Personaggio si nasce. O si diventa?
Ma personaggio si nasce o si diventa? Ed essere un personaggio significa essere genuino, vero, indipendente rispetto ai giudizi degli altri e fedele a se stesso oppure indossare una maschera per sentirsi finalmente qualcuno senza essere nessuno?
Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti.
Luigi Pirandello
Parliamoci chiaro: per me Riccardo Cotumaccio è un “personaggio”. E certo non solo perché come imita lui il premier Giuseppe Conte, a mio parere, non lo fa nessuno. Ma soprattutto nella misura in cui, da definizione di vocabolario, risulta essere un tipo “bizzarro e originale”.
Curiosi di conoscerlo meglio? Mettetevi comodi!
Speaker radiofonico, giornalista, imitatore, amante del cinema, della musica e dell’astronomia, Riccardo si definisce “particolarmente egocentrico e poco umile”.
Che c’è di male a definirsi egocentrici? La finta umiltà non mi piace, di falsi modesti è pieno il mondo. Mancano invece quelli come me che godono delle proprie capacità e si prendono l’attenzione della loro platea. Poi anche io ho i miei difetti, ma quando parlo di me li piazzo sempre dopo.
Caparbio e determinato (Quando voglio una cosa raramente fallisco), pigro e viziatello, per descriversi sceglie tre parole: bello, giovane e abbronzato. Qualche dubbio sulla sua autostima?
Cotumaccio imitatore
Cotumaccio è conosciuto dai nostri lettori per le sue imitazioni (per rivederne alcune basta cercarle sul nostro sito alla voce “Distanti ma Con-te“).
Una passione che nasce sin dalle elementari:
Inizio con Silvio Berlusconi. Poi Mike Bongiorno e Luca Giurato alle medie. Al liceo praticamente tutti, professori inclusi. Avevo 5 a italiano perché imitavo alla perfezione il mio professore. E dire che già da allora volevo fare il giornalista ed ero direttore del giornalino d’istituto, probabilmente l’unico della storia con il debito in lingua italiana.
A Riccardo riconosco una grande qualità: ha le idee chiare e non ha paura di esprimerle. Qualità che, d’altro canto, bisogna però saper gestire.
Tutti, da mia madre ai miei direttori, mi hanno sempre detto che questo è un gran difetto. Dai tempi del liceo ad oggi il ritornello è sempre lo stesso: “pronunciati meno, evita di correre rischi”. Avevano e hanno ragione loro: lì fuori è pieno di squali pronti a negarti un’occasione per un pensiero non condiviso. Ma io ho fatto sempre di testa mia e sono ancora qui. Se mi informo su una materia ho il diritto ad esprimere con forza la mia opinione supportato dalle fonti. Un interlocutore di qualità lo avverte e non ti discrimina per questo.
Un giovane Cotumaccio, per esempio, nel 2013 gira un video di denuncia su un bus romano.
In quegli anni mi incazzavo molto per le condizioni dell’Atac essendo io uno dei principali utenti romani. Non avevo la patente e facevo migliaia di ritardi a settimana. “Ho un blog, so scrivere, la situazione è ai limiti del drammatico: come posso non farmi sentire?”. Difatti lo feci e mi ritrovai circondato da una decina di autisti pronti a linciarmi. Alla fine, però, mi fecero i complimenti. Ma questa è un’altra storia.
Cotumaccio giornalista
Da bambino il calcio, da adolescente la politica, oggi l’intrattenimento. Le passioni cambiano ma resta la necessità innata di comunicare qualcosa. Riccardo lo fa soprattutto attraverso la radio. Ogni mattina allieta gli ascoltatori di Tele Radio Stereo.
Della radio amo il potere che mi dà. Sedersi in studio, accendere il microfono e arrivare a fette gigantesche della popolazione. Poi subentra la vera sfida: saper intrattenere e conquistare il pubblico. Capire quando l’ascolto aumenta e con esso l’affetto della gente è un’emozione unica, una crescita che tocchi con mano e che ti inorgoglisce. Il rapporto che ho con gli ascoltatori è stupendo. La piazza romana, e nel mio caso romanista, ti regala gioie immense. Vedi padri di famiglia commuoversi quando parlano con te, giovani ragazzi ammirarti, bambini ridere delle tue imitazioni. E’ una fortuna incredibile che mi tengo stretto.
La piazza romana, in quanto a giornalismo, concede un’ampia gavetta. Ma per emergere devi avere spalle forti. Riccardo negli anni ha sperimentato il ruolo del deskista, dell’inviato, dello speaker, dell’editorialista e del montatore audio-video, prima di esordire in fm.
Se riesci a vivere questo percorso con pazienza, ci racconta, puoi trarne tanti vantaggi. Devi sopportare alcune ingiustizie, certo, ma se credi nel tuo talento mandi giù tutto perché sai di poter arrivare.
Le passioni di Cotumaccio
Giornalismo, ma non solo. Tra le passioni di Riccardo spiccano il cinema e l’astronomia (le accomunano, ci dice, due film come “2001 Odissea nello spazio” e “Interstellar”).
Non tutti sanno del mio amore per il grande schermo ed è difficile parlarne seriamente nel mio ambiente. Il cinema è come l’universo, non finisci mai di scoprire stelle che brillano e anzi, più vai a fondo e maggiormente resti affascinato dai particolari. Io amo l’opera di Ennio Morricone come si ama un migliore amico, resto incantato dal lavoro di Sergio Leone come fossero gli occhi di una donna bellissima, invidio lo stile di Stanley Kubrick e il ritmo di Martin Scorsese. Vorrei essere Christopher Nolan ma lui è troppo biondo e britannico e io troppo moro e romano.
Riccardo si commuove al suono delle note di C’era una volta il West, Mission e C’era una volta in America, ma come colonna sonora della sua vita sceglie quella de Il Re Leone, firmata da Hans Zimmer:
la seconda metà del brano “King of Pride Rock” segna indelebilmente la mia personalità da quasi trent’anni. L’ho sentita suonare dal vivo anni fa a Norimberga e piansi come un bambino.
Sui social Riccardo ha creato il suo “personaggio”. Ironico, divertente, mai banale. Dal lancio della linea “Cotu-camicie” alle sue performance come conduttore di Linea Verde (ho capito che fosse una finzione solo qualche sera fa, ma per mesi giuro di essermela bevuta). E dalle #bimbediConte alle #bimbedeCotumaccio il passo è stato breve.
In pieno mood natalizio Riccardo si augura di trovare sotto l’albero…“Sinceramente? La quattordicesima!”, e per la sua vita, in generale, di “crescere di giorno in giorno, senza stagnare mai”. Non ha paura di una possibile deriva sociale della realtà virtuale, perché, ci dice, “lo sviluppo è inevitabile, specie se lo spettro è quello di una tecnologia eccessivamente avanzata. Lo si diceva anche cento o cinquant’anni fa, eppure siamo ancora qui a respirare”.
A proposito di un futuro non troppo lontano, ciò che lo affascina sono le infinite possibilità offerte dal progresso nel campo delle esplorazioni spaziali.
Salirei subito su una navicella diretta su Marte, sperando però di vivere un’esperienza meno traumatica di quella vissuta da Matt Damon in “The Martian”. Visitare pianeti sarà l’attrazione preferita dai ricchi del domani. Nel frattempo riteniamoci fortunati a poter ammirare le stupende immagini che ci vengono fornite dalle sonde inviate dalla Nasa in giro per il nostro sistema solare, come ad esempio Juno, in grado di immortalare Giove in alta qualità. Stiamo vivendo quello che per molti era un un futuro inimmaginabile, godiamoci i suoi frutti.
Tornando al presente e a questo 2020 che sta per concludersi il pensiero va alla pandemia che ha sconvolto le nostre vite. Un momento storico dal quale dobbiamo imparare tanto, tutti.
Ogni periodo ha i suoi pro e i suoi contro. Il 2019 è stato stupendo per molti versi, il 2020 ci ha buttato giù ma ha permesso a molti, me incluso, di crescere professionalmente mettendosi in proprio e/o studiando alternative personali per sopravvivere. Questo, per me, è sinonimo di crescita e dimostra che anche nel buio più totale ognuno di noi può trovare qualcosa.
Riccardo per esempio ha trovato l’amore. Michela (Giraud) c’è sempre e questo basta per definirmi l’uomo più fortunato del mondo. Ecco, non vedo l’ora di invitarla a cena fuori quando ci lasceremo alle spalle tutto questo e tornare a fare un po’ il galantuomo. Alla fine mi riesce più o meno bene.
Già: perché il desiderio di questo ragazzo romano, a cui va riconosciuta la sottile arte del “piacere e del piacersi“, è quello di lavorare grazie alle sue doti e di ricavarne quotidiana felicità. “In più vorrei una famiglia”, ci confida, perché “sarò pure egocentrico ma un erede è necessario”.
Ecco, questo finale sarebbe bellissimo. Ma ho ancora due domande!
A casa Cotumaccio-Giraud chi fa ridere di più?
Ovviamente lei, ma io cucino meglio.
Amatriciana o Carbonara?
Entrambe, maledizione. Una volta invece di decidere le ho cucinate tutt’e due!
E con questo chiudiamo veramente.
Mi rimane giusto un dubbio: personaggio si nasce, o si diventa?
Voi cosa ne pensate?
SEGUI DISTANTI MA UNITE! Se ti è piaciuto l’articolo lascia qui di seguito il tuo commento e partecipa al nostro sondaggio perché La tua opinione conta! E soprattutto non dimenticarti di seguire le nostre pagine social Facebook e Instagram! Ti aspettiamo con un ricco calendario ogni giorno pensato per voi!
Sottofondo musicale consigliato da Riccardo Cotumaccio: