Emozioni: la cognizione del dolore

Emozioni: la cognizione del dolore

In veste di blogger mi trovo spesso a riflettere sulla condizione umana e, pur cercando di mantenere sempre senso critico, qui posso lasciare fluire meglio le emozioni. È uno luogo diverso rispetto ad uno spazio d’informazione, quindi posso abbandonare lo sguardo analitico che uso quando scrivo un articolo di giornale per abbracciare una dimensione più ampia e forse più umana. 

Il 2020 è un anno profondamente emozionale, molti si chiedono ancora cosa ci porteranno o meglio ci toglieranno ancora questi 366 giorni che sembrano maledetti, come nella migliore tradizione dell’anno bisesto. Siamo cambiati, forse non in meglio, almeno non tutti, ma molti di noi hanno dovuto fare i conti con un nuovo senso di vuoto. Chi ha perso un amico, chi un familiare, chi la persona amata, ma in molti abbiamo forse perso la fiducia in un mondo migliore ed oggi tutti ci ritroviamo a fare i conti con un orizzonte che non riconosciamo più come nostro.

In questi mesi sono tante le storie private che hanno riempito un cielo di stelle sempre più ampio, ma ci hanno lasciato anche personaggi di una statura culturale che difficilmente riusciremo a ritrovare nel prossimo futuro. Persone che, anche se non conoscevamo, hanno segnato il nostro cammino, sono con noi e oggi noi, senza di loro, ci sentiamo come se fossimo stati privati di parte di noi.

Emozioni: i vari sensi di vuoto

Ho provato diversi vuoti in questa mia breve, ma lunga esistenza. Posso dire che ci sono dolori fortissimi e improvvisi, come quando vieni travolto da notizie che non vorresti mai ricevere. Ci sono telefonate che invece sai che prima o poi arriveranno, provi a prepararti ma non sarai mai pronto. Poi ci sono situazioni in cui, a tutto questo, si aggiunge una componente nuova che porta via una parte profonda di te. Come quella cassetta che s’incastrava e usciva tutto il nastro. A volte si rompevano e non potevi farci nulla, anche se poi non avevi neanche il coraggio di buttarla quella cassetta. 

Quest’anno tutti ci siamo avvicinati di più al dolore, una cosa a cui forse non eravamo abituati. Non ne usciremo migliori, questo ormai è assodato, ma alla speranza di una nuova sensibilità futura voglio crederci. Qualche seme mi basta, il tempo farà il resto.

Ad Maiora.

distantimaunite

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *