Ciò che c’è di più profondo è la pelle.
Il nostro corpo ha memoria di tutto. Ogni nostro sentimento ed ogni singola emozione si registra sull’epidermide in modo incancellabile. Le parole non bastano per raccontare la nostra storia e a volte anche il cervello rimuove fatti e sensazioni per proteggersi, la pelle no. Su di essa si trascrive quello che abbiamo provato come si trattasse di un codice cifrato. Talvolta decidiamo noi di disegnarci sul corpo ricordi e stati d’animo, perché ci raccontano e ci appartengono. Insomma, per dirla con lo scrittore Paul Valéry: Ciò che c’è di più profondo è la pelle.
Accade poi che, ancora nel 2020, quello che è ritratto sul corpo possa creare imbarazzo o perfino possa provocare problemi per entrare nel mondo del lavoro. Rimandando al buon gusto, educazione e soprattutto riguardo dei ruoli che si ricoprono, che ogni singolo dovrebbe rispettare, è ovvio che oggi rifiutare qualcuno per il solo fatto di avere un tatuaggio risulti quantomeno discriminatorio.
La gente che ha rovinato il mondo ha la cravatta, non i tatuaggi…
(Anonimo)
Sulla possibilità di mostrare i tatuaggi al lavoro la legge non dice niente, anzi normativa italiana ed europea non vietano di esibire un disegno su una parte del corpo. C’è però l’eccezione che conferma la regola: le forze dell’ordine. Esercito, Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza. Vige una sorta di rispetto per l’uniforme e per ciò che si rappresenta. Per di più chi ha un segno molto riconoscibile sul corpo difficilmente potrebbe essere mandato a fare una missione come infiltrato.
Fin qui tutto chiaro. Quindi chi voglia entrare nelle forze dell’ordine deve fare attenzione a non avere tatuaggi visibili, riconoscibili o lesivi dell’uniforme che indossa. E dunque se vi desidera intraprendere quella strada bisogna aver cura di rimuovere i segni sul corpo che non sono compatibili.
Le complicazioni nascono quando, forse a causa di una serie di errori involontari, ci si trova davanti a una situazione kafkiana fatta di stravaganza e oscurità.
Questa vicenda inizia nel 2017 con il Bando per Allievi Agenti della Polizia di Stato. Alla prova preselettiva partecipano circa 89.000 candidati per 1148 posti da assegnare. Arianna Virgolino è una delle giovani aspiranti agenti, che si dedica giorno e notte a studiare, per superare quella prova. Un test composto da 80 domande di cultura generale a risposta multipla, da completare nel tempo massimo di 60 minuti.
Ho studiato per un anno intero. Trecentosessanta giorni di tempo tolti a mio figlio, che non aveva ancora 5 anni, al mio compagno e alla mia famiglia. Continuavo ovviamente anche a lavorare, per cercare di non gravare sul bilancio familiare. Sapevo che, visto il consistente numero di aspiranti, per poter passare questo primo step importante, avrei dovuto totalizzare un buon punteggio. Ero immersa in uno studio frenetico anche di notte.
L’impegno profuso da Arianna ottiene la giusta ricompensa. Riporta un punteggio ottimo: 9,875 con 79 risposte esatte su 80. Questo le consente di proseguire con la ulteriore fase concorsuale, programmata nel mese di Aprile 2018.
Adesso però deve mettersi in regola con tutti i requisiti, così lo stesso giorno che passa le preselettive, Arianna contatta un medico. La decisione è quella di rimuovere con il laser un vecchio tatuaggio che ha all’interno del polso. Nove trattamenti ustionanti e molto costosi. Per far in modo che quel disegno fatto a 18 anni non risulti visibile indossando l’uniforme estiva, a maniche corte. Esattamente come prescrive la norma.
I tatuaggi infatti non rappresentano necessariamente una condizione che preclude l’accesso ai ruoli della Polizia di Stato. L’art. 2 comma 2, ultimo periodo del DPR 23.12.83 n. 904, modificato dal DPR 24.8.90 n.273, prevede che: “I tatuaggi sono motivo di non idoneità quando, per la loro sede o natura, siano deturpanti o, per il loro contenuto, siano indice di personalità abnorme”. Ogni valutazione pertanto può essere fatta solo in sede di visita medica di idoneità.
Ebbene accade che dopo aver superato le prove di efficienza fisica, Arianna arriva all’accertamento medico sanitario. E in quella sede la escludono.
Era stato tutto inutile. Malgrado il tatuaggio fosse stato rimosso e nonostante il dolore fortissimo sopportato per molto tempo, il residuo cicatriziale di rimozione viene considerato come un tatuaggio ancora in essere.
Durante la visita medica mi domandano cosa raffigurasse il tatuaggio, prima di essere stato eliminato. Mentre rispondo noto che la descrizione viene riportata sul verbale della scheda tecnica, sotto mia ingenua dettatura, come se il disegno risultasse ancora visibile. A testimoniare la reale scomparsa è proprio la descrizione riportata in modo errato. Sul verbale si legge infatti che prima della rimozione il tatuaggio raffigurava “cuore e corone”. Una descrizione generica data da me. In realtà il disegno era di un cuore tra due mani con sopra una corona.
Mi domando come possa fare un medico della Polizia di Stato a descrivere il disegno di un tatuaggio se allo stesso tempo dichiara, come da verbale, non distinguibile in figure.
Sono stata io, in modo più che sincero e ingenuo, a descrivere cosa in passato raffigurasse il tatuaggio, prima di essere cancellato. Il tecnico avrebbe potuto tranquillamente confonderlo con una scottatura. La mia onestà però non è stata ripagata.
A quel punto Arianna ricorre al TAR del Lazio che, in via cautelare, le permette di continuare l’iter concorsuale. E il 17/10/2018 le arriva, sempre dal TAR, la tanto attesa idoneità. L’8/11/2018 Arianna Virgolino entra a far parte del 204simo corso degli Allievi Agenti.
Otto mesi intensi e bellissimi
Descrive in questo modo quelle settimane di corso, Arianna Virgolino. Otto mesi in cui però si rincorrono vicende, a dir poco, particolari.
Arianna scopre che non è stata la sola a fare ricorso per l’ingiusta valutazione di un tatuaggio. In molti si trovano nella sua stessa situazione. Inoltre i ricorsisti sono anche stati raggruppati insieme.
Il Ministero dell’Interno propone Appello al Consiglio di Stato contro le sentenze del TAR, che avevano dichiarato le varie idoneità. Così piovono appelli sui colleghi paricorso di Arianna. Il fatto di non essere stati divisi ma riuniti permette loro di confrontarsi. E notano con stupore che i giudizi non sono affatto uniformi.
La sentenza del TAR Lazio che riguardava la mia idoneità, mi era arrivava il 2 Maggio 2019. Il giorno stesso, il mio avvocato l’aveva notificata al Ministero dell’Interno e, per il Codice di procedura amministrativa, da quel momento iniziavano i 60 giorni di tempo, entro i quali poter fare appello al Consiglio di Stato. Termine da intendersi come perentorio.
Pertanto ad Arianna la notifica dell’appello sarebbe dovuta arrivare entro il 2 luglio 2019. I giorni passano. Arriva il 26 Giugno 2019, il tanto sognato giorno del giuramento, ma di quella notifica ancora nessuna traccia.
Ho gridato “Lo Giuro” con tutto il fiato che possedevo, con gli occhi colmi di lacrime di gioia. E’ stato uno dei giorni più importanti della mia vita, i miei cari e il mio compagno mi guardavano fieri ed orgogliosi. Il mio bimbo continuava a dire a tutti i presenti “quella è la mia mamma!” come se io fossi un supereroe.
Arianna continua per la sua strada e l’8/7/2019 prende servizio. Polizia Stradale di Guardamiglio, in provincia di Lodi. La scadenza categorica è trascorsa e quindi in teoria lei può dedicarsi al suo adorato lavorato, senza altri pensieri.
Arianna si ambienta con i colleghi, ormai diventati come fratelli. E si distingue per la sua professionalità.
Davo tutta me stessa, attribuivo valore ogni giorno al Giuramento che avevo prestato. I colleghi e il mio Capo Ufficio mi apprezzavano e molto spesso ricevevo complimenti per la mia dedizione e il mio spiccato senso del dovere.
Si svolgono così i giorni e i mesi successivi, con intensità e tanta passione.
Anche mio figlio aveva compreso che per un periodo doveva dividermi con quella che definivo la mia seconda casa e l’altra famiglia.
Purtroppo non era finita e per lei c’era ancora da penare.
Dopo 58 giorni dallo scadere del termine perentorio, il 28 Agosto 2019, dieci minuti prima di iniziare il turno serale, Arianna riceve la chiamata del suo avvocato che le comunica la notifica dell’Appello, arrivata tramite pec. La sua realtà diventa cenere.
Il Ministero, attraverso l’Avvocatura dello Stato, dichiara di aver provato ad inviare l’Appello, tramite una semplice raccomandata di Poste Italiane. Asserisce che il plico era stato inviato all’indirizzo dove Arianna Virgolino avevo eletto domicilio e cioè lo studio legale del suo avvocato. Uno studio in essere da più di 15 anni. La raccomandata del 1 luglio 2019 non andava a buon fine e non veniva recapitata mai allo studio legale, ritornando al mittente il 3 Luglio 2019 con la dicitura “irreperibilità del destinatario”.
Nell’appello leggevo: “la normativa è chiara nel senso di ritenere un nocumento all’immagine della Polizia di Stato, la presenza di un tatuaggio di dimensioni non trascurabili, in una parte del corpo non coperta da uniforme”. Non capivo e non capisco ancora oggi come un tatuaggio di pochi centimetri, per di più rimosso, potesse rovinare l’immagine della Polizia.
Il giorno 26 Settembre 2019, il Consiglio di Stato si riunisce in Camera di consiglio. Si omettono le tempistiche delle notifiche e viene emessa altresì un’ordinanza che accoglie la richiesta di sospensione dal servizio.
Un uomo senza tatuaggi è invisibile agli Dei.
(Proverbio degli Iban, una delle tribù indigene del popolo Dayak del Borneo)
A questo punto ad Arianna e al suo avvocato non resta che presentare una revocazione dell’ordinanza per far rilevare il vizio di forma, che avevano omesso di valutare. Il Consiglio di Stato fissa così una successiva udienza in Camera di consiglio.
Intanto però Arianna continua a lavorare. Sempre con la stessa professionalità. Sempre rispettando il suo giuramento.
E’ il 7 novembre 2019 quando subisce l’ennesima beffa. E’ il giorno del suo encomio per meriti di servizio ma è anche la data in cui le viene notificata la sospensione.
Per essere riuscita a sedare una violenta rissa iniziata in un locale, in cui erano rimasti coinvolti avventori e cittadini del comune di Casalpusterlengo, ricevevo un riconoscimento dallo stesso Sindaco e una proposta di Lode Ministeriale. L’Amministrazione cittadina organizzava una cerimonia di ringraziamento, alla presenza del Prefetto, del Questore e di vari giornalisti di Lodi, per premiare il mio coraggio.
Un momento che sarebbe dovuto essere riposto nella scatola dei bei ricordi e invece rimarrà stampato nella mia memoria come il giorno più brutto, in assoluto.
Le lacrime di gioia diventano urlo di dolore. Finita la cerimonia e subito dopo aver ricevuto i complimenti da parte dello stesso Prefetto, Arianna Virgolino riconsegna la sua divisa, il suo tesserino e tutto ciò che ha meritato e ottenuto.
Arianna è sospesa senza percepire nulla.
Il 14 Novembre 2019 si svolge la seconda Udienza in Camera di consiglio, con oggetto la questione della tardività di notificazione oltre il termine perentorio. Il Consiglio di Stato comunica che la problematica è stata appresa ma che bisognaa risolverla in Udienza pubblica. Quindi, assumendosi la responsabilità di anticipare il merito, che inizialmente era programmato per fine 2020, lo fissa al 6 Febbraio 2020. Con la formula: “… in cui è stata pronunciata l’ordinanza cautelare revocanda”.
Quel “revocanda” provoca un barlume di speranza. Invece a marzo 2020 esce la sentenza che accoglie la richiesta del Ministero dell’Interno e che sana il vizio di notifica.
Il ragionamento su cui si basa tutto è il seguente. Poste Italiane non era riuscita a recapitare la raccomandata presso lo studio legale, dichiarandolo addirittura irreperibile. Per questo non si poteva far ricadere la colpa sul Ministero ed era così possibile per quest’ultimo continuare il processo notificatorio. Avendo a disposizione ulteriori trenta giorni, a decorrere dal 3 Luglio 2020, data in cui era tornata indietro la cartolina al mittente. E dal momento che il mese di agosto è considerato festivo, i termini per la presentazione dell’Appello c’erano tutti.
La sentenza si pronuncia anche nel merito e dichiara che la decisione del TAR Lazio è viziata. Con la motivazione che non spettasse al medico giudicare l’entità, la grandezza e specialmente la qualità di visibilità del tatuaggio. Il sanitario doveva limitarsi a un mero accertamento tecnico, riferendo solo se in quel momento fosse presente o meno un tatuaggio. Il Consiglio di Stato, senza alcuna prova, anzi, con descrizioni e verbali discordanti anche tra loro, considera che in quel momento il tatuaggio ci fosse.
Il reato gravissimo di cui si è macchiata l’ex agente Arianna Virgolino è un tatuaggio, peraltro rimosso, che non compariva nemmeno alle visite mediche.
Vicenda assurda a tratti grottesca ma carica di sofferenza per chi l’ha vissuta e la sta ancora vivendo.
E’ il 9 marzo 2020. Il lockdown in Italia diventa effettivo e Arianna cade nel buio con la notifica di quella sentenza. Giorni e settimane di eclissi totale nel suo cuore. Ore fatte di domande e lacrime, delusione e rabbia e soprattutto dolore. E’ triste perché non è in grado di aiutare i suoi colleghi, impegnati in modo particolare in quei momenti di quarantena. Si sente quasi colpevole nel non poter dare una mano alla sua famiglia acquisita.
Ad oggi mi sento solamente pugnalata alla schiena e ad usare la lama è stata la mia “mamma”. Si perché non mi stancherò mai di ripeterlo che per me la Polizia è una famiglia e noi siamo tanti figli della nostra Amministrazione. Non capisco questo accanimento. Perché alcuni sono in regolare servizio con tatuaggi ben in mostra? Io volevo solamente servire con dedizione il mio meraviglioso Stato.
La sua vicenda, a chi guarda dall’esterno, ha dei connotati tormentati e incomprensibili. Nessuno discute sulla necessità di imporre limiti a disegni e scritte sulla pelle per chi entra a far parte delle forze dell’ordine. Forse però i cittadini preferiscono agenti tatuati, rispettosi delle regole e capaci nelle situazioni più estreme, a sceriffi non all’altezza che si aggirano per la città senza tatuaggi.
Avere valori di correttezza e appoggio anche in situazioni difficili, mantenendo le promesse iniziali e comportandosi seguendo un codice prestabilito. Tale è la lealtà e la coerenza. Questo è quello che si richiede, oltre alla competenza specifica, a chi è preposto a difendere. Simbolo di tutto ciò è quel cuore blu che ad Arianna piace molto. Un’immagine che rappresenta dedizione, fedeltà e amicizia. E molti sono i colleghi e gli amici che si sono stretti intorno ad Arianna e alla sua vicenda.
Arianna Virgolino, 31 anni con un figlio di otto anni e un compagno Ispettore, è pronta ad adire la Corte Europea, perché ha deciso di lottare e di non rinunciare a quello che per lei è un diritto leso. Ha voglia di tornare alla sua seconda famiglia, composta da fratelli, sorelle e ideali. Ha il desiderio di tornare a casa perché per lei la vita, senza far parte di quel corpo, non riesce più ad essere perfetta.
Ieri ero quiete perché oggi sarò la tempesta…
Ero in bilico tra l’essere vittima, essere giudice
Era un brivido che porta la luce dentro le tenebre
E ti libera da queste catene splendenti, lucide
Ed il dubbio o no, se fossero morti oppure rinascite.
Måneskin