Creato dai poveri, rubato dai ricchi

Creato dai poveri, rubato dai ricchi

Squadre, palloni, portieri e giocatori. Campionati nazionali, coppe e super coppe. Dodici club e un comunicato arrivato allo scoccare della mezzanotte. Cenerentole, matrigne e sorellastre. Il calcio e il super calcio. La lega e la superlega. Merito sportivo inesistente. La voglia di guadagnare tanto ogni anno. Una casta che voleva smembrare passioni e sacrifici. Un meteorite pronto a spazzare via tutto. Un cambiamento di cui nessuno sentiva il bisogno. Uno striscione del 2017 contro il calcio moderno, Creato dai poveri e rubato dai ricchi, come simbolo.

C’era una volta tanto tempo fa.. potrebbe essere l’incipit perfetto, non di una favola ma di un incubo. Da cui fortunatamente ci si è svegliati presto. O forse no?

Riassunto delle puntate precedenti.

Dodici tra i più prestigiosi club calcistici europei decidono, tra loro, di abbandonare la Champions League per organizzare un nuovo torneo europeo, la Super League. Il testo del comunicato recitava: Dodici prestigiosi club europei hanno annunciato oggi congiuntamente un accordo per costituire una nuova competizione calcistica infrasettimanale, la Super League, governata dai club fondatori. Milan, Arsenal, Atletico Madrid, Chelsea, Barcellona, Inter, Juventus, Liverpool, Manchester City, Manchester United, Real Madrid e Tottenham hanno aderito in qualità di club fondatori. Insomma volevano dar vita a una nuova coppa per i ‘campioni dei campioni’.

Un torneo da disputare ogni anno sempre con le stesse squadre, escludendo a priori anche chi avrebbe potuto invece conquistarselo un posto tra i campioni, meritandolo sul campo. Estromettendo ciò che è alla base del calcio. Spazzando via dunque valori e meriti sportivi. Il motivo dello stravolgimento voluto solo dai ribelli? In cambio del loro impegno, i Club Fondatori avrebbero ricevuto un contributo una tantum da dividersi pari a 3,5 miliardi di euro a supporto dei loro piani d’investimento in infrastrutture e per bilanciare l’impatto della pandemia Covid-19. Per capire la portata economica la Uefa aveva poco prima riferito di aver guadagnato 3,25 miliardi di euro dalla vendita dei diritti di Champions League, Europa League e Supercoppa Uefa.

Già prima del comunicato ufficiale, quando circolavano solo voci, erano state durissime le reazioni del mondo del calcio con minacce di esclusione, delle squadre partecipanti, dai campionati nazionali e dei calciatori dalle nazionali. Uefa, Federcalcio inglese e Premier League, Federcalcio spagnola reale (RFEF) e LaLiga, Federcalcio italiana (FIGC) e la Lega Serie A avevano diffuso una nota congiunta. “Resteremo uniti nei nostri sforzi per fermare questo cinico progetto e prenderemo in considerazione tutte le misure a nostra disposizione, a tutti i livelli, sia giudiziario che sportivo, al fine di evitare che ciò accada”.

Dopo il comunicato in notturna, le prese di posizione furono energiche.

La Fifa espresse disapprovazione per una “lega separatista europea chiusa al di fuori delle strutture calcistiche internazionali”. Aggiungendo che “Qualsiasi competizione calcistica, nazionale, regionale o globale, dovrebbe sempre riflettere i principi fondamentali di solidarietà, inclusività, integrità ed equa ridistribuzione finanziaria” principi che la nuova iniziativa non rispettava.

Anche dal mondo della politica d’Europa arrivò un secco no. Il Premier Britannico Boris Johnson fu tra i primi a schierarsi e in un tweet si espresse con queste parole: “I club coinvolti devono rispondere ai loro tifosi e alla più ampia comunità del calcio prima di fare nuovi passi”.

A poche ore dalla costituzione della Super League, il 19 aprile Leeds e Liverpool pareggiano 1-1. La notizia però fu ciò che accadde nel riscaldamento pre-gara: i giocatori del Leeds indossarono una maglia con due frasi chiare e esemplificatrici degli umori che serpeggiavano, uno schiaffo forte. “Champions League? Guadagnatela” sul davanti, “Il calcio è per i tifosi” sul retro.

rubato dai ricchi
rubato dai ricchi
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Fatto sta che in 48 ore dall’annuncio l’idea della Super League si ripiegava su se stessa. Il muro di ‘no’ alzato dai governi, dai vertici del calcio europeo e mondiale, e dalle tifoserie è stato compatto. I club inglesi, messi sotto pressione da Downing Street e dai fans, si ritirarono con dai 12 con tanto di scuse.

La loro retromarcia innestava la resa. Agnelli e co. alzavano bandiera bianca sul momento.

Però le tre società promotrici, Juventus, Real Madrid e Barcellona, non hanno mai smesso di sostenerlo. Quella con la UEFA è una guerra per il controllo delle risorse, una disputa che si è spostata nelle aule giudiziarie. Una sentenza del Tribunale di Madrid, competente per territorio, avendo la Super Lega sede in Spagna, ha rafforzato la posizione dei dissidenti. Ha imposto a UEFA e FIFA di astenersi da ogni azione che ostacoli la Super Lega e di rinunciare a sanzioni disciplinari, squalifiche o pene pecuniarie, nei confronti dei club che ne facevano parte, dei dirigenti e delle persone coinvolte.

Intanto in Italia la FIGC ha varato la norma antisuperlega: “In conseguenza di quanto già inserito nelle Licenze Nazionali nella scorsa riunione ad aprile, il Consiglio ha approvato la modifica dell’art.16 delle NOIF in materia di decadenza e revoca dell’affiliazione, prevedendo che lo stesso Consiglio Federale, su proposta del Presidente federale, deliberi la decadenza delle società professionistiche dall’affiliazione alla FIGC se: a) partecipano a competizioni organizzate da associazioni private non riconosciute dalla FIFA, dalla UEFA e dalla FIGC; b) disputano gare e tornei amichevoli senza l’autorizzazione della FIGC”.

E’ ovvio che a noi comuni mortali è dato solo di poterne disquisire di queste alte logiche economiche. Purtroppo abbiamo dovuto abbandonare da tempo l’dea del romanticismo più assoluto nel calcio. E abbiamo dovuto elaborare il fatto che quello che abbiamo oggi è un prodotto commerciale.

Eppure una situazione di club ricchi e indebitati che si spartiscono una torta sempre più gonfiata non è piaciuta a nessuno. Allora non tutto è perduto.

Il fatto di tentare un golpe credendo che sarebbe stato accettato da tutti nel silenzio più totale, forse fa comprendere ancora di più il reale scollamento tra chi nel calcio vede solo il guadagno e chi invece ci investe in termini di passione.

La reazione al comunicato ufficiale della nascita della Super League ha dimostrato che ancora esiste quel barlume di coscienza che anima da sempre il mondo del calcio. Quella luce che si chiama valori e rispetto. Quell’idea del sogno. Che ha un tifoso di una squadra di serie C di giocare la partita perfetta e battere una squadra di vertice, che ha un qualsiasi club di raggiungere il proprio personale scudetto, che può essere anche quello della salvezza, della vittoria nella stracittadina, o della qualificazione ai tornei europei.

Tolto questo cosa resta al calcio?

Certo se poi si dice no alla Superlega e si tolgono le squadre della Serie C dalla prossima edizione della Coppa Italia, c’è da chiedersi che logica si stia seguendo. Il concetto di fondo dovrebbe essere sempre lo stesso: permettere a tutti di competere e dare spazio al merito. E invece..

Sarà che sono affezionata ad un altro tipo di calcio e che con questo faccio enorme fatica a relazionarmi. Sarà che mi entusiasma di più la vittoria di una “piccola” rispetto allo strapotere delle “grandi”. O semplicemente perché nel calcio mi vedo riflessa: dalla parte degli ultimi, irriducibilmente a fianco di chi lotta, senza partire col pronostico dei favori.

Sarà che la parte fondamentale del calcio restano quei tifosi senza i quali non esisterebbe l’intero movimento. Sarà tutto, ma mi auguro di non assistere ad altri capovolgimenti di ideali. Che il merito resti il merito, che i valori rimangano saldi e forti.

rubato dai ricchi
rubato dai ricchi

E sia chiaro non condanno a prescindere l’aspetto “business”. Comprendo le esigenze di natura economica di ogni soggetto impegnato, fisico e giuridico, così come prendo in considerazione pure il fatto che, molto probabilmente, tanti calciatori e successi che abbiamo festeggiato, non sarebbero mai esistiti.

Però il troppo, come dice il proverbio, storpia. E storpia parlare esclusivamente di logiche finanziarie.

Il giocattolo creato dai poveri e rubato dai ricchi a me non piace, e mi auguro continui a non piacere a molte altre persone, il più a lungo possibile.

#IrriducibilmenteLibera

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Sabrina Villa

Per Vasco “Cambiare il mondo è quasi impossibile -Si può cambiare solo se stessi - Sembra poco ma se ci riuscissi - Faresti la rivoluzione” . Ecco, in questo lungo periodo di quarantena, molti di noi hanno dovuto imparare nuovi modi, di stare in casa, di comunicare, di esternare i propri sentimenti. Cambiare noi stessi per modificare quello che ci circonda. Tutto si è fermato, in attesa del pronti via, per riallacciare i fili, lì dove si erano interrotti. I pensieri hanno corso liberamente a sogni e desideri, riflessioni e immagini e, con la mente libera, hanno elaborato anche nuovi modi di esternazione e rappresentazione dell’attualità. Questa è la mia rubrica e io sono Sabrina Villa. Nata a Roma e innamorata della mia città. Sono un'eclettica per definizione: architettura, pittura, teatro, cucina, sport, calcio, libri. Mi appassiona tutto. E' stato così anche nel giornalismo, non c'è ambito che non abbia toccato. Ogni settore ha la sua attrattiva. Mi sono cimentata in tv, radio, carta stampata. Oggi, come al solito, mi occupo di tante cose insieme: eventi, comunicazione, organizzazione. La mente è sempre in un irriducibile movimento.

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