Cultura musicale? No, grazie.
Io di musica non ne capisco un fico secco. Un po’ come di arte. Non ho la preparazione e il senso critico per stabilire che una cosa è oggettivamente bella, tecnicamente fatta bene. Mi piace? Mi dà delle belle sensazioni? A me basta questo. Idem nel giudizio del brutto. Le discettazioni in questi due campi non mi vedranno mai partecipe, neanche come uditrice. Perciò non parlatemi di cultura musicale.
Il La per queste dichiarazioni forti me lo ha sicuramente dato la morte di colui che tutti – e quando dico tutti intendo pure Matilda Ferragni (la bulldog francese di Chiara) – hanno salutato con post e foto commossi, la morte del “Maestro”, Franco Battiato. Gli stessi che hanno ballato pregni di Piña Colada “Voglio vederti danzare” remixata in discoteca e hanno sempre pensato fosse tutta opera di Prezioso, il “discepolo”.
Il La per questo pezzo me lo ha dato Battiato, che di note e di parole e di pensiero ne capiva. E anche se non c’è cenno di mestizia sui miei social, sento lo stesso che da martedì di bellezza e di sapienza in questo mondo ce ne sono un po’ meno.
Resto comunque una che di musica non ne capisce. Ho a lungo avuto le idee confuse. Non sono cresciuta a Plasmon e Guccini. Non c’è stato De Gregori nella mia adolescenza poco profonda e molto colorata. Mai stata una da introspezioni, da riflessioni etiche, politiche. Poche menate intellettualoidi, insomma. Non c’era tempo per guardarsi dentro e forse manco fuori visto che non ero proprio Miss Liceo.
Però se è vero che giudico severamente chi si professa estimatore di qualunque egregio artista passi a miglior vita, con la stessa severità, anzi, che dico, con maggiore spietatezza verso me stessa, confesso che uno dei primi concerti a cui sono andata è stato quello delle Lollipop. Vorrei dire a mia discolpa che avevo solo 13 anni. Ma lo so che non basta, perché voi invece a 13 anni conoscevate la Scuola genovese e vi dilettavate in esegesi di De Andrè e Bruno Lauzi.
Io invece cantavo a squarciagola “Down down down”. Per fortuna più in basso di così non sono andata. C’è stata poi una lenta e graduale risalita. Ho scoperto il colto cantautorato italiano in ritardo rispetto ai miei coetanei. Ma non è l’unica cosa in cui ero in ritardo, di certo la meno impellente da scoprire.
A un certo punto poi ho smesso di rincorrere gli altri, di mettermi al passo con chi ostentava una cultura musicale che non mi apparteneva, non mi rappresentava. Ho iniziato ad ascoltare i miei gusti, ad accettarli e ho scoperto che avevano una loro dignità.
Forse è per questo percorso non troppo pregevole che sono tollerante quando si tratta di musica. Potete ascoltare quelle che volete.
Vi piace Gigi D’Alessio? Va bene. In casa vostra potete fare quello che vi pare.
Nella mia home però no.
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