Dio salvi l’italiano!
Lockdown, smartworking, south working, cameraman, case history, cash, catering, cheap, check-up, email, login, social, ma anche audience, all inclusive, killer, know-how, background, leader, location e poi business plan, mission, meeting…..devo continuare? Ah, questa è ancora più indicativa ( e assicuro che è vera):
Gent.Dott. XXXXX,
stiamo creando sinergie con varie categorie professionali al fine di avere un network per matchare figure buyers con sellers, creando business”.
Matchare!!! Povero Dante, altro che ribaltarsi nella tomba! Quando abbiamo smesso di parlare italiano e riempito la nostra bocca di tutti questi anglicismi?
Durante il confinamento, ammetto che l’uso della rete è schizzato alle stelle. Parole come social, web, ormai sono entrate nel “nostro” vocabolario. Forse un po’ troppo, a mio avviso.
Ad esempio, i francesi hanno una loro parola per tutto. Una parola nella loro lingua. Computer è ordinateur; profili social è réseaux sociaux; email è courriel. Insomma, i francesi…francesizzano tutto! E per quanto possa sembrare antipatico, ammetto che è una cosa che mi piace.
“Dobbiamo avere fiducia nella nostra lingua italiana, nella sua bellezza, nella sua ricchezza, nella sua limpidezza. Ecco perché va fermata l’imbarazzante epidemia di parole straniere, quasi tutte inglesi, che ci sommerge. Spesso dietro il ricorso a una parola inglese si nasconde il nulla. Bisogna imparare a usare sempre il corrispettivo italiano se questo esiste nel nostro vocabolario”
Lo ha detto recentemente all’agenzia Adnkronos il professore Claudio Marazzini, appena rieletto presidente dell’Accademia della Crusca per il terzo mandato.
E’ vero, è difficile. Ammettiamo però che lo facciamo anche un pò per pigrizia. La nostra lingua, la lingua italiana è stupenda. Una varietà immensa di sinonimi, di illustri maestri del passato che ci hanno lasciato scritti di ogni genere. Va bene aprirci al mondo, va bene inserire anche qualche termine straniero qua e là (in fondo le cosa vanno chiamate con il proprio nome), però possiamo mettere da parte la nostra pigrizia e fare un po’ come i francesi, o meglio trovare una via di mezzo. Sforzandoci di trovare la parola italiana a quello che stiamo per dire.
“Le polemiche sulla lingua sono sempre esistite e sempre esisteranno – ammette Marazzini – perché la lingua si evolve con la società. In questo scenario l’azione dell’Accademia della Crusca avviene con equilibrio ma con atteggiamento rinunciatario. Non va fatta una battaglia indifferenziata contro le parole straniere, perché sarebbe non solo perdente, ma inutile. Non ci dimentichiamo di prendere posizione in maniera ferma ogni qual volta la lingua italiana sia aggredita o privata dei suoi diritti”.