La cultura dello stupro e la sua morale
Le favole hanno una morale. Tutte. Le favole non sempre sono a lieto fine, anzi. Se vi andate a leggere gli scritti originali dei fratelli Grimm, vedrete trame e passaggi violenti e terribili. La morale dello stupro e della cultura della sua violenza ci sono da sempre.
Chi è cresciuto con le favole, edulcorate da altri finali e dalla fantasia di Walt Disney, ha imparato che i principi azzurri non sempre sono così principeschi; che a salvarci ci pensiamo anche da sole e che le favole sono solo racconti a cui sarebbe bene non credere troppo.
Ma la morale c’è sempre. Sia nelle favole con un happy ending sia in quelle che non hanno proprio nulla di felice.
Ogni storia ha una morale
In queste settimane si è parlato moltissimo di una violenza sessuale ai danni di una diciottenne a Milano, invitata ad una festa in casa di un noto imprenditore. Legata, drogata e violentata per ore, in ogni modo possibile e inimmaginabile. Tutto ripreso da videocamere e protetto da altri uomini, al servizio del carnefice.
L’imprenditore si è difeso dicendo:
“Non sono io, è colpa della droga. Quando sono drogato perdo il controllo e non riconosco più il confine tra legale e illegale”
Insomma, parliamoci chiaro: lui è un famosissimo imprenditore. Ha creato un impero dal nulla, certo questo è un incidente di percorso nella sua carriera. Per carità, sarebbe il caso di metterlo in cella e buttare la chiave però….pure lei, la ragazza, che cosa si poteva aspettare se non un finale così da una festa del genere? Se entri nella gabbia dei leoni, non puoi certo pensare di uscirne viva. Chissà poi come ci è andata vestita a questa festa. Insomma, nel momento in cui ha varcato la soglia di quella casa, un pò se lo doveva aspettare.
Questo che vi ho riassunto sopra è il commento medio che si trova sui social sotto le notizie che riportano la vicenda. La morale della storia. Fa un certo effetto leggerlo così, vero? Fa più male rileggerlo.
La morale della violenza
La morale dello stupro, ed annessa la sua cultura, esiste da sempre. Ed ogni volta che si presenta l’occasione non riusciamo proprio a gridare tutte insieme BASTA. Anzi, molte donne cavalcano l’onda della cultura della violenza che sposta la responsabilità dell’accaduto dal carnefice alla vittima. La definizione di stupro e della sua morale che leggete qui sotto riassume bene il concetto.
Tra le varie forme di violenza, lo stupro è certamente quella che colpisce il corpo più in profondità e in maniera più efferata, lasciando dietro di sè maggiori conseguenze, proprio perché del corpo vuole appropriarsi, annullarne l’unicità, farlo scomparire. Lo stupro mira a reprimere la libertà, la differenza della donna, a cancellare la sua identità. Questo perché è solo la parte più visibile ed estrema di una violenza che si trova radicata nella società e si ripresenta continuamente attraverso il tentativo di impedire una auto affermazione femminile.
Quello che mi ha disturbato di più è che la maggior parte di quei commenti venivano proprio da donne. E se un uomo non può immaginare cos’è lo stupro per una donna, una donna invece dovrebbe poterselo immaginare bene.
La cultura dello stupro è talmente radicata che, soprattutto in certi ambienti come quello dove si è svolta l’indagine, diventa gigantesca. Perché tutti sapevano che le feste di quell’imprenditore finivano così, come se fosse una cosa normale. Così, come normale è stato il silenzio di chi sapeva e ha pensato bene di tacere.
Di chi è la colpa?
La morale dello stupro il più delle volte è che te la cerchi. Non è colpa “sua”. Ma tua.
Essere una lady, come ci ricorda Cynthia Nixon non è poi cos’ difficile, no? Ma se non ora, quando inizieremo a cambiare le cose? Io voglio un’altra morale. E voi?
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Cara Paola, ad un giorno dalla celebrazione della giornata contro la violenza di genere, ci troviamo ancora una volta a dover commentare un fatto di cronaca, che non è solo un fatto delittuoso comune, ma uno stupro. Modalità e responsabile un facoltoso imprenditore milanese , capace di procurarsi a piacere tutte le donne e la droga che vuole. Quindi perché stuprare? Perché tanta violenza su un corpo femminile? Perché una ragazzina?Penso che la cultura del rispetto dell’ altro sesso siano ancora tutte da costruire a partire dagli esempi quotidiani a casa e nelle scuole, ma finalmente se ne parla e chi osa cercare leggerezze nella donna, viene finalmente zittito…o quasi