona tutto. E' stato così anche nel giornalismo, non c'è ambito che non abbia toccato. Ogni settore ha la sua attrattiva. Mi sono cimentata in tv, radio, carta stampata. Oggi, come al solito, mi occupo di tante cose insieme: eventi, comunicazione, organizzazione. La mente è sempre in un irriducibile movimento.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *