I Promessi Sposi ai giorni nostri
Tratto dai Promessi Sposi:
“Questo matrimonio non s’ha da fare, né domani, né mai”.
E invece sì! Come moderni Renzo e Lucia i promessi sposi ai giorni nostri sperano in un lieto fine. Anche se ad osteggiarli non è il ricco aristocratico Don Rodrigo ma un infame virus chiamato Covid-19.
Ok, al momento l’abito bianco può aspettare. E questo è un dato di fatto.
A dirlo non è un futuro marito con una forte allergia al matrimonio. Lo impone, piuttosto, la seconda ondata di diffusione del Coronavirus. E lo decreta il governo con nuove e restrittive regole nei confronti di tutto il settore wedding ed eventi in generale.
Un comparto che vede nero, altro che bianco. Costretto a fare i conti con una crisi senza precedenti.
Ci eravamo lasciati così:
Ci ritroviamo qui con la stessa sensazione di incertezza e di paura del futuro da parte di tutto il comparto dei lavoratori del settore wedding. Sensazione aggravata, stavolta, dalla consapevolezza di non avere, da parte della politica, la dovuta attenzione.
Il primo Dpcm firmato dal premier Conte ad inizio ottobre pesa come un macigno sulla testa di un milione di occupati, di cui 700 mila solo stagionali.
Secondo le stime, nel 2020 in Italia erano stati programmati 219.405 matrimoni di cui 210.258 italiani e 9.147 stranieri, con un fatturato diretto complessivo di 10 miliardi di euro. Andati in fumo.
Negli ultimi giorni gli addetti ai lavori hanno iniziato ad alzare la voce e ad unire le forze. Tra le capofila delle varie iniziative in programma Federica Ambrosini e Paola Fantozzi.
Purtroppo la seconda ondata e il primo DPCM di ottobre non solo hanno interrotto prematuramente una stagione già compromessa ma l’incertezza del futuro e la possibilità di sposarsi o meno la prossima stagione estiva hanno bloccato anche le nuove contrattualizzazioni. I clienti sono insicuri e stanno aspettando di vedere come andrà prima di prendere qualsiasi decisione, il che è davvero deleterio per un settore che lavora prettamente nel periodo estivo e che sopravvive nella stagione invernale con gli acconti. Il settore eventi è tra i più penalizzati. Pur comprendendo le restrizioni per evitare l’aumento dei contagi, crediamo che sia però necessario trovare un modo per aiutare i diversi professionisti a far fronte ad un periodo così difficile.
Un “superfluo necessario” che per migliaia di figure professionali che ruotano attorno al settore “eventi” è vita.
E’ un dato di fatto che molte figure professionali del settore eventi non sono state proprio considerate. Basta leggere la lista dei codici ATECO e vedere chi avrà diritto ad un sostegno economico e chi no. Un evento si compone sicuramente di una parte organizzativa e del banqueting ad esempio, ma è impensabile non pensare anche ad altri professionisti che stanno dietro e che sono di fondamentale importanza per la riuscita dell’evento. Come già detto, è un lavoro stagionale e se si perde una stagione è impossibile far fronte al resto dell’anno, soprattutto continuando a pagare tasse, dipendenti, F24 ecc. Crediamo dovrebbero trovare un modo per sostenere tutti i vari professionisti, o quantomeno sospendere i pagamenti. Siamo con l’acqua alla gola. Siamo pronti a fare sacrifici per il bene del Paese, ma abbiamo anche bisogno di sapere che non siamo i soli.
Manifestazioni, proteste in loco o sulle piattaforme virtuali, si stanno moltiplicando. A Pescara, per esempio, la mattina del 4 novembre una rappresentanza dei professionisti del wedding (matrimoni e cerimonie) è scesa in piazza. Ragazze con gli abiti da sposa con una benda nera sugli occhi e ragazzi vestiti a lutto. “Il nostro settore è morto“.
A differenza di bar o ristoranti che possono effettuare il servizio di delivery, per noi è impossibile adeguarsi. Di certo non ci si può sposare sulle piattaforme digitali!!!
A marzo/aprile molte delle prenotazioni per matrimoni e cerimonie erano state cancellate o rinviate nella speranza di una ripresa a partire da settembre. Con il rientro a gamba tesa del Coronavirus oggi le nostre vite sono in stand-by. Si ha paura di pianificare qualsiasi cosa, che si chiami evento, viaggio o matrimonio appunto. E per un settore, come quello del wedding, basato sulla programmazione, la ricaduta economica è evidentemente rovinosa.
Al recente passato si guarda ormai con una certa malinconia. Nostalgia di un tempo vicino eppure lontanissimo, in cui organizzare un evento era gioia allo stato puro per clienti e addetti ai lavori.
“Ci piace proporre idee sempre nuove e vedere i nostri clienti soddisfatti e i nostri progetti realizzati. Quando si vede prendere vita a qualcosa che si è solamente pensato è una sensazione indescrivibile”
Non a caso quando a Paola e Federica chiedo cosa gli manca di più del periodo pre-Covid, mi rispondono:
I volti sorridenti dei nostri clienti soddisfatti, l’adrenalina delle giornate antecedenti all’evento, la libertà di lavorare in serenità e armonia con altre figure professionali senza pensare a distanze, mascherine e contagi.
Le feste, i matrimoni, le cerimonie, i concerti, saranno pure superflui nella fase storica che stiamo attraversando. Ma sono necessari per la sopravvivenza di molte delle categorie che ruotano attorno a tutti questi eventi.
Ok, l’abito bianco può aspettare. Ma i lavoratori no.
E a proposito di Promessi Sposi, non rimane che appellarci a questa speranza: