La lezione di zia Jane e Shonda
Ho da sempre una passione sfrenata per i romanzi di epoca vittoriana. Ma se pensate a balli, merletti e figlie femmine il cui unico obiettivo è trovare un buon partito, allora forse avete solo sottovalutato la lezione di Jane Austen e del suo femminismo direi, pionieristico.
“Vi è una ostinazione in me che non tollera di lasciarsi intimidire dalla volontà altrui. Il mio coraggio insorge a ogni tentativo di farmi paura.
(da libro “Orgoglio e pregiudizio”)
Le protagoniste di Jane Austen sono delle eroine, considerate così perché esprimono quella voglia di libertà e indipendenza che ha sempre contraddistinto anche l’autrice, pur vivendo in un contesto storico dove le donne erano considerate solo per sposarsi e fare figli.
La Austen non si limitava a tratteggiare situazioni di insofferenza causate da matrimoni mancati e da eredità a rischio, ma immaginava scenari in cui le sue protagoniste si avvicinavano all’uomo potendo dialogare allo stesso livello, dimenticando tutti i cliché e le imposizioni della società.
Ogni sua protagonista ha un carattere più forte di qaunto crede di avere. La mia preferita è Fanny.
“Le donne hanno sempre il diritto di scegliere e di difendere la loro scelta”.
Mansfield Park
Fanny può sembrare timida e virtuosa ma l’eroina di Mansfield Park è più femminista di quanto possa apparire a prima vista. Nonostante i vantaggi di sposare il ricco Crawford, Fanny rifiuta di lasciare influenzare le proprie opinioni ed emozioni. Il suo rifiuto costante per lasciare che qualcuno o qualcosa tolgano il suo diritto di scegliere un marito è un potente messaggio sul dovere di una donna di alzarsi e proteggere le proprie scelte.
Devo ammettere che questa presa di coscienza di sé in un contesto sociale che considerava le donne solo per il loro status, me le ha fatte sempre risultare più simpatiche delle eroine dei nostri giorni. La determinazione delle eroine di Jane Austen era il grido della stessa scrittrice (che già veniva guardata storta perché era una donna che scriveva libri), il primo “grido” di indipendenza femminile.
Ai romanzi di Jane Austen si è ispirata anche un’eroina dei nostri tempi. Ebbene si , la regina delle serie tv americane, Shonda Rhimes. La sua nuova serie Bridgerton (tratta dai romanzi di Julia Quinn) uscita proprio in questi giorni su Netflix, parla di una stagione di balli e trame nella Londra del 1813 dove Daphne Bridgerton, la figlia maggiore di una potente famiglia, fa il suo debutto in società alla ricerca di un partito da sposare.
Ad osservare tutto con occhi attenti, lingua tagliente, nascondendosi dietro uno pseudonimo c’è Lady Whistledown, che con il suo giornale scandalistico sconvolge la società. Insomma, in poche parole spettegola, ma lo fa in modo ufficiale, tanto da dirigere gli umori della società.
Shonda Rimes, in merito alle protagoniste ha dichiarato:
“Credo che anche le adolescenti di oggi si possano riconoscere, perché le donne ancora lottano con la pressione che si prova nel cercare di diventare qualcuno. Che sia su Instagram o nella vita reale.
L’idea che ciò che conta veramente, è solo quello che ti rende felice e che devi lottare per essere chi sei. E’ qualcosa che valeva allora come oggi.
Daphne nell’incontrare Simon in fondo trova se stessa, all’epoca non ci si poteva concedere il lusso di trovarlo per conto proprio come accade ora. Ma nel trovare l’amore finisce per capire chi realmente è e la sua felicità”.
La lezione di Jane Austen e del suo femminismo la ritroviamo in Bridgerton e nell’eroina dei nostri giorni (almeno quelli seriali), Shonda Rhimes.
Se volete dare un’occhiata, anche la serie di Enola Holmes parla di un femminismo antico. Ne parla la nostra Anna Piccolomini nel suo articolo su Enola Holmes
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