Capitale Italiana della Cultura, via col vento
Ma cos’ha Procida più di noi? Da tre giorni ce lo chiediamo, io e i miei concittadini, con un pizzico di delusione perché ci abbiamo creduto per un po’. Tra le finaliste per il titolo di Capitale Italiana della Cultura 2022 c’era anche Trapani, “crocevia di popoli e culture, approdi e policromie, arte e cultura, vento di rigenerazione”. Certo, con questa concisa e modesta lista di apposizioni è difficile dirsi “L’importante è partecipare”. Forse dovevamo essere più incisivi, meno romantici e più catchy. Vedi il messaggio lanciato da Procida con il suo dossier: “La Cultura non Isola”. Snello, smart e detto senza gesticolare.
Però in questa descrizione teatrale e pomposa ci sono delle verità, una incontrastabile. Vento.
Quello che accarezza il mare, che gonfia le vele, che agita il bucato steso e sbatte le porte. Una presenza costante in questa città che non ha protezione, si getta sul mare e subisce le correnti. Il vento si esprime in tutte le sue forme e forze: maestrale, grecale, scirocco soprattutto.
Perché noi qui possiamo fare poesia e raccontarci quanta bellezza e passione ci sia in questo abbraccio di Eolo, con quanta fedeltà e attaccamento si aggiri tra le vie della città, felice clochard che abita ogni angolo di questa falce (traduzione di Drèpanon da cui Trapani). Diciamolo, va bene. Quando mi ricapita di sproloquiare così.
Però questa è una faccia, affascinante e magnetica, della medaglia. L’altra faccia è quella sconvolta da un vento che può essere un tormento, implacabile per giorni.
Ci immaginiamo che ci spettini, che muova i nostri capelli con armonia e delicatezza. E invece no, è anche quello che trasforma i capelli lunghi in fruste che percuotono il viso. Lo stesso che non tollera la messa in piega e ti aspetta sempre fuori dalla parrucchiera, e non importa quanta lacca avrai sui capelli, lui avrà la meglio su qualsiasi fissaggio extra forte. Ti vuole spettinata e struccata, questo vento. E lo capisci quando decidi di mettere un po’ di gloss sulle labbra.
Il maestrale forse si chiama così perché è maestro nel trasformare il lucidalabbra in colla vinilica. I capelli agitati dal vento trovano pace solo lì, incollati al gloss: praticamente una calamita per ciocche che si appiccicano alle labbra al sapore di fragola e alla fine tu sei struccata, spettinata e hai i capelli lucidi e da baciare.
Che emozione vedere le lenzuola stese diventare vele spiegate. Un’immagine suggestiva, un suono inconfondibile e nell’aria un profumo di pulito intenso: uno spettacolo che va in scena grazie al vento, tra i vicoli del centro storico e di fronte al mare.
Ma cosa c’è dietro le quinte lo sapete? C’è mia madre che vuole stendere il bucato e non avrebbe voglia di salire sul ring e fare a pugni con il lenzuolo bagnato strapazzato dallo scirocco, non vorrebbe tarpare la ali alle mutande che incoraggiate dal vento si credono colombe e volano via. Eppure se a Trapani è una giornata ventosa le tocca questa lotta con lo scirocco impietoso che mette ko pure lei.
E va bene, il titolo di Capitale Italiana della Cultura 2022 è andato su un’altra isola, via col vento che invece resta dov’è sempre stato, a scapigliare e ad abbracciare.
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