Un microchip nel cervello non è più fantascienza
Sta succedendo. Ormai è questione di mesi, forse anni (ma pochi) e il Neuralink di Elon Musk sarà impiantato sugli esseri umani.
Ora, lungi da chi scrive frapporsi tra l’uomo e l’evoluzione tecnologica che gli potrebbe migliorare la vita, ma non si può negare che la prima reazione alla suddetta notizia sia uno sbigottito: “Cosa?!”.
E qui iniziano le domande senza risposta.
Personalmente non ho le capacità per prevedere l’impatto che questa tecnologia avrà sulla specie umana. È il primo passo per diventare dei cyborg? Verrà utilizzata per controllare la nostra mente? Potremo ancora definirci esseri umani? Le macchine prenderanno il sopravvento e ci uccideranno tutti? Ecco, queste solo solo alcune delle domande che scaturiscono leggendo uno degli articoli che riportiamo in calce.
La sensazione è di intuire che intorno a noi, intorno alle nostre vite in fin dei conti analogiche, si stia facendo spazio l’avanzata di una realtà digitale che è ormai obsoleto chiamare fantascientifica. E questo fa molta più paura della scena finale di Alien.
L’applicazione della tecnologia in ambito medico
Certo, la finalità del microchip, e dell’interazione uomo-computer in generale, sembra essere “in buona fede”, come fa sapere lo stesso magnate della SpaceX che sottolinea: “Un dispositivo del genere può effettivamente aiutare a curare disturbi quali perdita di memoria, perdita dell’udito, depressione e insonnia”. E in futuro si pensa (e spera) di impiegarlo anche per la cura di malattie neurologiche come Alzheimer, Parkinson e lesioni al midollo spinale.
Bene, ovviamente ce lo auguriamo tutti e con la stessa unanimità confidiamo nel fatto che non venga utilizzato per scopi “malvagi”, anche se, visto quello che si sta facendo, ad esempio, con i nostri dati sensibili per un puro fine commerciale e di profitto, il dubbio che questa storia ci si possa ritorcere contro è più che legittimo, credo.
Come sarà quando avremo tutti un microchip nel cervello?
Ad ogni modo, provando ad immaginare la nostra quotidianità, con un pizzico di fantasia, in un futuro prossimo quando tutti avremo il Neuralink impantato nel cervello e le sue applicazioni non saranno più solo circoscritte all’ambito medico, avremo finalmente la possibilità di viaggiare senza muoverci, scrivere col pensiero, fare la spesa senza usare neanche il cellulare, guidare senza mani e fare l’amore da fermi.
Bello. Vivere senza vivere, praticamente.
Boh, speriamo bene.