Se telefonando potessi dirti quanto ci mancherai.
Se telefonando potessi dirti quanto ci mancherai, ti chiamerei. Ennio, Maestro superlativo, ci mancherai tanto. Mancherà la tua luce e la tua semplicità. Il tuo essere umile, come solo i grandi sanno essere.
Come si fa a spiegare al mondo la tua assenza? Hai creato arte. Hai creato stili e dato vita a idee nuove.
Le sirene della polizia di Marsiglia ti hanno ispirato quell’introduzione, di fiati, che apre un brano di cui diventa subito il motivo portante. Lo stupore della tua musica unita alla voce di Mina.
Un fischio ti è bastato per entrare nella storia del cinema, per essere leggenda.
Eri un uomo semplice. Eri un genio. Hai accumulato solamente più di 600 composizioni, venduto 70 milioni di dischi, ricevuto 2 premi Oscar in 60 anni di carriera. Sei stato il primo italiano a ricevere il Polar Music Prize dall’Accademia Reale svedese di musica, con la motivazione che le tue coinvolgenti composizioni e arrangiamenti trasportano la nostra esistenza su un altro piano, rendendo il quotidiano simile alle scene di un film.
Se telefonando potessi dirti quanto ci mancherai, prenderei subito il telefono.
Camminavi e ti muovevi come un uomo qualunque. Parlavi e comunicavi come se fossi il nostro vicino di casa, ma il tuo portento creativo non aveva uguali. Il tuo estro si manifestava improvvisamente, destinato a restare eterno.
Ora troneggi in Via delle Fratte, nella tua Trastevere, a Roma. Adesso anche il tuo volto, come la tua musica, non verrà mai dimenticato.
Ti hanno dipinto con l’aureola e mentre ci indichi di fare silenzio. E noi non possiamo far altro che ascoltarti e seguire le tue note.
Hai saputo coniugare due linguaggi, la musica e il cinema. Per unirli hai usato talento, passione e quell’amore di cui ti circondavi anche nel tuo privato.
Perché comporre per te era come l’Amore
“… il trovare un’idea subito vuol dire che è attaccata già al film, aggrappata al film. Con le immagini c’è un vero matrimonio come l’Amore a prima vista.” Ennio Morricone
C’era una volta, come in una favola, un giovane compositore, arrangiatore, direttore d’orchestra. C’era una volta in America un talento indescrivibile, che non si è buttato via Per qualche dollaro in più. I tuoi Intoccabili momenti di creatività erano una Mission per te. Il tuo bagliore d’arte è come l’infinito del numero otto. Ti sei disegnato lassù un piccolo angolo tutto tuo, il cinema coniugato al Paradiso.
Maestro, se solo avessi potuto telefonarti. Però non è stato possibile, anche perché tu avevi uno strano rapporto col cellulare. E allora ti ho scritto. Per dirti grazie, per la tua poesia fatta musica e per le emozioni fluite da te e giunte a noi, intatte e coinvolgenti.
Ci hai fatto immergere in ogni stato d’animo e sensazione. Ci hai esaltati e divertiti, commossi e resi orgogliosi.
Per tutto questo e tanto altro ancora, grazie.
Se telefonando io potessi dirti addio, ti chiamerei