Emigratis
Emigratis? Non come I due comici pugliesi ma I veri emigrati quelli che lasciano la propria terra e I familiari per cercare lavoro e dignità lontano da casa. Quando penso al giorno in cui io e mio marito, allora fidanzato da soli 6 mesi, abbiamo deciso che mi sarei trasferita a Terlizzi da lui, mi vengono I brividi.
Esistono davvero dli “Emigratis?”
Quel giorno di agosto, lui mi aveva confidato che se avesse lasciato quel lavoro, che faceva da 15 anni, non lo avrebbe assunto più nessuno alla sua età. Io mi sono detta che con due lauree e 4 lingue nella testa, al massimo mi sarei messa a lavorare nel turismo! E invece dopo due mesi di ricerca disperata sono stata assunta in un callcenter. Servizio inbound, trenta ore a settimana, 1000 euro al mese. A questo punto mi sono quasi convinta che andava tutto bene, ma resto incinta. Iniziamo a cercare un appartamento da comprare e mi rendo conto che senza l’aiuto dei miei genitori non saremmo mai diventati proprietari. Nasce Lorenzo e lo porto un mese in Lussemburgo prima di riprendere il lavoro dopo il congedo di maternità. Torno a salutare i miei amici in Ambasciata e mi parlano di un concorso. Postulo, insicura du quello che stavo facendo. Daniele mi lascia fare, forse convinto che mai avrei vinto il concorso e invece a luglio arriva la chiamata, ad agosto 2017 inizio.
Quando emigri cosa succede?
Ora inizia la porte brutta. Le persone. Quelle che non capiscono che c’è una parte del mondo in cui tuo figlio finisce le scuole superiori parlando 4 lingue invece di una. Quelle che non capiscono che io, in quanto madre, devo dare a mio figlio il meglio e non farlo sopravvivere.
Sono anche io figlia di emigrati.
Spesso si pensa che emigrare significhi scappare ma non é cosi. Si soffre. Io ho sofferto da adolescente, quando ho lasciato la famiglia di mio padre e il mio primo amore. Ma mi si é aperto un mondo, diverso, più colorato, in cui mio padre e mia madre erano e sono più felici, rilassati e di conseguenza perfetti, amorevoli con me e con la mia famiglia.
La seconda volta ho sofferto perché mio marito nel primo periodo del trasferimento qui a Lussemburgo, sfogava su di me tutta la sua tristezza da distacco .
Sapete ora cosa succede? Ama la sua terra per la famiglia, il cibo, il mare ma ad altre cose non é già più abituato. La sporcizia, l’ignoranza di chi dovrebbe fornirti un servizio e invece é stato assunto perché “figlio di”.
“Non ti senti a casa da nessuna parte”
Un mio collega, italiano di origine ma lussemburghese di adozione, mi diceva che non si sente a casa da nessuna parte. Ed é proprio così, quando sei in Italia sei trattato da straniero e quando sei a Lussemburgo vedono il tuo cognome e ti trattano come un immigrato.
Io? Ora mi godo la mia tranquillità famigliare ed economica. Osservo e ascolto mio figlio parlare italiano, francese e lussemburghese con una semplicità impressionnante. Il piccolino ne balbetta già due dall’alto dei suoi 18 mesi . Per mio marito sapete qual’é la soluzione? Dargli delle pause italiane in cui si gode l’Italia e di riflesso ne approfitto anche io della mia bellissima Italia, ma solo per le vacanze. Triste da dire ma é davvero così.
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