Nei meandri della bellezza con Teresa Ciabatti.
Mi sono persa nei meandri della bellezza con Teresa Ciabatti, l’autrice del romanzo “Sembrava bellezza”.
Non voglio dirvi troppo del romanzo, ma parlare di tutto quello che gli gira intorno, grazie ad una chiacchierata con la stessa autrice.
Abbiamo parlato di vita e di passato, quello di Teresa e delle altre protagoniste femminili.
Le storie di vita raccontate potrebbero essere quelle di qualsiasi donna, dove hai trovato o cosa ti ha dato l’ispirazione per scriverle?
T: E’ ovvio che quando una persona scrive, mette un suo vissuto personale. Io sicuramente ho dato alla protagonista i complessi e le paure della mia adolescenza. Le ho dato questa aurea di marginalità, che molti adolescenti provano, non sapendo che in fondo tutti affrontiamo più o meno malesseri e sofferenze. Anche quelli di cui conosciamo la bellezza esteriore, come il caso dell’amica Livia.
Rapporto madre-figlia: come possono confrontarsi donne diverse nonostante l’amore che provano in fondo l’una per l’altra?
T: Secondo me il punto è proprio non paragonarsi. Anche io, proprio non condividendo la scelta di mia madre di non lavorare, rinunciando secondo me a tanta vita, sono riuscita a seguire le mie aspirazioni e ad avere successo con molta soddisfazione. Anzi, forse ho riscattato anche lei.
I modelli di donne sono tanti quante donne esistono! Ce li dobbiamo inventare, li dobbiamo creare noi. Quindi anche raccontarli. Per questo mi piace raccontare donne contradditorie, differenti l’una dall’altra, anche con sentimenti negativi. Quasi a dimostrazione che la donna non è solo quel luogo comune, quella rappresentazione di “madre saggia”.
Ogni amore si porta dentro anche delle ombre. Contiene competizione, invidia, gelosia. E tutto questo è possibile dirlo, riconoscerlo. E nel momento in cui lo riconosci lo rendi innocuo.
L’adolescenza è un’età difficile per qualsiasi generazione, ma forse quella dei nostri giovani di oggi si è complicata anche per l’utilizzo esagerato dei social network. Che idea hai dei nostri giovani?
T: A dire il vero io nutro molta fiducia nei giovani di oggi.
E’ vero che ci sono ancora “modelli di bellezza” che rincorrono la perfezione e che rientrano nei canoni classici. Fortunatamente però aumentano anche le operazioni di nomi importanti della cultura o del settore della moda per un allargamento di questi canoni, dando evidenza ai difetti. Si cerca sempre di più di accogliere la diversità.
Quindi credo che i nostri giovani abbiano la capacità di distinguere il giusto dall’ingiusto, anche se non trovano un riferimento in famiglia. Anzi penso che i giovani per alcuni temi possano insegnare molto di più alle passate generazioni.
Nel romanzo si fa riferimento al rapporto contradditorio tra corpo e spirito: quale è la morale del libro?
T: La morale del libro assolutamente non c’è. Sono contro i libri che hanno una morale!
Nel romanzo l’unica che riesce a mantenere la bellezza, secondo la protagonista, è la sua amica Livia. Ma perché si fermerà a 16 anni.
In tutta la giovinezza il contrasto con il proprio corpo è fortemente marcato, e la memoria non ce lo farà mai dimenticare. La stratificazione della memoria ci fa invecchiare, ecco perché Livia non invecchia… ma questo è un bene o un male? E non c’è risposta, ognuno si darà la risposta che vuole.
Non si vuole neanche mandare il messaggio di “accettarsi per come siamo”, che va bene fino ad un certo punto, anche fisicamente.
Molto importante è invece mettere in conto che uno con il proprio corpo ci sarà in conflitto per tutta la vita. Accettare la vergogna, la paura, tutto quello che uno pensa di dover sconfiggere per vivere meglio. Invece fa parte di noi. Ognuno ha i propri meandri della bellezza da scovare, a prescindere dalle fattezze fisiche.