Ridere per esorcizzare la paura: ma la rabbia come si affronta?
La differenza più grande che noto tra la prima e la seconda ondata è la minore capacità di lasciare che l’ironia curi la nostra ansia. Abbiamo paura di nuovo, siamo nuovamente assaliti dall’angoscia e dalla preoccupazione e cerchiamo disperatamente distrazioni valide per non pensare troppo, eppure, quella vignetta ironica o quella gif satirica sembrano quasi non avere efficiacia sul nostro stato psichico.
Perchè non ridiamo più come prima?
Le battute in rete ci strappano una risatina leggera, più simile a un sorriso amaro. Sì, magari qualcuna riesce nell’intento, ma la maggiorparte non arriva a scalfire il muro di sconforto che abbiamo costruito.
Ecco qual è il problema: stavolta, oltre alla paura c’è lo sconforto.
Perchè ci siamo lasciati andare allo sconforto?
Perchè ci siamo ricascati con tutte le scarpe e questo ci fa rabbia.
Ci siamo ricascati “noi” come collettività, ognuno con le proprie responsabilità, dalla classe politica che non ha saputo apportare le misure adeguate, ai cittadini che non hanno saputo mantenere alta la guardia.
Quindi non è più solo la paura il sentimento con cui abbiamo a che fare ora.
Quella si poteva in qualche modo gestire e addolcire con qualche risata, con una videochiamata, perfino con una cantata dai balconi. Adesso no, serve più impegno per distrarci, serve qualcos’altro verso cui riversare questa rabbia per evitare di incastrarci nel turbinio delle domande sul “che ne sarà di noi”.
Serve il corto di Muccino che ha fatto infuriare centinaia di videomaker sottopagati che avrebbero sfornato un prodotto molto più dignotoso con un decimo del budget.
Serve la chiamata di Conte ai Ferragnez per sensibilizzare sull’uso della mascherina, che ha suscitato l’indignazione di molti, evidenziando l’incapacità dell’ufficio comunicazione del Governo, al quale vanno i soldi dei contribuenti, di tirare fuori una campagna di sensibilizzazione adeguata in questi sette mesi. Con tutto il rispetto per il misero tentativo di Marzo e Aprile in cui Amadeus ci faceva vedere come si starnutisce nel gomito e poi, con lo stesso gomito, si salutano le persone.
Serve pure ogni tanto prendersela con l’opposizione vergognosa che, oltre ogni più tragica immaginazione, continua a fare una scandalosa campagna di consensi cambiando orientamento in base a dove soffia il vento della disperazione. Serve pure questo, almeno per qualche istante si ha la sensazione di trovarci ancora nell’epoca pre covid, quando il nostro problema erano i migranti.
Serve arrabbiarsi con i complottisti e i negazionisti per l’inconsistenza delle loro convinzioni e l’ormai totale tranquillità con cui esprimono ogni boiata gli passi per la testa perchè siamo in democrazia e perchè vogliono che “noi” burattini ci diamo una svegliata… Sì, ci serve anche questo, almeno per non perdere la bussola e non rischiare alla fine di credere al bombardamento mediatico del vicino, del medico negazionista, dello zio disoccupato e dell’amico rancoroso cronico.
Ma cos’è che ci fa rabbia davvero?
Ecco, tutto quello elencato sopra fa rabbia, soprattutto la parte del corto di Muccino, inutile negarlo. Ma alla fine non fa altro che distrarci dalle vere motivazioni per le quali sentiamo crescere questo nervosismo misto a frustrazione.
Il punto è che abbiamo lottato tutti insieme per arginare le falle del nostro Sistema Sanitario, eppure siamo di nuovo al punto di partenza.
Abbiamo mollato, ci siamo distratti, ci siamo disgregati, abbiamo lasciato che i sacrifici fatti si annullassero, ci siamo illusi che ne saremmo usciti, ma non è affatto così e questo è tremendamente frustrante.
E da qui le mille domande: “Avrò sbagliato a fare quei tre giorni di mare al campeggio?”, “Forse era meglio se il mio compleanno non lo festeggiavo”. Ma anche: “Perchè il Governo non ha fatto niente quest’estate?”, “Cosa succede se i contagi crescono al Sud?”, “Come paghiamo le tasse?”, “Come faremo se chiudono un’altra volta?”.
Domande senza risposta. E questo alimenta ancora di più il clima di incertezza e impotenza che genera quel senso di rabbia e frustrazione.
La ciliegina sulla torta è la paura che si aggiunge a questo ingranaggio complesso e invece di districarlo lo fa esplodere.
E quindi? Direte voi.
E niente, accettare di trovarsi di nuovo in questa situazione, prendersi le proprie responsabilità ed essere lucidi nei confronti di quelle delle istituzioni, che sono grandi, ma non le uniche, è un primo passo per non esplodere. Sul resto ci ragioneremo giorno per giorno.
E magari ogni tanto, dopo uno sbrocco alla giornalista del tg2 che introduce l’ennesima dichiarazione aizza popolo di Salvini, e un acceso dibattito nei commenti al post di un amico populista tra noi e un altro amico di questo che abbiamo visto una volta a quel suo compleanno di cinque anni fa, ci imbattiamo in qualche vignetta ironica su facebook o su whatsapp e ci scappa da ridere come a Marzo.
Come quando avevamo tanta paura e volevamo solo tornare ad abbracciarci.