Quanto ci piace gufare? A volontà!
Quanto ci piace gufare? A volontà! Soprattutto se si tratta di competizioni sportive…
Molti di noi si saranno ritrovati a farlo mentre tifavano per la nazionale italiana impegnata negli Europei di Calcio, o seguendo le gesta dei nostri atleti alle Olimpiadi di Tokyo.
Come sarà nato il termine “gufare” associato a questo misterioso animale notturno? E perché è riferito all’azione di augurare cose funeste al prossimo?
Come detto all’inizio, il termine “gufare” si usa soprattutto in ambito calcistico. Oggi l’uso si è allargato anche ad altri casi. In origine si faceva riferimento al verso del Gufo, e solo dopo è stato associato all’augurio di eventi sfavorevoli.
E’ la sua natura di animale notturno ed il suo verso poco piacevole che hanno fatto si che le credenze popolari lo associassero alle tenebre. Il rapace dal volo impercettibile e quindi portatore di sventure. Un pò la sessa sorte dei corvi…
Ai tempi dell’antica Grecia era considerato un uccello sacro, protettrice della città di Atene. Come testimonia anche la cinematografia con le avventure di Perseo, accompagnato da una civetta che lo avvertiva nei momenti di pericolo.
Nel Medioevo invece, quel periodo storico così “allegro”, il gufo viene riabilitato a simbolo di sapienza e saggezza.
Se il termine gufare è abbastanza “moderno” le motivazioni del suo utilizzo sono piuttosto arcaiche!
Per dimostrare che la situazione è ulteriormente cambiata, pare esserci anche una giornata mondiale dedicata al gufo (e agli altri rapaci notturni) che viene celebrata ogni anno. Il 4 agosto è la data scelta dal Gruppo italiano civette – Associazione per la tutela e la salvaguardia dei rapaci notturni in Italia.
Oggi, per fortuna, di negativo è rimasto solo il modo di dire, perché il gufo ci fa anche tanta simpatia!