Pensieri d’autunno
Se l’estate è uno stato d’animo, l’autunno è peggio di un pugno di faccia. Arriva senza preavviso, ma si fa sentire subito forte e chiaro. A Roma siamo passati da una sorta di microclima in stile “Brasil la la la la la la la laaaaa” a cinque giorni ininterrotti di diluvio e freddo. Un trauma. Settembre ci stava regalando le ultime giornate di sole, poi è bastato distrarsi un attimo per aprire la finestra e trovarsi di fronte ad un cielo così grigio che Milano, scansati proprio. Non mi parlate della magia delle foglie colorate (anche perchè è un attimo mettere male un piede e scivolare di fondoschiena) e neanche del rumore della pioggia sui vetri (che poi bisogna lavarli due volte). Io sto già contando i mesi che mi separano dalla prossima primavera.
Con l’arrivo del freddo una donna è sottoposta ad un livello di stress non indifferente. “Come mi vesto?” non è solo un mantra che si ripeterà da qui a Natale, ma può tranquillamente entrare a far parte del libro delle risposte impossibili. Al mattino presto si comincia con lo scafandro, all’ora di pranzo vai di manica corta per non soffocare, di pomeriggio hai i capelli così gonfi che in confronto Mafalda è appena uscita dal salone di Federico fashion style e, dulcis in fundo, di sera ti aggiri per casa alla ricerca di qualsiasi cosa di caldo tu possa buttarti addosso. Gatto compreso.
Lo stato d’animo va ovviamente di pari passo: la prima folata di vento mi fa venire voglia di trasformarmi in un bradipo, non alzarmi mai dal letto ed andare in letargo. Con la sola eccezione di fare capolino in cucina a mangiare, ma quello non conta. Le gocce sul finestrino della macchina non mi fanno pensare a nulla di romantico, ma mi fanno solo ringraziare il cielo di essere in macchina. Al chiuso. Con l’aria calda accesa a 26 gradi, che prima o poi mi ritroverò una palma e due noci di cocco nel bagagliaio, ma questa è un’altra storia.
E poi cosa c’è di più urtante delle persone che ti dicono “finalmente un po’ d’aria fresca, almeno si respira”? Io devo ancora realizzare che tra qualche settimana farà buio presto, non potrò più andare a correre al parco e sembrerò la sorella dell’omino Michelin. Insomma risparmiateci le frasi fatte, i pensieri profondi, gli alberi viola, fucsia e arancioni, il piacere del thè caldo che ustiona la lingua. Per non parlare del fatto che a breve bisognerà affrontare pure il cambio di stagione. E lì sarà davvero la fine.