Ogni scelta è una scommessa
Io sono una di quelle persone che prima di prendere una decisione fa passare i secoli. Userei il termine “eterna indecisa”, se non fosse estremamente inflazionato e se non avesse in sé quella condanna perenne all’indecisione.
Insomma, io prima o poi la mia scelta la faccio, non è così “eterna” la mia indecisione. Solo che ci impiego parecchio. Tutto qui.
Come prendere una decisione?
La maggior parte delle volte che scelgo qualcosa, da un capo d’abbigliamento a una strada da seguire, mi sento addosso il peso di aver sbagliato. Fortunatamente è una sensazione momentanea che, il più delle volte, svanisce dopo poco. Ma quegli istanti che precedono la scelta sembrano sempre interminabili.
Con gli anni, però, ho elaborato una tecnica che sta iniziando a dare i suoi frutti. Quando sono lì di fronte al classico metaforico bivio e percepisco che sta arrivando l’ansia della scelta, semplicemente la ignoro. Faccio finta che prendere una decisione sia la cosa più facile del mondo e mi butto. Certo, questa tattica può andar bene quando sei di fronte alla cassa e ancora fissi la carta dei gelati mentre quelli dietro di te iniziano a spazientirsi.
È chiaro che in altre circostanze più serie ponderare tutto per bene prima di scegliere può rivelarsi determinante.
Se ti lasci andare la vita ti sorprende
Non lo so se è sempre così. Voglio dire, non c’è una statistica che possa provare quanto sto per dire. Però è molto romantico, quindi lo esporrò comunque con la stessa convinzione.
L’altro giorno ero con il mio compagno di viaggio ad esplorare un paesino del Lazio. Faceva molto caldo, eravamo già scappati da un posto super affollato, avevamo camminato molto, erano le quattro e non avevamo ancora mangiato… In questa difficile condizione eravamo chiamati a scovare un posticino fresco e appartato dove consumare i nostri panini.
Chiunque si sia trovato in una situazione del genere sa bene che in questi casi le cose possono solo che peggiorare, tipo: “Proviamo di là” e ti ritrovi in una piazza soleggiata con due gruppi di turisti tedeschi e neanche una panchina.
E invece, sarà stata la disperazione, sarà che avevo un grosso credito nei confronti della sorte da giocarmi in occasioni tipo quella, ma fatto sta che la fatica e la fame sembravano svanite, di tedeschi nemmeno l’ombra e quel mio “Proviamo di là” ci ha condotti inaspettatamente in un posto magico. Uno di quei posti che speri di trovare ogni volta che scegli di percorrere una sconosciuta viuzza di paese e ti immagini il punto di arrivo.
C’era il vento, c’era l’ombra, c’era l’affaccio sulla valle e perfino un tavolino con due sedie!
Una fortuna che non si commenta, certo. Ma avrei potuto anche scegliere l’altra strada, quella più bella, più centrale, più gettonata. Invece ho rischiato, ho scelto di pancia, ma anche con un po’ di voglia di andare controcorrente.
Chi può dire quale sia la strada giusta?
Possiamo essere fieri delle nostre scelte, o delusi dalle conseguenze provocate dalle decisioni che abbiamo preso, ma alla fine ogni scelta è una scommessa, quindi inutile stare troppo ad arrovellarsi il cervello per prendere la decisione giusta. Semplicemente non esiste una strada più giusta di un’altra. Almeno non in assoluto. Esiste, forse, una serie di variabili legate a ciascuna delle due strade del bivio, che si attivano una volta avviato uno dei due percorsi.
Insomma, la strada che scegliamo, con tutte le sue incognite può rivelarsi quella giusta nella stessa percentuale in cui può rivelarsi quella sbagliata. Non c’è altra via d’uscita se non continuare ad andare e a scegliere, fosse anche di tornare indietro.