Il ritorno di “Cactus. Basta poca acqua”
“Cactus. Basta poca acqua“. Ho sempre pensato che questo fosse un nome azzeccatissimo per un programma radiofonico. Inconsueto al punto giusto, poetico, esplicativo, anche salvifico. Voglio dire, nulla a che vedere con tutti quei nomi di programmi banalmente composti dal cognome del conduttore e un sostantivo che definisce la fascia oraria in cui va in onda. Che ne so, mi viene in mente “Il Volo del mattino”. Per carità, nulla da dire, però vuoi mettere con “Cactus. Basta poca acqua”?
Insomma, già dal nome, il programma radiofonico di Concita De Gregorio e Daniela Amenta mi ha catturato all’istante. Sarà per via del fatto che mio zio collezionava cactus e quando uscivo nel suo balcone mi sembrava di entrare in una fiaba o per la voce della De Gregorio che già è bella in tv e se la senti alla radio ti inchioda alla sedia. Magari sarà per via della sigla del programma (“Thank you God”, di quel genio di Tim Minchin) che è talmente originale da farti esclamare appena la senti: “Ehi, fermi tutti! Qui c’è tanta roba”. Non so, sarà per tutte queste cose, che da quando ho ascoltato per la prima volta “Cactus. Basta poca acqua” non ho più smesso. Cioè, fosse stato per me non avrei più smesso, ma…
Brusco stop da Radio Capital
A giugno di quest’anno, nella stanza dei bottoni di Radio Capital, l’emittente che trasmetteva il programma, è stato ritenuto opportuno non confermare “Cactus” nel palinsesto. Ad oggi non conosco nessuno che non abbia considerato questa scelta un’assurdità inaudita. Dopo un premio vinto (Diversity Media Awards), centinaia di ospiti celebri e il seguito appassionato di migliaia di ascoltatori, un programma come quello di De Gregorio e Amenta meritava di continuare ad andare in onda soprattutto in un’emittente come Radio Capital, che sembrava l’ultimo baluardo di serietà e cultura rimasto sulla FM. E invece no. Vabbè, mai ‘na gioia.
“Accade nelle imprese, nelle aziende, nei gruppi editoriali – spiega la giornalista e scrittrice, Daniela Amenta, anima rock di Cactus – Cambia la linea, cambiano i direttori e cambiano i palinsesti. Fuori i freddi, dentro i caldi, per usare una metafora sportiva. Todo cambia. Certo che sostituire un programma molto parlato come Cactus con trasmissioni dal taglio simile dimostra che il problema non era tanto il format. Ne prendiamo atto. Sono stati comunque due anni bellissimi a Capital, entusiasmanti. Siamo uscite tra gli applausi dei colleghi e della redazione, accompagnate dall’amore della nostra formidabile Comune su Facebook. Va bene così. Meglio il rimpianto della noia”.
Poi la rinascita di Cactus con Rko
C’è stato un momento durante l’estate in cui la protesta da parte degli ascoltatori di Cactus si è fatta più accesa. C’è stata gente che ha smesso di ascoltare Radio Capital, gente che è intervenuta con messaggi in diretta durante gli altri programmi per contestare la scelta dell’emittente. Conosco gente che per combattere la nostalgia si riascoltava le vecchie puntate ogni mattina alle 11. Insomma, con la chiusura del programma, una vasta schiera di fedelissimi ascoltatori si è ritrovata improvvisamente sprovvista di quella scialuppa di salvataggio emotivo che era Cactus.
E così, un po’ per esaudire le richieste dei tanti ragazzi e ragazze sperdut*, un po’ perchè c’era ancora tanto da dire, Concita e Daniela hanno trovato il mondo di trapiantare il Cactus e farlo tornare a vivere.
“Uscite il 14 giugno da un progetto – ricorda Amenta – abbiamo pensato che c’era ancora tanto da dire, raccontare, la voglia di divertirci, di mostrare – laddove possibile – un’altra interpretazione rispetto all’insopportabile mondo del buon senso. E’ andata così, con semplicità: ma perché non facciamo un altro salto carpiato? Per esempio un podcast? Detto da noi, l’antitesi della tecnologia. Come nella canzone di Jannacci ci abbiamo provato per vedere che effetto faceva. Niente male, direi”.
Destini che si incrociano
Come si è riusciti a dare un nuovo corso al programma “Cactus. Basta poca acqua” merita un capitolo a parte. Concita De Gregorio stava lavorando a Bari ad una pièce con il Teatro Kismet, una struttura storica, molto importante, al cui interno c’è (“Super sorpresa” cit. Daniela Amenta), una Radio: Rko.
“Sono giovani, entusiasti, rockettari. Ci sono piaciuti subito – racconta Daniela Amenta – Subito gran sintonia con Carlo Chicco e Paola Pagone senza i quali il podcast di Cactus. Basta Poca Acqua sarebbe rimasto un progetto teorico, probabilmente solo un’idea. Ci siamo contagiati a vicenda, con un entusiasmo reciproco. La Puglia è terra di fortissime commistioni culturali, di crocevia culturali, di sorprese. Belle teste, bella energia, cuori aperti: il posto giusto dove far rifiorire un Cactus. Anche in questo Concita ci aveva visto giusto. Voleva che il programma ripartisse in un altro luogo, rispetto a Roma, una terra davanti al mare. Di vento, di cielo, di salsedine. Così è stato”.
Il duo diventa un trio
La novità nella novità di questa nuova edizione di Cactus è la presenza di Nick Difino nel programma. Difino era stato più volte ospite di Cactus come protagonista e voce narrante del docufilm “Alla salute”, un’opera tanto bella quanto necessaria. A bordo della nave di Cactus conferma la sua verve esplosiva amalgamandosi alla perfezione con De Gregorio e Amenta. “Nick è un vulcano di idee – sottolinea Daniela Amenta – La scorsa estate in Puglia, a Cisternino, si è materializzato da dietro un fico d’India con un sorriso irrestibile. Inevitabile farlo salire a bordo. E’ tutto quello che noi non siamo: tecnologico, anglofono, iperattivo. Però è Cactus nell’anima: resistente, coriaceo e cazzaro dentro”.
Da on air a on line: Cactus in versione podcast.
Dopo sole tre puntate, Cactus era già in testa alle classifiche di Spreaker, una delle piattaforme di broadcasting più note (in automatico indicizza il podcast su Spotify, Deezer, Apple ecc…). Inoltre va in onda in streaming, come fosse in diretta, su Rkonair.com e questo conferma l’anima radiofonica di Cactus. Per il momento sono due puntate a settimana, il lunedì e il giovedì a partire dalle 11 (ma scaricabili a ogni ora del giorno e della notte). “Poi vedremo – confessa Amenta – non sarebbe male raddoppiare”. “Abbiamo nel cassetto un’infinità di storie da raccontare – prosegue la giornalista e anima rock di Cactus – E la curiosità è sempre la stessa, così come l’empatia nei confronti di chi ospitiamo e che Concita intervista. Io resto la spalla di una grandissima professionista, una donna che sa narrare le vite degli altri come pochi e poche. Perché ha una capacità unica di affrontare anche gli argomenti più terribili con pacatezza, prendendo per mano chi intervista e chi ascolta”.
La Comune di Cactus
Circa due anni fa, è nata la Comune di Cactus, il gruppo Facebook composto dai fedelissimi del programma di De Gregorio e Amenta. Un nutrito gruppo di persone capaci di apprezzare la gentilezza e la professionalità, che si sono sentite abbracciate dai temi trattati dal programma. Daniela Amenta, oltre ad essere una straordinaria giornalista, una raffinata scrittrice e una strepitosa intenditrice di musica, ha aperto la strada al grande scambio di idee e sensibilità che si sono manifestate nella Comune. E tutto quello che è venuto a seguire è stato un piccolo miracolo di umanità nell’era digitale.
“La Comune è un magma fantastico di sensibilità, storie, incroci – conclude con orgoglio Daniela Amenta – Impensabile avere sull’Internet una casa di persone che hanno come bussola la buona educazione e la sensibilità, dove il rispetto per gli altri è prioritario e chi arriva sa di essere accolto. Noi non abbiamo fatto nulla. Abbiamo catalizzato quello che esisteva già, un microcosmo pulsante che ha annusato l’aria e si è ritrovato. Quando poi ti trovi a conoscere davvero i ragazzi e le ragazze della Comune, di persona dico, è come riprendere un filo di pensieri che già sai, perché è tuo, ti appartiene. E’ il miracolo dei sorrisi, della solidarietà, della complicità. Abbiamo perso solo un’ora di programma ma abbiamo trovato loro. Anzi, l’oro”.