Expatclic, l’aiuto per le donne all’estero
Espatriare è una decisione che difficilmente viene presa su due piedi. C’è chi ci pensa e ripensa; chi lo fa per trovare un lavoro; chi lo fa per inseguire una professione, e c’è chi lo fa per seguire la sua metà. Lasciando, in quest’ultimo caso, un lavoro o una carriera. Lo stato d’animo con cui si espatria è per tutti diverso. Ma c’è una sola cosa che accomuna tutte le donne che espatriano: vogliono sapere, conoscere il più possibile del luogo dove andranno a vivere. E’ con questo spirito che nasce Expatclic, l’aiuto per le donne all’estero.
Il sito nasce da una donna incredibile: si chiama Claudia, oggi vive a Ginevra, in Svizzera e ha due figli grandi e in giro per il mondo (anche loro). Trainer interculturale e coach per espatriati, ha vissuto otto anni in Africa e precisamente in Sudan, Angola, Guinea Bissau e Congo Brazzaville; dieci in America Latina (Honduras e Perù); quattro e mezzo a Gerusalemme, altri quattro a Jakarta, in Indonesia. Parla perfettamente italiano, inglese, francese, spagnolo, se la cava con tedesco e portoghese, ed Expatclic, come ammette lei, è “il mio terzo figlio“!
“Io sono all’estero dal 1989 – mi racconta – . Ho seguito mio marito, lui lavora per la Croce Rossa. Io vengo da Milano, nasco come interprete e traduttrice. Avevo 26 anni quando ho lasciato l’Italia. L’idea di creare Expatclic l’ho sempre avuta, così come la mia fissazione di creare connessioni tra noi donne. I miei primi Paesi sono stati Sudan, Angola, Guinea Bissau. Paesi duri, dove sono arrivata con un bambino piccolissimo ed ho dovuto scoprire tutto da me, anche cose banali come proteggersi dalle zanzare, come fare senza acqua corrente, tutte cose che le mamme occidentali non sapevano” .
Oggi è facile, c’è il web. Avete un’idea di come fosse il mondo prima? Si perché, noi donne espatriavamo pure prima di internet. Infatti, la sua prima “rete” di donne Tam Tam Femme nasce col fax.
Claudia ha pensato solo ad un obiettivo: “Dobbiamo aiutarci tra noi”.
“La base era creare un posto dove le donne espatriate potessero aiutarsi l’una con l’altra. I primordi di quello che poi è diventato Expatclic, l’ho creato in Africa, via fax. Quando sono arrivata in Perù, nel 2004, l’ho trasformato in quello che è ora, con l’aiuto di una signora francese, conosciuta on line. Lei aveva già un sito simile. Abbiamo unito le forze. L’ammissione di fondo era aiutare donne espatriate in tutto il mondo, di ogni nazionalità, di ogni background, aiutarle a vivere gli espatri in tutte le loro fasi. Soprattutto per far vivere questo momento nella maniera più facile e felice possibile.
Poi è nato il progetto parallelo What Expats Can Do: cosa possono fare gli espatriati per migliorare il mondo? Tutto parte dall’idea che l’esperienza all’estero ci arricchisce, ci cambia ed è importante canalizzarla per contribuire a migliorare il mondo.
Expatclic è l’aiuto per le donne all’estero
Expatclic è stato il primo sito multi lingua.
“Eravamo partite con un progetto molto ambizioso: ogni lingua un’equipe che fosse riflesso culturale della lingua stessa. Ci siamo adattate col tempo: all’inizio avevamo dei forum fantastici. Poi sono arrivati i social e ci siamo buttate in questo mondo che ha facilitato moltissimo l’accesso alle informazioni“.
In alcuni periodi il sito si concentrava di più sulle storie e sugli incontri di persona. “Ora siamo super concentrate sull’on line – mi spiega Claudia – con tre gruppi fissi. Uno di supporto alle donne; un thè letterario dove ci scambiamo consigli di lettura; un’altro di supporto alla carriera. Organizziamo incontri con specialisti ma anche aperitivi e una tavola rotonda sulle professioni, dove invitiamo tre espatriate di quel determinato campo professionale”.
Il web ha rivoluzionato la reperibilità delle informazioni e di conseguenza l’espatrio delle donne: ” Per chi come me l’ha vissuto prima – afferma Claudia – ci si rende conto degli enormi vantaggi. Ci sono cose oggi che erano impensabili allora. Io non riuscivo a reperire le informazioni e quindi, non avevo idea di cosa aspettarmi. Quando si decide di partire quello di cui hai bisogno è proprio essere informata al meglio per evitare di appesantire un processo di ambientamento che già da solo richiede moltissime energie. Il web ha reso il mondo un villaggio molto più accessibile”.
La stragrande maggioranza delle donne che attualmente vive all’estero si è spostata per seguire il marito, per mantenere insieme la famiglia.
“E poi si sono reinventate – afferma Claudia -. L’83% dei coniugi accompagnanti è costituito da donne. Devo dire che, parlando un po’ in giro e gestendo il sito, la differenza è che adesso le donne sono molto più determinate a sfruttare l’occasione e non a viverla passivamente”.
La cosa bella, e in cui da donna expat “recente” mi riconosco, è che il discorso dell’identità professionale non viene accantonato dalle donne che decidono di partire. E Claudia sottolinea che “stando in Europa ci sembra abbastanza semplice, ma ci sono tanti paesi in America Latina ma anche negli USA, dove per la persona che accompagna riuscire a lavorare non è semplicissimo”.
Oggi, i momenti dell’espatrio per una donna non sono più vissuti come ostacoli, non ti ritrovi più senza punti di riferimento. Le donne sfruttano l’espatrio per formarsi, per avviare collaborazioni. Di certo non si fermano.
“Magari svolgono lavori differenti da quelli per cui si erano formate, ma nessuna occasione è persa per loro. Io – conclude Claudia – la donna che accompagna la sua metà all’estero oggi la vedo più “geolocalizzata” su se stessa”.
E riesce a tenere sempre le fila di tutto.
Volete altri suggerimenti sul mondo degli expat? Leggetevi l’articolo della nostra Elisabetta Mazzeo: il peso della valigia. Italiani a Londra post Brexit.