Viaggio nel Grande Nord
“E alla fine eccomi lì. La vita a volte è incredibile, dopo lunghissimi giri ti porta al centro esatto della tua storia. Il Magic Bus se ne sta su quella collinetta a ricordare la sua, a testimoniare ciò che è stato, credo, e a veder scorrere due torrenti e le stagioni, senz’altra compagnia che quella degli orsi e gli alci di passaggio”
Paolo Cognetti
Non è solo la storia di un viaggio. E’ IL VIAGGIO, quello che, come dice Paolo Cognetti, ti porta al centro della tua storia. Lo scrittore, nato a Milano, classe ’78, ha vinto il Premio Strega nel 2017 con il libro “Le otto montagne“. Ancor prima di vincere il premio, inizia a pensare a questo viaggio nel grande nord, alla possibilità dell’esilio, dell’allontanamento, al ritorno nella natura, ripercorrendo le tracce degli scrittori americani che lo hanno sempre ispirato: Ernest Hemingway, Raymond Carver, H.D. Thoreau, Jack London, Herman Melville e Chris McCandless di Into the Wild. Un lungo viaggio letterario dalle Alpi all’Alaska, accompagnato dal suo grande amico e illustratore Nicola Magrin. Il viaggio diventa un incredibile docufilm realizzato dal giovane regista Dario Acocella.
Viaggio nel grande Nord
“Siamo partiti dalla tomba di Carver a cui Paolo è legatissimo e da lì abbiamo attraversato America, Canada e Alaska fino ad arrivare al Magic Bus. Siamo stati tra gli ultimi ad entrarci prima che fosse rimosso” – spiega il regista raccontando il viaggio nel grande nord.
Attraverso le immagini girate durante il tragitto e il dialogo tra i due amici, emerge il viaggio personale che Cognetti compie per scoprire le sue radici di scrittore e di uomo. Perché i luoghi sulla strada richiamano alla memoria i grandi maestri che hanno avuto nella sua vita un valore ben più ampio di quello meramente letterario. La sepoltura di Raymond Carver, il Klondike di Jack London, i laghi pieni di trote di Ernest Hemingway, la natura selvaggia di Thoreau: sono questi gli autori e i luoghi a cui Cognetti si ispira, che fanno parte del suo essere scrittore e uomo. Fino ad arrivare alla parabola di Chris McCandless di Into The Wild, fino al suo Magic Bus che, fino a pochi mesi fa, giaceva abbandonato dal 1961 nel Parco Nazionale di Denali, in Alaska.
“E’ stato difficilissimo arrivare fino al bus – racconta il regista del film, Dario Acocella – . Essere in Alaska vuol dire che le strade non sono di asfalto ma di terra. Perché lì le temperature in inverno raggiungono i -60 gradi e tutto è estremamente difficile. Dall’ultima strada percorribile in auto fino al Magic Bus ci sono 35 chilometri di tundra, pieno di pantani e di animali. E poi si arriva al fiume che non è molto largo, circa 20 metri ma le acque arrivano intorno allo zero”.
La paura è stata più logistica perché, come spiega il regista, il viaggio è stato uno dei più belli mai fatti ma anche tra i più complicati. “Siamo arrivati in Alaska che avevamo una rigida tabella di marcia per arrivare al Magic Bus. Siamo stati bloccati subito da quattro giorni di pioggia battente e incessante. Questa avventura, nata come tale con una telecamera praticamente sempre accesa, è in realtà l’incontro tra il mio mondo cinematografico e quello di Paolo Cognetti, fatto di parole e di fantasia. Per lui è stata la prima volta davanti ad una telecamera e con Nicola Magrin è legato a doppio filo al mondo della montagna”.
Il magic bus, McCandless e il viaggio nel grande nord
Nel 1990 McCandless ha 22 anni, una laurea in tasca e una gran voglia di evadere. Decide di cambiare nome in Alexander Supertramp. Punta prima a Ovest e poi al Nord selvaggio. Dopo due anni di viaggio arriva in Alaska e, seguendo lo Stampede Trail, vicino Fairbank si accampa nel rottame dell’autobus (142, questo il numero dell’ex veicolo di linea). Qui lo trovano morto, nell’agosto 1992, due cacciatori di alci: ci sono anche un fucile, un diario, un manuale per riconoscere le piante e alcuni libri che l’avevano ispirato.
Ignote le cause della sua morte, si pensa ad un’intossicazione o ad una ferita. Certo, la piena del fiume che d’estate s’ingrossa, l’aveva tagliato fuori dalla civiltà. La celebrità arriva grazie allo scrittore americano Jon Krakauer, che dedica a Chris articoli e poi il libro Nelle terre estreme uscito nel 1996 e presto bestseller. Nel 2007 arriva anche il film di Sean Penn, Into the wild, che trasforma Alex Supertramp in un un’icona di libertà. L’autobus diventa a sua volta icona di sogni ma soprattutto di estrema libertà.
“Non dimenticherò mai la sensazione che ho avuto entrando nell’autobus – spiega Dario Acocella -. Al di là di quelle che sono le costruzioni mediatiche e le aspettative, arrivare lì significa scontrarsi con una sorta di tempio. Il bus era pieno, letteralmente invaso di scritte. Parole di tutte quelle persone che sono arrivate fino a lì. E c’era questa tensione, questa energia fortissima a volte anche macabra. Era incredibile ritrovarla in uno spazio aperto. Si era creato un microclima energetico“
Paolo Cognetti ha venduto oltre un milione di copie del suo libro in in oltre 40 Paesi. Prima di arrivare nelle sale italiane, Sogni di Grande Nord sarà ospite d’eccezione nella selezione in Concorso del Trento Film Festival (30 aprile – 9 maggio, online fino al 16 maggio), la più importante rassegna internazionale di cinema e culture di montagna ,giunta quest’anno alla 69a edizione, che ne proporrà l’anteprima italiana. Nelle sale arriverà appena possibile.
“Andai nei boschi perché volevo vivere con saggezza, succhiare tutto il midollo della vita. E non scoprire, in punto di morte, di non aver vissuto”
Henry David Thoreau.
Walden. Vita nel Bosco, 1854