Gli Instabili Vaganti e Beyond Borders
Superare i confini geografici imposti dagli effetti della pandemia adeguando il proprio modello produttivo. Questa è la scelta compiuta dagli Instabili Vaganti con il progetto multidisciplinare Beyond Borders, un processo creativo che ha coinvolto, nell’ultimo anno e mezzo, artisti da ogni parte del mondo.
La Compagnia nasce nel 2004 per volontà della regista, performer e artista visiva Anna Dora Dorno e del performer, drammaturgo e film maker Nicola Pianzola. Si contraddistingue sin da subito per l’impegno civile e la ricerca artistica, l’innovazione nel teatro fisico, la sperimentazione nelle arti visive, performative e multimediali. Instabili Vaganti ha presentato le sue produzioni e progetti in oltre venti paesi tra Americhe, Asia, Medio Oriente ed Europa.
“con Beyond Borders gli Instabili Vaganti superano i confini”
L’idea di Beyond Borders trae ispirazione dalla volontà di superare i confini geografici momentaneamente chiusi a causa dell’emergenza sanitaria. Il pubblico è condotto verso nuove esperienze dell’arte performativa: il teatro si fonde con l’audiovisivo per trovare nel web il proprio canale di diffusione ideale.
Con le musiche originali firmate da Riccardo Nanni, le serie hanno avuto ampio spazio e riscontro sul web a partire da ottobre dello scorso anno. Hanno saputo indagare con attenzione tematiche attuali ma da punti di vista e spunti culturali differenti. Oggi alcune delle serie di Beyond Borders fanno parte dei contenuti gratuiti visibili sulla piattaforma digitale ITsART del Ministero della Cultura.
Tra queste anche “8 e ½ Theatre Clips”, un progetto realizzato in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia a Teheran che indaga in otto episodi altrettanti aspetti della nostra vita, che sono mutati a causa degli effetti della pandemia globale. La serie vanta una collaborazione artistica a distanza con il mimo iraniano Danial Kheirkhah, a sua volta diretto dal regista iraniano Ali Shams.
Un’altra web serie che “supera i confini” è “Video Dante”, presentata in due differenti capitoli: “VideoDante # India” che ha coinvolto in un lavoro a distanza la danzatrice indiana Anuradhae Venkataraman e “VideoDante # Indoensia” che coinvolge gli artisti Made Suteja, performer di danza tradizionale balinese, Kadek Budi Setiawan, performer e costruttore di teatro delle ombre e infine Elly Eviana, danzatrice.
L’Istituto Italiano di Cultura di New Delhi e il Consolato Generale d’Italia a Calcutta hanno supportato la realizzazione di VideoDante #India in collaborazione con Culture Monks. L’Istituto Italiano di Cultura di Jakarta ha promosso VideoDante #Indonesia insieme alla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e la serie vanta anche il patrocinio del Comune di Ravenna e Viva Dante.
“Le web serie nascono da una collaborazione artistica a distanza”
Entrambi i progetti in sette episodi celebrano il VII centenario della morte di Dante. Traggono ispirazione dalla Divina Commedia e, in particolare, dalle influenze della filosofia e teologia orientale nell’opera dantesca.
L’ultimo progetto della Compagnia è “SIE7E”, un lavoro generato dall’incontro tra Instabili Vaganti e il collettivo spagnolo Cross Border in collaborazione con il Teatro de La Abadía di Madrid. L’Istituto Italiano di Cultura di Madrid promuove il progetto che esplora le sette arti in altrettanti episodi. Sono coinvolti artisti di diverse discipline: musica, fotografia, scultura, arti visive.
Tra le location scelte: il Padiglione de L’Esprit Nouveau, la Collezione Tagliavini del Museo di San Colombano, la Gipsoteca del Museo Civico Archeologico di Bologna. SIE7E esalta la costante ricerca di bellezza e la capacità di generare un universo poetico a partire dal teatro fisico. Si regge su una drammaturgia originale, proprio della poetica della Compagnia, capace di trascendere ogni tipo di confine tra le differenti discipline artistiche.
Abbiamo incontrato la regista Anna Dora Dorno per approfondire gli aspetti di Beyond Boders.
Il progetto Beyond Borders nasce nel 2020 quando la pandemia chiude i luoghi di spettacolo e gli eventi dal vivo. Voi però proseguite, questa volta a distanza, a collaborare con artisti da ogni parte del mondo per sviluppare nuovi progetti. Come nascono queste collaborazioni e cosa rappresenta l’interculturalità nelle vostre opere?
Le collaborazioni all’interno del progetto Beyond Borders sono nate in modo molto spontaneo. Durante il lockdown, in un primo momento, ci siamo sentiti molto isolati. Inoltre venivamo da un’esperienza molto forte di estrema condivisione sociale, dato che eravamo stati in Cile nei giorni della rivolta sociale a dicembre 2019.
Abbiamo contattato tutti gli artisti che in passato avevano preso parte ai nostri progetti internazionali (allievi, collaboratori…) e abbiamo cominciato a discutere sul senso del teatro. Abbiamo poi riflettuto su una serie di tematiche globali che stavano condizionando l’andamento politico di molto Paesi.
In queste discussioni, che sono poi diventate degli incontri più strutturati, abbiamo coinvolto il ricercatore, filosofo e critico teatrale Enrico Piergiacomi. Lui ci ha aiutato a trovare anche una metodologia di pensiero che potesse a sua volta accompagnare la nascita di un metodo di lavoro artistico.
“Le collaborazioni sono nate in maniera spontanea, coinvolgendo gli artisti che avevano già collaborato con noi in passato”
Abbiamo deciso di cominciare a creare delle azioni performative in video e di guidare anche gli altri artisti coinvolti in questo processo di lavoro. Gli abbiamo chiesto di filmarsi nelle differenti tappe di creazione, in modo tale da poter essere diretti nella definizione di un processo creativo comune. Sono nate così le web video performance, direzionando il lavoro artistico degli attori e danzatori per poi montare e post- produrre i video realizzati.
Così materiale video diverso è confluito in un’unica visione registica, conservandone chiaramente le caratteristiche interculturali: le differenti lingue ma anche le tradizioni performative di appartenenza. Un processo di lavoro già adottato dal vivo è stato trasposto sul digitale, facendoci scoprire le numerose potenzialità di questi strumenti ormai universali e potenzialmente a diffusione “globale”.
Qual è stato il momento in cui avete deciso di cambiare strategia e avvicinare il vostro percorso creativo al linguaggio audiovisivo?
Non c’è stato un momento preciso ma piuttosto una ricerca continua che pian piano ci ha indirizzato lungo un cammino, un percorso da intraprendere. Avevamo già delle competenze: creiamo i trailer dei nostri spettacoli e contenuti video quali elementi di una drammaturgia composita, fatta anche di materiale digitale. Il percorso è stato quindi progressivo e determinato dalle circostanze esterne che ci hanno spinto a continuare a creare seguendo una delle direzioni possibili nel periodo della pandemia.
Beyond Borders e il linguaggio audiovisivo
Quello che colpisce delle vostre opere è la cura in ogni aspetto della realizzazione, ma soprattutto nella fotografia, nel montaggio e nella post produzione, tutti aspetti legati al cinema. Avete avuto difficoltà nel confrontarvi con il linguaggio audiovisivo?
Da regista ho sempre guardato con attenzione agli aspetti visivi di uno spettacolo: la definizione delle luci, i video come composizioni scenografiche o contenuti ad hoc per accompagnare la narrazione. La mia formazione si basa anche sulle arti visive e quindi non è stato difficile per me adeguare il nostro lavoro ad un mezzo che basa la sua efficacia sull’uso delle immagini.
Chiaramente però abbiamo imparato ad utilizzare attrezzature più adeguate e a sfruttare maggiormente le potenzialità di alcuni software che conoscevamo solo in parte. Ci siamo auto-formati e questo è stato per noi molto interessante perché ci ha aperto verso nuove modalità di lavoro.
Con 8 e ½ Theatre Clips condividete le paure e le fragilità generate da un evento incontrollabile come la pandemia. Creazione e condivisione artistica hanno per voi un potere taumaturgico?
La prima web serie che abbiamo realizzato è stata proprio questa. Possiamo dire che sia figlia della pandemia, dello sconcerto e di tutti i sentimenti che in ognuno di noi stavano nascendo per la prima volta. Con questa serie abbiamo superato un vero e proprio banco di prova per affrontare il trauma, per cercare di superarlo attraverso la sublimazione o esorcizzazione della paura, non solo la nostra ma quella di ognuno di noi.
Il pubblico ha certamente percepito questo processo, che è anche rimasto nell’opera finita. La caratteristica principale del video è proprio il fatto che è in grado di trattenere un momento specifico del nostro sentire, a differenza dell’opera teatrale che si modifica continuamente e come tale trattiene momenti emotivi in continua variazione.
La serie sulla Divina Commedia
VideoDante è una web serie che compie una ricerca sulla Divina Commedia, sulle suggestioni che provengono dai Canti, sulle contaminazioni della cultura orientale. Quello che colpisce è l’apparente facilità con cui i vostri colleghi stranieri hanno saputo tradurre i valori e gli elementi di un’opera caposaldo della letteratura italiana. Ci raccontate come è avvenuto il processo di collaborazione artistica e cosa ha reso possibile questa unione culturale?
Nella Divina Commedia ci sono diversi riferimenti alla cultura orientale che si esprimono sia nelle immagini del paradiso terrestre ma anche in alcune concezioni filosofico-teologiche.
I legami tra le differenti culture, in realtà, sono moltissimi così come tra le opere che sono alla base di queste antiche civiltà. Gli artisti indiani hanno associato alcuni passi della Divina Commedia ad alcuni episodi narrati nel Mahābhārata: per loro non è stato difficile calarsi nell’immaginario dantesco. Credo che la potenza dei classici della letteratura mondiale consista in questo.
Tutti possono leggerli e comprenderli, sta poi agli artisti riuscire a tradurre immagini e suggestioni in una forma artistica diversa, quella del teatro e della danza nel nostro caso. È affascinante vedere i versi della Divina Commedia interpretati attraverso le mudra, i movimenti codificati della danza classica indiana o, ancora, attraverso le ombre del teatro balinese.
Le sette Arti e i loro confini
SIE7E nasce con l’intento di approfondire le sette Arti e i loro confini, avete collaborato con la Spagna e il colletivo Cross Border. Avete girato in location d’eccellenza, come la Collezione Tagliavini o il Padiglione de l’Esprit Nouveau a Bologna. Come nasce l’idea di questo progetto e come avete scelto i luoghi dove girare?
L’Istituto Italiano di Cultura di Madrid ha dialogato con noi nel processo creativo di SIE7E. L’opera si colloca all’interno del progetto Beyond Borders e quindi ne segue la metodologia. Anche SIE7E nasce dalla collaborazione a distanza, concentrandosi però su una tematica importante per noi e il nostro progetto: l’interdisciplinarietà tra le arti.
Noi consideriamo fluidi i confini tra le arti. Questo concetto alla base del nostro lavoro si è accentuato ancora più in questo periodo. Viviamo un’epoca in cui il digitale è un elemento quasi imprescindibile nel processo di creazione. Abbiamo scelto dei luoghi caratterizzanti per le arti che volevamo indagare, aprendo virtualmente delle location abitualmente chiuse al pubblico a causa della pandemia. Abbiamo così offerto una reinterpretazione in chiave performativa e quindi diversa e originale di quei luoghi.
Anche in passato abbiamo spesso lavorato in luoghi molto diversi tra loro: fabbriche abbandonate, chiese patrimonio Unesco, spazi naturali, musei e gallerie. Ogni volta che entravamo in contatto con uno spazio nuovo per noi era un arricchimento importante. Il Comune di Bologna è stato un partner fondamentale: ci ha aiutato a individuare dei luoghi simbolici e rappresentativi del patrimonio culturale della città.
Il progetto sulla nuova piattaforma culturale
Cosa rappresenta per voi essere approdati con le vostre web serie e il progetto Beyond Borders sulla piattaforma ITsART del Ministero della Cultura?
Siamo contenti di aver avuto questo riscontro perché spesso un prodotto come quello che abbiamo creato noi, avendo caratteristiche innovative si inserisce difficilmente nei contesti classici: non trova spazio nelle piattaforme dedicate al cinema e l’audiovisivo e non ha sbocchi nei contesti teatrali, essendo quasi scomparsa la categoria del video teatro all’interno di festival e rassegne.
Nel caso di ItsArt invece le nostre serie si prestavano perfettamente al tipo di contenuti che la piattaforma può accogliere. Chiaramente si tratta di nuove rotte da sperimentare e quindi siamo curiosi di vedere che risposta ci sarà da parte del pubblico.
Chiediamo infine al perfomer Nicola Pianzola cosa riserverà il progetto Beyond Borders nel prossimo futuro. Ci puoi anticipare qualcosa?
Il progetto Beyond Borders nei prossimi mesi entrerà nella sua fase di ritorno al lavoro in presenza. Questo progetto ha vinto il bando Boarding Pass Plus promosso dal MiC. Oltre a noi hanno vinto soggetti come ATER Fondazione, Arboreto Teatro Dimora, La MaMa Umbria International e in partnership con alcuni soggetti esteri tra cui festival, teatri, centri di ricerca e università. Grazie a questo traguardo realizzeremo nuove tappe di lavoro e condivisione del processo creativo: da ottobre 2021 saremo in Cile, India, Senegal, Malesia, Isole Canarie e Stati Uniti. Potremo finalmente ritrovare dal vivo molti degli artisti che ci hanno accompagnato nel percorso on line e di creazione delle web serie.
“Il futuro di Beyond Borders sarà dal vivo”
L’obiettivo finale è quello di coinvolgere qui in Italia tutti gli artisti e i soggetti stranieri in una serie di residenze artistiche nell’estate del 2022, per iniziare a indirizzare i processi creativi condivisi verso un progetto di co produzione e dal cast internazionale di cui curerò la regia. L’attività sul web proseguirà attraverso i forum internazionali con ospiti da diversi Paesi e poi ovviamente i nuovi episodi delle nostre web serie.
Le web serie degli Instabili Vaganti sono visibili sulla piattaforma ITsART. Sul sito ufficiale della Compagnia è possibile trovare tutti gli aggiornamenti sulle loro attività e progetti.
Claudia Ripamonti