Un film già visto
Ci sono film che, nonostante abbia visto molte volte nel corso della vita, sono sempre disposta a rivedere. Un film già visto può continuare a regalare sempre le stesse emozioni, quelle della prima volta? No. Certamente no. A meno che non si tratti di conclamati capolavori del cinema, allora forse anche le emozioni resteranno immutate. Ma converrete che non si tratta di pietre miliari della settima arte quando menzionerò le mie pellicole del cuore.
La prima ce l’ho in comune con tutte le mie coetanee. E’ Dirty Dancing. Siamo cresciute con la speranza che arrivasse qualcuno a dire “Nessuno può mettere Baby in un angolo” e quella baby eravamo noi. Un Patrick Swayze in ottima forma. Niente a che vedere con la figura evanescente di Ghost, qui tanta carne e tutta ben piazzata e altrettanto bene esaltata dalle canottiere e dai jeans indossati per tutto il film. Accanto a questo premio Oscar di testosterone Jennifer Grey. Jennifer chi? Sì, perché chi fosse questa attrice non lo sapevamo nel 1987 e non lo sappiamo adesso. Eppure di cose ne ha fatte. Io però la ricorderò sempre lì, in un angolo al tavolo con i suoi. O a letto con lui.
Perché insomma la domanda è quella e possiamo pronunciarla all’unisono tutte: “ma com’è possibile?”. Più credibile Cenerentola a questo punto, più realistico almeno. Ma che Baby riesca a sedurre un pezzo di marcantonio del genere e a cambiargli la vita…eddai. Eppure, scetticismo a parte, io questa favola la guardo ancora con grande candore. Ho sempre 15 anni davanti a Dirty Dancing. E anche oggi quando mi capita di indossare un body e dei collant io mi sento Baby e Penny durante la loro prova di ballo. Nessun Jhonny sullo sfondo a guardare però.
The Million Dollar Hotel. Un salto temporale e qualitativo. Il 31 marzo del 2000 esce questo film di Wim Wenders che io ho visto parecchi anni dopo. L’ho visto perché la persona che frequentavo in quel periodo era un patito del genere e questo era il suo film del cuore. Mel Gibson e Milla Jovovich tra gli interpreti. Le musiche sono di Bono Vox che ha messo del suo anche nel soggetto. E qui si chiude la mia scheda tecnica e si apre quella personale. E’ un film difficile, contorto ma poetico. Insomma, uno di quelli che mia madre liquiderebbe con un “film di pazzi”. E in questo caso il commento sarebbe più che pertinente in quanto i personaggi sono quasi tutti disturbati.
Non è il mio film preferito. Ma la persona che me lo ha consigliato è una delle mie preferite. Questo film è lui, la mia fortissima cotta tardo-adolescenziale. Il primo amore e forse, così pulito e inebriante, anche l’ultimo. Alla fine era più bello lui del film. E infatti dopo di lui cortometraggi scritti male e interpretati peggio.
Ma andiamo a un vero capolavoro della cinematografia italiana. Uno di quelli che tutti dovrebbero vedere, soprattutto a un certo punto della vita. La visione di Santa Maradona è un dovere, in particolare per la nostra generazione. E’ un film che amo molto e in questo non ha nessun rilievo il fatto che Stefano Accorsi sia l’attore protagonista. Avevo 14 anni quando è uscito e di certo non potevo identificarmi con quei personaggi, riconoscermi in quelle storie di una generazione che fatica a trovare il suo posto nel mondo, oltre che un posto di lavoro nel suo Paese. Insomma una generazione che è la stessa di oggi, anche se sono passati vent’anni.
C’è anche una storia d’amore dentro, anche questa piena zeppa di dubbi e contrasti interiori completamente inutili, vuoti. Voglio bene a questo film e da qualche parte in casa mia c’è una videocassetta con su un nastro adesivo sul lato e la scritta a pennarello “Santa Maradona”. Vent’anni fa i film si registravano.
Questo amarcord mi ha fatto venir voglia di un film già visto. Stasera spengo Netflix e riavvolgo il nastro guardandomi un bel ricordo.
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