A Gigi, mica stai a fa sul serio?
Il cielo è grigio su Roma e oggi non potrebbe essere altrimenti. Se n’è andato Gigi Proietti. E nessuno riesce a crederci. I social sono invasi da pensieri, foto, ricordi personali. Ognuno lo saluta a modo suo. Qualcuno è triste, qualcuno piange, qualcuno è persino incazzato perché quest’anno c’ha tolto proprio tutto. Mi scappa un accenno di sorriso nel rileggere le sue battute, nel rivedere le sue espressioni inimitabili, nel guardare ancora una volta gli spezzoni dei suoi film, postati uno dopo l’altro in una carrellata infinita di risate, di pungente ironia, di unicità. Un’altra scena, un altro autografo, un altro aneddoto. E’ un po’ come se ognuno si affannasse a trattenere il Maestro ancora un po’ qui tra noi, prima di lasciarlo andare per sempre.
“Hai visto chi è morto?”. No, non l’avevo visto. Non l’avevo letto. E non avrei voluto leggerlo mai. Ho fissato incredula quella prima pagina per un tempo che mi è sembrato infinito prima di constatare che anche i miti dell’infanzia, i nostri eroi immortali, prima o poi ci lasciano.
A Gigi, ma che scherzo è questo? Mica te ne poi annà pure te, che già quest’anno nun se salva niente… A Gigi, mica stai a fa sul serio? Ma che è tutta sta fretta? Ce voi toglie pure quel poco de sorriso che c’è rimasto? Eddai su, famo le persone serie! Che questa è proprio na mandrakata!
Quante sere prima di andare a dormire, ci siamo riguardati i suoi sketch su YouTube. Quante volte abbiamo recitato le sue battute a memoria. Quante barzellette abbiamo raccontato, ricalcando a modo nostro quel sorriso sornione, ma tanto paraculo, che solo a lui veniva così bene. Quante risate grazie a quella romanità mai volgare, che ci ha fatto sentire ancora più orgogliosi di appartenere a questa città così maledetta, ma tanto bella. E mo? Come lo salviamo sto 2020 così infame? Tu ora avresti sorriso, intonando per l’ultima volta, con la erre moscia, una delle tue battute migliori: “Nun me rompe er ca…”. E c’avresti pure ragione.