Ostaggi dell’arte

Ostaggi dell’arte

La passione e il lavoro. Milano e l’Inter. Il palco e la sala. Il cinema, la letteratura e l’insegnamento. Animo sensibile e corde poetiche. Marito e padre. Attore, sceneggiatore, produttore e regista. Il Centro Nazionale Drammaturgia Italiana Contemporanea. La commedia e l’analisi storica. I giovani, la politica e l’attualità. Una visione ampia e profonda delle cose. Equilibrio, serenità e obiettività di giudizio. Il sociale e l’impegno. L’attenzione per il particolare e per l’animo umano. La sfrenata creatività e una galassia artistica, concepita da una mente libera e popolata da personaggi senza tempo, ostaggi dell’eternità.

Angelo Longoni è una personalità completa e affascinante. Nato a Milano e diplomato alla Civica Scuola d’Arte drammatica Piccolo Teatro di Milano. Drammaturgo, regista e narratore.

Proprio da una commedia scritta e diretta da lui in teatro, è nato Ostaggi, il film che segna l’esordio alla regia di un lungometraggio per l’attrice e regista Eleonora Ivone, sua moglie.

Ostaggi nasce come una commedia teatrale, che io ho allestito e portato in scena. In quel periodo Eleonora era in tournée con un’altra compagnia. Una sera è venuta a vedere lo spettacolo e ne è rimasta molto impressionata. “Questo sarebbe un film, questo sarebbe un film” mi ripeteva. Lei veniva dalla regia del suo primo cortometraggio pluripremiato, Apri le labbra, e mi chiese se proprio quella storia potesse diventare la sua opera prima. Abbiamo così lavorato alla sceneggiatura che, devo dire, si è quasi scritta da sola.

Interpreti della storia sullo schermo sono Vanessa Incontrada, Gianmarco Tognazzi, Francesco Pannofino, Alessandro Haber, Jonis Bascir, Elena Cotta e la stessa Eleonora Ivone, con un cameo di Cesare Bocci. La fotografia è di Patrizio Patrizi, la scenografia di Fabio Vitale, i costumi di Grazia Materia e Rosanna Sisto. Compositore della colonna sonora, e interprete del brano che chiude il film, è il vincitore del Golden Globe Niccolò Agliardi.

La trama rivela una situazione tragicomica dove il gioco si fa imprevedibile. Racconta dinamiche e personaggi, equivoci ed imprevisti. Un mix umano e una black comedy che parlano di sociale.

E’ un film che ha l’unità di tempo, si svolge tutto in un giorno. E, a parte il prologo che ci fa comprendere di più il protagonista, il resto è ambientato nella stessa piazza.

Ostaggi oltre a essere il primo lungometraggio di Eleonora è anche il primo lungometraggio coprodotto da “Wake Up”, la nostra società.

Angelo mi racconta le sensazioni, i sapori e i sorrisi. Con la sua maestria narrativa riesce a farmi essere presente sul set, tra uno scherzo e una cena. Farmi sentire i profumi e l’abbraccio di una terra accogliente.

Si intrecciano le tante emozioni e si sovrappongono alla fatica della realizzazione. Abbiamo dovuto cambiare in corsa la coproduzione che avevamo all’inizio, abbiamo trovato dei fondi in Calabria e siamo riusciti a trovare un’altra coproduzione. E’ stato un travaglio lungo, fatto di sopralluoghi, preventivi e la ricerca della location giusta.

Il tutto incastonato in una Calabria meravigliosa, tra Cosenza e Rende, con persone straordinarie. Sono state giornate di set molto particolari. Prima di Ostaggi non mi è mai capitato di realizzare un film in cui facevo tardi la sera. Questa volta invece non si poteva andare a letto presto. Ogni serata era un invito a cena. E’ stato sfiancante nel senso più bello del termine. Siamo tutti tornati con qualche chilo in più e con molta gratitudine nel cuore. E’ stato un mese in cui si respirava ospitalità e spirito godereccio.

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Ostaggi

Attore e regista. Angelo ha provato entrambi i punti di vista, si è declinato nella regia teatrale e cinematografica, ha scritto molto ed è un notevole narratore.

Ultimamente mi sento più a mio agio nella scrittura. Con i romanzi c’è una creatività totale. Quando fai una cosa in teatro, al cinema o in televisione c’è una mediazione, che ha a che fare con l’economia. Più costa il prodotto e più è forte quella mediazione che devi fare con qualcuno. Nella letteratura, al contrario, sei tu con il tuo foglio. Possono dirti che non piace ma non devi mediare per realizzarlo. Nell’ultimo romanzo che ho scritto sulla vita di Amedeo Modigliani mi sono sentito libero di metterci tutto quello che volevo. A una certa età si apprezza la libertà.

ostaggi
Ostaggi

Modigliani il Principe è un romanzo di formazione, di gioventù, oltre che il racconto degli amori e del rapporto con le donne. In un periodo straordinario in cui tutti gli artisti del mondo, dal Giappone al Sud America, si erano trasferiti nella capitale francese per reinventare l’arte.

Il fermento bohémien, la Parigi pulsante, un vortice di emozioni e un’esistenza straordinaria di uno degli artisti più enigmatici di tutti i tempi. Angelo dipinge un ritratto avvincente di una figura non imprigionata nel passato ma liberata nella sua modernità.

Ho raccontato la sua vita dall’inizio alla fine, cercando di capire perché mi affascinasse così tanto e da così tanti anni. Una delle ragioni è che nutro una passione nei confronti dei perdenti, dei secondi. Non sono dalla parte dei vincitori. Per questo ho raccontato la storia di Tiberio Mitri, un grande campione ma che non è mai arrivato al vertice, oppure quella di Caravaggio, genio così tormentato. Ci sono molti modi per essere dei perdenti, rovinarsi la vita con le proprie mani ad esempio è un sistema sicuro per non essere i primi della classe. Mi piacciono quelle storie in cui tu potresti avere il mondo tra le mani ma c’è qualcosa in te stesso o in ciò che ti circonda che te lo impedisce. Pur essendo tu talentuoso, affascinante, con dei valori e sentimenti importanti, tuttavia appartieni alla schiera dei “secondi”.

Io non amo la gente perfetta, quelli che non sono mai caduti, che non hanno mai inciampato. La loro è una virtù spenta, di poco valore, a loro non si è svelata la bellezza della vita.

Boris Pasternak

Modigliani però è anche la storia di un gruppo di giovani, pazzi e ricchi di talento che volevano rivoluzionare il mondo dell’arte.

Descrivo ragazzi ribelli. Sesso, droga e Rock ‘n’ Roll. Per questo dovrebbero leggerlo i giovani perché si divertirebbero molto, è pieno di cose strane, di fatti e di idee.

I giovani. Angelo ne parla con cognizione di causa. Nella sua qualità di docente si confronta con i ventenni. Con i punti interrogativi, le problematiche e i particolari di una nuova generazione che dovrà innovare e cambiare il mondo, forse. Sfrontata e un po’ fuori di testa, come è giusto che sia.

E anche se la strada è in salita Per questo ora mi sto allenando. E buonasera, signore e signori, fuori gli attori.. Siamo fuori di testa, ma diversi da loro

Zitti e buoni -Måneskin

Il compito più importante di un insegnante è allungare l’orizzonte. Io faccio una fatica mostruosa anche con le mie figlie. Tutti i ragazzi oggi non vedono oltre lo schermo, del cellulare, tablet o pc che sia. Schermi. E’ impressionante come non ci sia un orizzonte ampio. Il mondo circostante è costituito dal digitale, non c’è più nulla di analogico. Le mie figlie durante un viaggio invece di guardarsi intorno, fissano il cellulare. I miei allievi studiano con il telefono. La vera battaglia che dobbiamo fare è liberarli da questa schiavitù e aiutarli a capire il mondo.

Io credo si possa trovare un modo per essere giovani e non massificati. Ad esempio i miei allievi, giovani ventenni, guardavano con grandissimo sospetto il libro su Modigliani. Lo immaginavano noioso e ne temevano la seccatura. Poi li ho obbligati a leggerlo e a recitarlo. E si è loro aperto un mondo. Hanno iniziato a ridere, a divertirsi e a capire di cosa parlasse. Adesso sono innamorati di Modigliani, rapiti da quella vita.

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Ostaggi

Ancora una volta esce prepotente, per lo sviluppo delle menti, l’importanza della cultura. Malgrado da molti venga ritenuta un comparto non essenziale. E dopo più di un anno, il mondo dell’arte nelle sue varie forme, causa la pandemia e lo stato d’emergenza, è ancora fermo.

E’ una tragedia vera. Per noi e per il nostro lavoro è un dramma e una sconfitta. Siamo stati i primi a chiudere e saremo gli ultimi a ricominciare a vivere. I cinema e i teatri non hanno riaperto, chi lo dice è in malafede. Chi si dovrebbe occupare del nostro mondo, in realtà non comprende la materia. E questo è umiliante. Perché vuol dire che la politica non ha conoscenza di ciò di cui si dovrebbe occupare. Quando si annunciano le riaperture a maggio, si dovrebbe invece sapere che proprio in quel periodo i teatri chiudono. Che le compagnie di teatro hanno dei tempi di realizzazione, che gli spettacoli sono fatti prove, di costruzione di scenografie, preparazione e paghe, di tecnici e attori. Quindi dire che da maggio si riapre non significa nulla perché nessuno è pronto.

E soprattutto: chi dovrebbe andarci a teatro? La gente dopo essere stata relegata in casa per tanto tempo, la prima cosa che vuole fare è uscire all’aria aperta, non va a rinchiudersi. Con dentro il rischio del covid e fuori la primavera e il sole.

Il punto è che si doveva prevenire questa situazione. Era necessario arrivare prima a una soluzione e non ridursi all’ultimo. Come è successo per quasi tutto. Sembriamo incapaci di pre-vedere. Noi siamo quelli che partono dal lockdown e con uno schiocco di dita arrivano alle mega feste estive. Non c’è una via di mezzo. Siamo stati gestiti male dalla politica, e non parlo solo dell’Italia. Pure l’OMS ha preso delle cantonate allucinanti. E stiamo pagando per qualcosa di più grande di noi.

Il Covid ha cambiato molti aspetti della nostra esistenza. Sentiamo spesso ripetere che ci si augura un ritorno alla normalità, ma cosa si può definire oggi con il termine normalità? Sono cambiate le relazioni umane, gli abbracci e le prospettive stesse della condivisione.

Nato a Milano, Angelo è di fede Interista ma non ha condiviso il modo in cui si è dato libero sfogo alla gioia per la conquista dello scudetto.

Mi vergogno di quello che è stato fatto. Da milanese e interista dico che non è comprensibile. E altrettanto esecrabile è che nessuno sia intervenuto. Sono contento dello scudetto ma bisogna riflettere, sul fatto che c’è gente che è morta e che quindi non si può far finta di niente.

La tecnologia è diventata l’intermediaria nei rapporti personali e nel lavoro. Si è instaurato un ribaltamento delle abitudini. 

Io temo che il covid abbia cambiato irrimediabilmente anche il modo di fruire il cinema. La gente si è ormai abituata a vedere il film comodamente a casa, senza impazzire per il parcheggio. Senza uscire, con una spesa limitata e avendo nel proprio salotto tutto il cinema mondiale. La fruizione si è ormai trasformata. E’ un po’ come capire che si può lavorare e studiare a distanza, ci si adatta a tutto. E da una difficoltà si possono anche intravedere dei lati positivi.

Nei prossimi anni si dovrà fare i conti sempre più spesso con questa nuova realtà. Per un film l’uscita in sala è un’incognita incalcolabile. Anche con Ostaggi si è preferito andare direttamente sulla piattaforma.

Angelo è marito e padre orgoglioso. Sposato con Eleonora da oltre vent’anni, hanno avuto tre bellissime figlie. La loro è un’unione speciale, un connubio lavorativo sempre più stretto. Come regista molte volte ha diretto Eleonora attrice, fino a quando anche lei è passata dall’altra parte della camera.

Eleonora credo abbia scoperto un mondo dentro di sé. Il lavoro d’insegnamento le ha fatto fare lo scatto nella testa, perché gli attori sono abituati a vedere il loro particolare e a non prendere in considerazione la globalità. Il regista invece è quella persona che deve vedere prima e credo che lei sia portata per la regia, perché non ha quella fissazione individualistica che hanno gli attori.

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Ostaggi

Angelo Longoni è artista vero, eclettico. Mi sono persa nel mondo poetico e avrei parlato con lui per ore. Di argomenti ce ne sarebbero molti.

E poi ragionare di cultura rende migliore l’esistenza. Anche se in Italia sembra non essere considerata un genere di prima necessità e malgrado la nostra nazione detenga il 60% del patrimonio artistico mondiale, si assiste perplessi all’abbandono di questa risorsa. Guardata come un vezzo e non come un bene di tutti, portatore di posti di lavoro. I teatri italiani, ma anche i cinema e altri luoghi di cultura sono chiusi ormai da un tempo lunghissimo. Una realtà sconcertante, che sembra non riscuotere interesse.

Eppure sono stati spesi fiumi d’inchiostro per tentare di descrivere la bellezza e le vette altissime di umanità che riesce a toccare l’arte. Un numero infinito di persone si è fatto rapire da un tema fondamentale quanto immortale del nostro vivere.

Chi più chi meno, in un determinato momento, ognuno di noi è rimasto preso dall’incanto di un pittore o di uno scrittore, dall’alchimia di un regista o di un attore. Ostaggi di quell’interpretazione umana, ineguagliabile punto ai cui soltanto l’artista riesce ad arrivare.

Sognare e immergerci in una storia, ritrovare punti di contatto, comprendere oppure criticare. Davvero non ne abbiamo bisogno? Siamo sicuri di non voler accettare il dono che l’arte e la cultura ci fanno?

#IrriducibilmenteLibera

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Sabrina Villa

Per Vasco “Cambiare il mondo è quasi impossibile -Si può cambiare solo se stessi - Sembra poco ma se ci riuscissi - Faresti la rivoluzione” . Ecco, in questo lungo periodo di quarantena, molti di noi hanno dovuto imparare nuovi modi, di stare in casa, di comunicare, di esternare i propri sentimenti. Cambiare noi stessi per modificare quello che ci circonda. Tutto si è fermato, in attesa del pronti via, per riallacciare i fili, lì dove si erano interrotti. I pensieri hanno corso liberamente a sogni e desideri, riflessioni e immagini e, con la mente libera, hanno elaborato anche nuovi modi di esternazione e rappresentazione dell’attualità. Questa è la mia rubrica e io sono Sabrina Villa. Nata a Roma e innamorata della mia città. Sono un'eclettica per definizione: architettura, pittura, teatro, cucina, sport, calcio, libri. Mi appassiona tutto. E' stato così anche nel giornalismo, non c'è ambito che non abbia toccato. Ogni settore ha la sua attrattiva. Mi sono cimentata in tv, radio, carta stampata. Oggi, come al solito, mi occupo di tante cose insieme: eventi, comunicazione, organizzazione. La mente è sempre in un irriducibile movimento.

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