Adesso viene il bello: la vera rivoluzione è la normalità
Cinque figli. Un tempo era la normalità. Oggi non è certo una realtà familiare comune ai più. Già ci spaventa fare un figlio, crescerne due ci appare un’impresa. Figuriamoci cinque. Eppure…
Oggi ho deciso di presentarvi la famiglia De Palo/Gambini. Anzi, lascio che siano loro a mostrarsi in tutta la loro “normalità speciale” in questo video in cui annunciano l’uscita del loro secondo libro. Il titolo è già tutto un programma: “Adesso viene il bello”.
Gigi De Palo e Anna Chiara Gambini presentano Adesso Viene il bello
Una finestra sul mondo di una famiglia semplice, come ci racconta Anna Chiara Gambini, la donna alfa di questa allegra compagnia:
Fare i figli è facile, anzi anche divertente aggiungerei! Poi in qualsiasi caso nella vita si diventi genitori, tanto nell’adozione quanto nella procreazione, i figli vanno accolti. Quella è la vera avventura che ti cambia la vita e ti fa vivere l’esperienza nell’ottica del dono. Perché il fatto di aver partecipato alla creazione ci dà spesso il diritto di ergerci a proprietari delle vite che abbiamo in casa, mentre ne siamo davvero indegni amministratori. Non ci sono meriti, l’unico merito è quello di saper dire: “Grazie”.
Open Famiglia
Spesso, nel pensare alla OpenFamiglia di Gigi e Anna Chiara, ho provato ad immaginare le loro giornate. Io che di figlia al momento ne ho solo una e spesso trascorro notti insonni, lavoro ad orari improbabili, arrivo a fine serata con i capelli dritti e raramente riesco a ritagliarmi un momento libero tutto per me! A proposito di normalità!
Quale sarà invece la “normalità” in casa De Palo/Gambini?
Per me in assoluto il momento più bello è la primissima mattina. Tutto riparte, i conflitti del giorno prima sembrano sedati, gli adolescenti hanno meno energia per combatterti e addirittura a volte hanno voglia di coccole. I piccoli piccoli probabilmente ancora dormono, il profumo del caffè, il tempo ancora vagamente lento in cui riuscire a fare progetti per la giornata…Non dura tanto, alle volte pochi minuti, alle volte mezz’ora a seconda del volume della sveglia. Ma è comunque eccezionale anche quando la fatica del risveglio intorpidisce tutto.
Il momento più difficile direi: tutto il resto… diciamo che appena l’intorpidimento finisce e la frenesia della vita reale s’impossessa della “scena” tutto si fa difficile. Il fatto è semplice: succede sempre che appena appiani la “crisi” di un figlio, si scatena a catena la “crisi” dell’altro. Non riescono proprio a pensare che la mamma possa non essere impegnata in qualche loro affare, un po’ come all’ufficio postale: se vedi l’impiegato libero non resisti, ti viene subito in mente qualcosa da chiedergli.
Scherzi a parte, la dinamica quotidiana è complessa sempre. Anche nei giorni apparentemente “vuoti” i rari momenti in cui tutti sono serenamente appagati nei loro impegni, si contano sulla punta delle dita.
La difficoltà in sintesi è cercare di fare pace col fatto di essere manchevoli ogni giorno in qualche campo, perchè la famiglia non è un lavoro con un inizio e una fine, ma una trincea della vita. Non si finisce mai, non si stacca mai la spina, anzi ci si ritrova pure di notte svegli a pensare al futuro…
Ma tutto questo è l’avventura stupefacente che ci consuma e ci sostanzia ogni giorno.
Un’esperienza di puro amore
A marzo del 2018, Gigi e Anna Chiara annunciano su facebook l’amore e la gioia per il nuovo arrivato. Giorgio Maria è nato con sindrome di down.
Giorgio Maria ha arricchito le nostre vite perché ha allargato le nostre prospettive. Ha aggiunto il sigillo “dell’imperfezione” alla nostra capacità di considerarci l’un l’altro. Ha profumato di stupore la nostra intelligenza.
Giorgio è tutt’altro che imperfetto ovviamente, ci sconvolge ogni giorno con qualche conquista inaspettata e consapevole. Ma sapere di averlo dovuto scegliere, e doverlo scegliere ogni giorno, come fratello o come figlio, ci tiene fortemente ancorati alle dinamiche della consapevolezza, della necessità quotidiana del discernimento. Perché Giorgio è la scelta di fare la quarantena senza sgarri, di non perderlo mai di vista quando si aggira per casa, di studiare al 100%, di non lasciare mai la spazzatura un giorno in più nell’angolo, di dare il meglio di noi, per lui che con la grinta e la tenacia di un leone ci ricorda che dono sia la vita.
Perché in un una famiglia la vera esperienza di amore si fa non fin quando ci si vuole bene in virtù di quanto si è bravi ma ci si vuole davvero bene proprio nelle debolezze.
“Tendiamo a dimenticare che la felicità non è conseguenza dell’ottenere qualcosa che non abbiamo, ma piuttosto del riconoscere e apprezzare ciò che già abbiamo.”
Frederick Keonig
Non abbiamo segreti, siamo pieni di lacune e di giornate che girano a vuoto, abbiamo bilanci da rivedere spesso ogni settimana perché i soldi non bastano mai. Abbiamo momenti di sconforto e paura per il futuro, abbiamo la fatica di cercare baby sitter dell’ultimo minuto. E soprattutto la nostra infinita dose di mancanza di tempo. Perché anche quello non basta mai. E ogni sera vai a letto col pensiero di qualche figlio non ascoltato a sufficienza, o di troppe cose rimandate al domani.
Il segreto è non lasciare l’ultima parola allo scoraggiamento dei momenti difficili, ma dare evidenza e celebrare le gioie, le conquiste e le bellezze a cui spesso si fa l’abitudine. Anche per questo ci mettiamo in gioco nel raccontarci. Non per esibizionismo, quanto piuttosto dal bisogno di capovolgere uno storytelling che per troppi anni ha etichettato il termine famiglia come la tomba dell’amore o la fine della libertà.
Genitori e figli crescono insieme
Ogni giorno i miei figli, mi spiega Anna Chiara Gambini, mi ricordano che in questo viaggio della crescita ci siamo dentro insieme, loro crescono in modi diversi: dall’imparare a camminare di Giorgio, all’imparare a dichiarare un amore degli adolescenti; ma anche noi genitori continuiamo a crescere e studiare sulle pagine della vita insieme a loro. Ammettere di dover ancora imparare ogni giorno anche come genitori, non è debolezza ma consapevolezza di una vita che non smette di arricchirsi sempre fino alla fine e mantiene il dialogo seppur talvolta teso e difficile, sempre vivo.
La scuola ai tempi del Covid
Adesso viene il bello segue la loro prima creatura editoriale Ci vediamo a casa, un volume nel quale avevano già dato uno spaccato della loro vita ricca e movimentata. L’uscita del nuovo libro, edito da Sperling & Kupfer editore (disponibile in libreria e sui maggiori store on line), è praticamente coincisa con l’avvio del più complesso anno scolastico degli ultimi decenni.
Non abbiamo dubbio che fosse giusto tornare a scuola, i ragazzi non vogliono parcheggi ma relazioni vere, un segnale di presenza era necessario. Ora dobbiamo fare qualcosa in più di un palleggio sterile di responsabilità, se nella società ci limitassimo a vivere relazioni “responsabili” dovremmo far firmare un modulo ad ogni amico che viene a cena.
Le relazioni, tutte, comportano dei rischi, ma una società sana non si alimenta di relazioni sterili, in cui ti invito a cena ma prima mi firmi un foglio in cui dichiari di non essere allergico a ciò che ho cucinato. Per il semplice fatto che se io invito un amico e so che è allergico all’aglio cucino senz’aglio, la variabile che rende evidente la cura verso qualcuno è la conoscenza di quel qualcuno.
Questa scuola ora può funzionare solo se ci si conosce, se ci si dona l’uno all’altro, se i docenti faranno malgrado l’assenza dei banchi il capolavoro per cui hanno studiato e lavorato per anni, credendo fino in fondo in una missione tutt’altro che fortemente remunerativa.
I docenti sapranno parlare di futuro anche in una scuola “fatiscente” se scruteranno chi avranno davanti, e chi si sente scrutato e curato a sua volta non vuole deludere, sarà responsabile eattento a non mistificare uno stato di salute, ma avrà voglia di un patto educativo.
Tutto può ripartire dalla risposta che i docenti sapranno dare alla meravigliosa vocazione dell’insegnamento. Il resto è sussidio! Banco, aula, mascherina o chiave del bagno…se invece di ripartire dalle persone questa scuola penserà di ripartire dagli oggetti allora si avremo sbagliato a tornare a scuola!
Famiglie (italiane) in crisi
Da un’elaborazione statistica condotta dai ricercatori di Banca d’Italia nei mesi di aprile e maggio 2020 dal titolo “Indagine straordinaria sulle famiglie italiane” è emerso che il 55% delle famiglie italiane è a rischio povertà. Una situazione già grave prima della pandemia, ma che l’emergenza coronavirus ha peggiorato. Ora il 15% della popolazione vive con un reddito che si è dimezzato.
Famiglie che, però, nonostante durante la quarantena abbiano giocato un ruolo fondamentale, sono state spesso dimenticate dalle istituzioni…
Le famiglie sono dimenticate da anni in Italia. Il Covid può essere stata e potrà essere occasione per darne prova evidente a chi tutto questo non vuole vederlo. Senza le famiglie che hanno lavorato ed educato e sono cresciute anche quando ci è stato chiesto lo sforzo maggiore di “fermare tutto”, sarebbe crollato il paese!
Hanno mostrato la forza di chi ha in sé il seme del futuro. Ma i semi non li alimenta mai solo la terra che li accoglie, se la terra viene abbandonata si secca e una terra secca soffoca il seme. I semi sono accolti dalla terra che è a sua volta irrigata e nutrita dal contadino. Ecco le famiglie di oggi sono senza contadino, si affidano alla “Provvidenza” della pioggia che da un certo punto di vista le nutre ancor più in profondità, ma che allo stesso tempo evidentemente disseta pure un contadino che si fa sempre più egoista e interessato al suo piccolo orticello del breve periodo tralasciando il grande raccolto che fornisce se curato anni di raccolto.
L’Italia sta sperperando le energie per un immediato effetto, senza investire pienamente in un futuro molto più longevo e necessario che si traduce nel mettere concretamente al mondo le nuove generazioni. Perché i figli di domani che non vengono messi al mondo oggi, non sono solo un impoverimento concreto ma soprattutto rappresentano la grande frustrazione sociale dei sogni repressi delle giovani generazioni.
Se la famiglia va, va anche la nazione e va il mondo intero in cui viviamo.
papa giovanni paolo ii
Io ogni sera andando a letto penso: “un altro giorno così, no, non ce la faccio”. Lo sconforto è sempre in agguato, ma non abbiamo modelli predefiniti. Solo un cammino, il nostro, della nostra famiglia. Per quello le energie si rinnovano sempre ogni mattina e ogni giorno l’avventura si fa più stupefacente.
Io auguro a tutti di continuare a stupirsi, a non abituarsi all’altro sia l’altro un figlio piuttosto che un marito. C’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire, e spesso i preconcetti che ci cuciamo addosso negli anni ce lo nascondono. Si! Auguro lo stupore! Lo stupore che forse a noi regala ogni giorno Giorgio Maria con la sua liberantissima disabilità.
Buona avventura a tutti! Alla famiglia De Palo/Gambini. Ad ognuno di noi, che cercando di rendere perfette le nostre vite, spesso ci dimentichiamo la bellezza dell’imperfezione. E soprattutto la specialità della normalità. Perché…
La vera rivoluzione è la normalità!
dal film “l’ultimo bacio”
Il web è pieno di frasi sulla banalità e sulla noia della normalità. Ma chi ha attraversato momenti difficili, di crisi, di sconforto, di paura, di difficoltà, ha compreso sulla propria pelle che la normalità (quella che, per esempio, ci è stata tolta durante il lockdown) può essere un dono. E che dietro quelle giornate di semplice “normalità”, se guardi bene, a volte si nasconde la vera felicità.
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