Volare a colori

Volare a colori

Imparare da piccola quanto male può fare l’odio. Sperimentarlo negli anni bui tra Trieste e l’Istria. Conoscere l’Amore quello con la A maiuscola. Assaporare la felicità e sentirsi strappare il cuore dal petto per il dolore. Perdere la forza e la gioia. Dissolversi nella malinconia e nell’apatia, raggomitolata nei tanti ricordi. E poi ritrovarsi più vitale che mai. L’età anagrafica che avanza ma essere dichiaratamente felice. Due protesi al femore, l’artrite e la maculopatia che non fermano il moto continuo. Solare e positiva. Non un segno di resa sul suo bellissimo volto. Aperta al mondo e senza la paura di invecchiare. Sempre in attesa del compleanno successivo. Carezzando il desiderio di viaggiare e volare a colori.

Novantuno anni, compiuti da poco. Portati come si porta un bel vestito. Con eleganza e naturalità.

Nonna, mamma, moglie, infermiera. Però anche influencer. Con centoquattordicimila followers su instagram che la seguono e le vogliono bene. Una veste pubblica che le permette di inviare messaggi sociali importanti.

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Lei è Licia Fertz, o semplicemente Nonna Licia.

Lei è una donna.

Che non rinuncia a mangiare un panino e che adora sorridere. Una donna. A cui piace indossare abiti e accessori che non passano inosservati.

Un’infanzia felice squarciata dalla sofferenza.

La mia mamma era di Isola d’Istria, io sono nata a Trieste, e ricordo che da bambina ero sempre dai nonni. Di quel periodo conservo l’allegria e il tanto dolore, che è seguito.

Sono Cresciuta tra l’Istria e Trieste, tra la casa dei nonni e quella dei miei genitori. L’ho fatto negli anni più bui, imparando troppo piccola quanto male può fare l’odio. Ricordo come fosse ieri la voce del soldato titino che alla porta mi puntava una baionetta, dicendomi viscido ‘lepa Moia’, bella mia. La faccia afflitta dei miei nonni, dopo essere dovuti scappare a piedi da Isola a Trieste perché, una notte, i titini avevano espropriato la loro casa. Ricordo la disperazione per i parenti scomparsi e i brividi nel corpo la prima volta che ho compreso la parola foiba. Ricordo anche le umiliazioni che subì mio padre, perché si rifiutò di cambiare il suo cognome da Fertz a un italianissimo Fermi. Così come ricordo la fine atroce fatta dalle mie compagne di scuola ebree nella risiera di San Saba.

Per tutto ciò che ha visto e subito, oggi Licia Fertz condanna ogni tipo di odio e violenza. La storia deve illuminarci. Solo così possiamo confidare nel futuro che le nuove generazioni si meritano.

La sua famiglia non si è mai abbattuta, nemmeno dopo quei tristi fatti. E mai ha permesso alla giovane Licia di lamentarsi. Le hanno insegnato invece a guardare avanti e non indietro.

Però i ricordi ci sono. Importanti e profondi. Prima di tutto l’Amore della sua vita.

Ho conosciuto mio marito Aldo in una sala da ballo. Ci siamo frequentati e lasciati, presi e mollati. Fino a stare insieme per sempre. Ognuno di noi mantenendo i propri spazi. Anche perchè io volevo fare l’infermiera. Gli dissi chiaramente che stavo per intraprendere un percorso lungo, che non volevo vincolarlo a una prolungata attesa e che quindi poteva ritenersi libero. Lui invece mi aspettò. Dimostrandomi nel frattempo di essere presente, con lettere bellissime. Era una persona vera, che non sapeva fingere.

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Licia con Aldo
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Licia e Aldo. Una vita passata insieme.

Poi però quell’uomo meraviglioso si è ammalato e per tanti anni Licia se ne è presa cura, notte e giorno.

Io mi sono dedicata totalmente a lui, lasciando e tralasciando ogni cosa ed escludendo tutti.

E quando purtroppo è morto io mi sono ritrovata spoglia. Senza lui e con niente altro. Sono crollata. Mi sono chiusa in me stessa, non mi alzavo e non mangiavo neanche più. Emanuele, mio nipote, per risollevarmi, si è inventato di tutto. Ha iniziato a portarmi in giro fotografandomi, fingendo che fosse qualcosa che servisse a lui. E da quelle foto postate sui social è partito tutto quanto. E adesso sono più viva di prima.

Proprio nel periodo in cui si sentiva più persa, suo nipote Elo ha iniziato a coinvolgerla. Proponendole ristoranti e negozi. Con quelle fotografie “rubate”, in pochissimo tempo, Licia Fertz è diventata il fenomeno social che è. Ricercata per il suo appeal anche da tv e carta stampata.

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Marina
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Licia con Emanuele

Emanuele è il suo angelo. E’ il figlio di Marina, la figlia che Licia ha perso prematuramente.

La mamma di Emanuele se ne è andata quando lui aveva quattro anni. E’ stato lui a scoprire la sua mamma morta, mi dice Licia con voce bassa quasi a trattenere il respiro. Da quel giorno funesto e penoso, è stata lei a prendersi cura di quel bambino. E con i valori e gli insegnamenti con cui è stato cresciuto, nello stesso modo Elo ha camminato nel mondo. Ha scelto di vivere nella casa dei nonni, in seguito all’ischemia che aveva colpito nonno Aldo nel 2005. E in quella medesima casa è rimasto anche in seguito, prendendosi lui cura della nonna stavolta.

E’ il mio angelo custode. Un ragazzo eccezionale. Mi ha salvata tre volte. Quando è morta mia figlia, quando è morto mio marito e quando mi ha fatto uscire dalla depressione regalandomi una vita brillante e piena di emozioni.

Emanuele aiuta la nonna nella quotidianità, scelgono insieme i vestiti, la trucca, la colora, la coccola. Le è accanto sempre. Per lui non è un sacrificio ma un vero piacere, e si nota a ogni loro foto o video. Insieme si divertono, scherzano e inviano pensieri importanti all’universo dei social media.

Fanno tutto insieme. Anche scrivere il libro Non c’ è tempo per essere tristi, in cui Licia ripercorre la sua esistenza. Dalla guerra alla scuola per infermiere a Gorizia, in un severo convitto. Dal matrimonio con Aldo e il loro trasferimento a Viterbo alla nascita della figlia Marina. La perdita di un altro bambino e la morte di Marina, non ancora trentenne. Ogni mattina, per mesi, Elo ha ascoltato i racconti della nonna e tra lacrime e sorrisi hanno pubblicato il loro primo lavoro di scrittura.

Lo abbiamo scritto anche perché mi arrivavano tanti messaggi di ragazzi che lamentavano il comportamento strano delle mamme. Ci sono troppi esempi di persone anziane che non accettano aiuto. Tanti familiari che devono lottare per assistere le persone a cui vogliono bene. Volevamo far comprendere che è bello sostenere ed essere sostenuti.

E’ necessario imparare a chiedere aiuto. Quando io sono caduta ho chiesto immediatamente soccorso e all’istante è intervenuta la moglie di Emanuele.

Volare
Volare

Una donna forte e indipendente, Licia. A cui piaceva molto ballare.

Oggi, con il deambulatore, non posso più farlo però trovo il modo di non fermarmi comunque. Mai fermarsi. Anche con la mente, bisogna essere sempre in movimento. Prima divoravo la settimana enigmistica, poi con la macula non mi è stato più possibile. Escogito sempre nuovi modi per tenere in allenamento il cervello.

Emanuele legge per lei. In questo modo rispondono ai messaggi che arrivano, sull’account instagram, da tutto il mondo. Sempre uno accanto all’altra. Anche nel tempo che dedicano a meditare.

Da qualche anno ormai faccio meditazione. Ho iniziato dopo la morte di mio marito. E’ una pratica che mi ha regalato calma e energia. Un rituale della mattina, insieme alla colazione abbondante. Dormo pochissimo e meditare mi aiuta. In inverno, con Emanuele, stiamo dentro casa con l’incenso e la candela. In primavera e in estate invece pratichiamo fuori, è meraviglioso stare all’aperto.

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Volare

Nulla ferma Licia. Dolori, malattie, cadute, corse al Pronto soccorso. Lei a tutto risponde con ironia e genuinità.

Prima ero più autonoma è normale, adesso ho bisogno di qualcuno che mi accompagni, specialmente negli spostamenti in automobile. Però non ci si deve buttare giù o intristirsi. Vedo in giro troppe problematicità quando invece basterebbe essere meno apprensivi. La gente corre subito al pronto soccorso per una qualsiasi sciocchezza. Io quando mi sono rotta il mignolo ho mandato Elo a comprare i gelati con la stecca di legno.

Avete letto bene, Licia ha inviato Emanuele a comprare gelati, quelli che si mangiano. Perché le servivano i bastoncini.

Ho steccato il mignolo da sola, con mio nipote che mi guardava incredulo. La cosa che mi dava fastidio è che non potevo portare la macchina. Per il resto tutto a posto.

Ha necessità di vivere Licia…

Quando ci liberemo da questa morsa del covid, la prima cosa che voglio fare è volare. Ovunque. Non c’è bisogno di una grande meta. E ho voglia di conoscere tutti i miei followers, che mi scrivono e mi regalano tanto affetto. Vorrei che Elo riprendesse in mano la sua vita e potesse tornare a viaggiare. Ha lasciato tutto per starmi vicino.

… e di vivere a colori.

Mi vesto colorata perché a una certa età non puoi fare la morta in vacanza. Da giovani tutte vestite in nero. Dopo no. Bisogna dare vivacità e luce a quello che di scuro ci circonda.

E’ vero che questo è un periodo buio. Lo è per gli anziani ma anche per i giovani, che mi fanno tanta tenerezza. Hanno sogni e desideri congelati. E da quello che si intravede, è uno stato che perdurerà ancora a lungo. Confido nei vaccini.

Comunque ogni periodo brutto passa. E passerà anche questo. Ci rimboccheremo le maniche. E, appena ce ne daranno l’opportunità e sarà possibile, farò qualcosa per gli altri.

Ho sognato di poter volare sopra questa città
sopra gli alberi, le metropolitane e le macchine

Wish I Could Fly – Roxette

La solidarietà e l’umanità di Licia Fertz trapelano a ogni frase. La sua voce è calda, ferma, avvolgente. Si apre nei sorrisi. Dall’altra parte del telefono percepisco la dolcezza, l’umorismo e la profondità di un’anima che non si è fatta schiantare, sotto il peso del dolore, fisico ed emotivo. Licia ha quel particolare dono di farti sentire di famiglia. Mi ricorda le mie nonne, che non ci sono più. Sono state per me, seppur diverse tra loro, l’esempio e la fatica, le carezze e i rimproveri. Il mio regalo più grande con la loro forza, il loro coraggio e la loro tenerezza.

Nonna, eredità di intenti, sogni e speranze, riposo del cuore in una carezza, gioia infinita di rispecchiarmi nei tuoi occhi.

STEPHEN LITTLEWORD

Influencer e modella, Licia ha posato nuda per il fotografo Hektor Werios. Una serie di scatti artistici, a dimostrazione che la gioventù è bella ma anche la vecchiaia non è da snobbare.

Mi arrivavano messaggi di figli avviliti perché le mamme non volevano più mettersi il costume. Qual è il problema? Mostrarsi per l’età che si ha non è un crimine. Quelle foto le ho fatte perché le ho ritenute positive e utili, per trasmettere a tutti il pensiero che non bisogna vergognarsi di come si arriva a questa età. Chi critica ha poco spirito, vorrebbe fare ma non fa per mancanza di coraggio. Falsi pudori.

Piacersi e avere cura del proprio corpo e della propria persona. Una serenità interiore che si riflette sull’aspetto esteriore. E i difetti, che ognuno di noi ha, così diventano parte integrante del nostro essere più profondo. Ci accompagnano come amici e non da avversari.

Perché la bellezza delle donne non scade come uno yogurt, ha scritto Licia in un suo post social.

Volare
Volare

Una donna luminosa. Non omologata, emancipata e con un pensiero libero. E’ moderna, nel senso più gratificante del termine. Con un compito ben preciso: aiutare gli anziani. E con una certezza: l’importanza del colloquio e del dialogo, qualunque sia il tipo di rapporto.

Parlarsi. Esprimersi. Discutere anche. Perché sono le piccole cose che fanno male, casomai proprio quelle non dette.

Una splendente ultra novantenne che non ha avuto sconti nella vita. E che custodisce gelosamente il desiderio di volare.

Convinta che, come finisce ogni momento brutto, così presto terminerà anche questa strana fase che viviamo da più di un anno. E’ fiduciosa Licia. Pure del fatto che tra non molto ci incontreremo, anche di persona, lei ed io.

Lei ci crede..

Voglio credere alle favole!

Arrivo a fine articolo e mi accorgo di non aver scritto tutto quello che volevo. Forse Licia non appare nella sua grandezza di donna. Per quel combinato irresistibile di saggezza e ironia.

Da quando seguo il suo profilo social mi sono affezionata a lei e al suo mondo. Inarrestabile, fedele e coerente. Dice quello che pensa e fa quello che dice. Amante degli animali e della tecnologia. Femminista, e in quanto tale rispettosa del genere maschile. Paladina della diversità e fiera della sua storia.

Forse però non serve tracciare ogni millimetro della sua persona. E’ sufficiente ringraziarla, perché ci mostra, dall’alto della sua esprienza, quanto a volte, siamo davvero poco illuminati e non abbastanza sensibili a ciò che chi circonda. Perché in fondo non c’è tempo per essere tristi.

Io intanto l’aspetto a Roma per quel caffè.

#IrriducibilmenteLibera

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Sabrina Villa

Per Vasco “Cambiare il mondo è quasi impossibile -Si può cambiare solo se stessi - Sembra poco ma se ci riuscissi - Faresti la rivoluzione” . Ecco, in questo lungo periodo di quarantena, molti di noi hanno dovuto imparare nuovi modi, di stare in casa, di comunicare, di esternare i propri sentimenti. Cambiare noi stessi per modificare quello che ci circonda. Tutto si è fermato, in attesa del pronti via, per riallacciare i fili, lì dove si erano interrotti. I pensieri hanno corso liberamente a sogni e desideri, riflessioni e immagini e, con la mente libera, hanno elaborato anche nuovi modi di esternazione e rappresentazione dell’attualità. Questa è la mia rubrica e io sono Sabrina Villa. Nata a Roma e innamorata della mia città. Sono un'eclettica per definizione: architettura, pittura, teatro, cucina, sport, calcio, libri. Mi appassiona tutto. E' stato così anche nel giornalismo, non c'è ambito che non abbia toccato. Ogni settore ha la sua attrattiva. Mi sono cimentata in tv, radio, carta stampata. Oggi, come al solito, mi occupo di tante cose insieme: eventi, comunicazione, organizzazione. La mente è sempre in un irriducibile movimento.

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