Covid 19, le parole sono importanti

Covid 19, le parole sono importanti

Spesso lo dimentichiamo, ma le parole sono importanti, ancor di più quando si parla di salute e malattia. In questi mesi di battaglia contro il SARS Coronavirus 2, l’informazione si è trovata colta di sorpresa come i professionisti che hanno dovuto combattere la malattia in prima linea. Non è facile fare una corretta informazione in ambito medico e la responsabilità è altissima come nel caso del Covid 19.

Proprio per questo con la dott.ssa Marica Maccarone, UOC Radiologia dell’Ospedale Santo Spirito di Pescara, abbiamo cercato di  fare chiarezza su diversi aspetti della malattia, in modo da rispondere ad alcuni interrogativi passati e presenti. Non è un discorso facile, ma sicuramente vale la pena approfondire per avere un quadro più completo e andare a fondo in un vocabolario tecnico che può’ trarci in inganno se letto in maniera superficiale.

Riavvolgiamo un po’ il nastro…

Da un punto di vista clinico, abbiamo iniziato a vedere una situazione anomala tra la fine di dicembre e gli inizi di gennaio, e per strana voglio dire polmoniti, anche polmoniti atipiche ovvero interstiziali, che erano sicuramente un po’ più frequenti rispetto alla norma e aumentate di numero rispetto agli anni precedenti. Da premettere che era noto che il virus influenzale previsto per quest’anno fosse molto brutto e che quindi era consigliata la vaccinazione. Le polmoniti atipiche sono di origine non batterica, anche e soprattutto virale, quindi moltissimi casi all’inizio sono stati inquadrati come da virus influenzale. 

Con il senno di poi, è però difficile dire se tra i casi d’influenza non vi fossero anche già casi di Covid. Il dubbio permane, perché non eravamo a conoscenza all’epoca di questa nuovo tipo di patologia infettiva, per cui pensavamo fosse legata all’ influenza stagionale. 

L‘Oms ci aveva allertato che l’influenza sarebbe stata particolarmente aggressiva e aveva consigliato il vaccino anche alle persone non a rischio, proprio per evitare complicanze appunto come quella della polmonite. 

Da radiologa come hai visto mutare ‘fisicamente’ il virus… contando poi che molto probabilmente era già in circolazione diversi mesi prima….

Poco a poco la situazione è precipitata.. anche se ovviamente non eravamo ancora coscienti di quello che sarebbe accaduto, perché non sapevamo che il virus stesse già circolando alle nostre latitudini. Una situazione andata in crescendo fino alla fine di febbraio, anche perché dalle TC noi ci siamo accorti che non eravamo  di fronte a normali polmoniti batteriche e ci siamo posti delle domande a cui inizialmente non trovavamo risposte.  

Nel frattempo abbiamo comunque preso coscienza dell’esistenza di questa nuova patologia, dopo le rivelazioni fatte dalla Cina, ma per noi all’inizio era una cosa circoscritta al territorio orientale e quindi non era facile fare ipotesi in tal senso. Informazioni sbagliate o mancanti che hanno pesato sulle diagnosi dell’epoca. 

Chiunque sentissi, tra i colleghi sparsi a tutte le latitudini, confermavano la presenza di tante polmoniti, ma ancora oggi è difficile dire se fossero già anche da Covid 19. La polmonite interstiziale esiste infatti  al di là del Covid,  qualsiasi virus o microrganismo non batterico può darla, su tutti il morbillo ed il Mycoplasma.

Forse fare più tamponi fin dall’inizio, nonostante la possibilità ormai accertata di falsi negativi allo stesso, ci avrebbe potuto aiutare nell’identificare ed isolare i casi sospetti e positivi ed i loro contatti. Nessuno si sarebbe potuto però mai immaginare una pandemia, in Italia abbiamo dato il là, ma molte altre nazioni nel mondo (purtroppo) ci hanno poi superati. Noi siamo stati solamente i primi, i più sfortunati, complici anche i diversi eventi contemporanei di livello internazionale che si sono svolti sul nostro territorio. Una cosa inevitabile in una società globalizzata.

Rispetto ai ‘normali’ virus influenzali, il Covid 19 muta più velocemente e con un maggiore range di casistiche differenti?

Il Covid è e rimane un virus e come tale muta: basti pensare al virus influenzale. Quando noi facciamo il vaccino veniamo immunizzati per un ceppo, quindi non siamo coperti in caso di eventuali mutazioni che possono sopraggiungere nei mesi o nelle settimane a venire. Il virus si ricombina, mutando così il suo genoma, ovvero modificando le proteine che espone sulla sua superficie cellulare. Risultando pertanto sconosciuto al nostro sistema immunitario, che non riesce a riconoscerlo, non è aggredibile dagli anticorpi che abbiamo sviluppato a seguito della somministrazione di un vaccino. La stessa cosa accade anche per il SARS Coronavirus 2, con l’aggravante che questo è un virus nuovo. 

La Cina ne ha denunciato l’esistenza a gennaio e solo da quel momento in poi il mondo ha iniziato a studiare questo agente patogeno: basti pensare che soltanto in Europa sono state già identificate almeno 14 mutazioni accertate del virus. Sul vaccino sta lavorando ora l’intera comunità mondiale, ma non è un lavoro semplice: io sono ottimista, perché mettendo insieme le migliori menti del pianeta arriveremo molto probabilmente ad una soluzione, la quale però potrebbe non essere definitiva, visto il rischio di mutazione. 

In quel caso avremo comunque una base anticorpale che potrà sfruttare una immunità crociata (cross reattività). Questo potrebbe quindi consentire di sviluppare sì la malattia, ma anche in forme potenzialmente meno severe. Ma in questo quadro non ci sono ancora certezze, quindi è necessaria la massima attenzione.

Covid 19 immunizzazione

Tra i primi dubbi sorti c’è quello legato all’immunizzazione, qual è la situazione attuale?

In soli sei mesi è difficile avere evidenze sull’immunizzazione: per la SARS ad esempio abbiamo riscontrato un’immunità temporanea che dura circa un paio di anni, dopodiché il livello degli anticorpi scende e la persona non è più protetta da un’eventuale nuova infezione. Per il Covid al momento ci sono diverse teorie: per alcuni basta essere entrati in contatto con il virus per avere l’immunità, per altri invece se non si è sviluppata la malattia in modo conclamato o non si sono avute complicanze (gastroenterite, encefalite – molto rara, vasculite – soprattutto sotto forma di rash cutanei) non si è coperti dagli anticorpi. 

In pratica se il virus si è fermato alle alte vie respiratorie, quindi naso e gola per intenderci, non si è sviluppata un’immunità protettiva poiché il virus non è andato in circolo a livello sistemico nell’organismo, perché è stato bloccato prima, oppure si è stati esposti a cariche virali basse che non hanno consentito la diffusione sistemica dell’infezione. Se ci basiamo su quanto visto per la SARS, l’immunizzazione acquisita dovrebbe essere non perenne, ma temporanea… Temporanea per quanto tempo però?

Parlando d’immunizzazione, viene spontaneo domandarti cosa ne pensi della terapia con il plasma… non esente da polemiche e critiche forse sterili…

La terapia con il plasma è sicuramente un trattamento da studiare e sviluppare perché chi guarisce dalla malattia ha anticorpi IgG (immunoglobuline) protettivi. Il problema è che avere una mole di plasma sufficiente per curare tutti i pazienti non è semplice da ottenere, per lo meno con i numeri di pazienti malati che avevamo sarebbe stato difficile reperire una quantità di plasma sufficiente per curare tutti. 

Inoltre, cosa non da poco, non tutti i soggetti possono essere trattati con questa terapia perché, andando ad iniettare immunoglobuline ci sono delle controindicazioni. La più frequente e semplice è quella della presenza di eventuali allergie, ma ci sono categorie di pazienti che sono affetti da altre patologie che non possono beneficiare di questa terapia. 

Per questo è partita la sperimentazione clinica multicentrica che consentirà di validare l’effettiva utilità della terapia con il plasma e le categorie di pazienti a cui può essere somministrato o che dovranno essere escluse. Lo stesso discorso vale per i vaccini: prima di somministrarli bisogna essere sicuri che non creino più danni della malattia stessa. Potenzialmente è una miniera d’oro, intesa come possibilità di salvare le vite dei pazienti, però bisogna identificare le categorie a cui si può somministrare, pena fare danni maggiori.

Perché secondo te sono nate tutte queste leggende intorno al Coronavirus? In particolare quella che (personalmente) mi è apparsa più assurda è quella legata al 5G… 

Non so perché siano nate queste ‘leggende metropolitane’, ma sicuramente ha pesato il fatto che la Cina che abbia tentato di nascondere fino all’ultimo la gravità della sua situazione interna. Un po’ la situazione generale, un po’ il lavoro fatto da dietro le quinte dal movimento No Vax può aver portato a questo polverone, anche alla luce del fatto che nessuno di noi avrebbe mai potuto aspettarsi una cosa del genere. Anche noi medici siamo stati presi in contropiede da questa storia: siamo stati catapultati in un film dell’orrore. Rimangono però teorie fantascientifiche, che nella loro assurdità fanno anche un po’ sorridere, non avendo scientificamente parlando nè capo nè coda.

Covid 19 mascherina

Cosa pensi di questa nuova polemica nata intorno al virus rispetto alla sua morte clinica?

Al momento è difficile parlare di un’attenuazione della virulenza del Covid 19, non c’è nessuna pubblicazione validata con studi scientifici che ne attestino un’eventuale diminuzione. In pratica non c’è stata nessuna variazione genomica che possa certificarlo. Quello che si vede è che, CLINICAMENTE come affermato dal prof Zangrillo, è meno aggressivo ma bisogna chiarire il concetto di cosa vuol dire clinicamente.  Non abbiamo più casi che giungono alla nostra osservazione in ospedale in fase avanzata, perché mentre prima si pensava come prima ipotesi diagnostica alla comune influenza e si provava a trattare anche farmacologicamente come tale, i pazienti che arrivano oggi in ospedale (ospedali Covid), con sospetta infezione da Covid seguendo i percorsi Covid dedicati, vengono sottoposti immediatamente a tampone naso-faringeo ed a TC del torace senza mezzo di contrasto. Il primo evidenzia la presenza o assenza del virus nelle alte vie respiratorie, la seconda se c’è o meno la presenza di una polmonite interstiziale. Inoltre anche se ad oggi non c’è una terapia farmacologica univoca e specifica, esiste un protocollo di farmaci in uso, tra i quali cui l’eparina, che aiutano a prevenire la comparsa di eventuali complicanze responsabili dell’elevata mortalità da Covid 19. 

Trattando farmacologicamente in maniera precoce non si arriva a situazioni drammatiche come quelle che abbiamo visto nelle prime settimane della pandemia e che portavano alla morte di tanti pazienti. In terza battuta grazie sia al lockdown sia all’uso delle mascherine che al rispetto del distanziamento sociale ed alla frequente igienizzazione delle mani il numero delle persone infette è fortemente diminuito.

Cosa dobbiamo aspettarci in futuro?

Sicuramente non bisogna abbassare la guardia, perché se oggi stiamo vivendo questa nuova libertà è grazie alle misure di distanziamento sociale ed al corretto uso di mascherine ed all’igiene delle mani. Sta a noi evitare la tanto temuta eventuale seconda ondata, che si spera non ci sarà mai proprio grazie all’osservanza di corretti comportamenti, perché se è vero che il virus non è sparito, è altrettanto vero che sarà nostra responsabilità cercare di contenerne la sua inevitabile circolazione. 

Non dimentichiamoci inoltre che il 30% dei pazienti sviluppa sequele potenzialmente anche severe, su tutte la fibrosi polmonare, che può richiedere in molti casi il ricorso ad ossigenoterapia e nei casi più severi anche al trapianto polmonare (come è accaduto a quel giovane ragazzo 19enne di Milano, assolutamente sano prima di ammalarsi di Covid). Molte persone hanno ancora sequele a distanza di mesi e nonostante i tamponi ripetutamente negativi (lamentando su tutto una profonda stanchezza o la presenza di febbricola persistente). Bisognerà quindi seguire da vicino l’evoluzione clinica di tutti questi pazienti clinicamente guariti dall’infezione per dar loro sostegno e studiare più a fondo un virus che ci nasconde ancora molte delle sue sfaccettature e su cui tanto dovremo probabilmente imparare. 

distantimaunite

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