Tre mesi in tre minuti: rassegna di una vittoria a metà | VIDEO
Eccoci qui. Dopo tre mesi trascorsi tra il mantra “Andrà tutto bene” e la nostra voce interiore che rispondeva “Se lo dici tu”, ci stiamo lentamente risvegliando dall’incubo.
La sensazione che proviamo è un mix di incredulità, entusiasmo e tristezza. E’ finita davvero? Abbiamo vinto noi? Queste sono solo alcune delle domande che ci ronzano in testa.
Non sembra possibile sia passato così in fretta questo tempo sospeso che a viverlo sembrava infinito.
Ci siamo accorti di quanto sia inesatto dire “Quando ti diverti il tempo vola”, perchè è volato anche in questa parentesi collettiva di vita a distanza nella quale, non so voi, ma non è che ci sia stato proprio tutto ‘sto divertimento, ecco.
Abbiamo accettato che l’onda ci attraversasse, non potevamo fare altrimenti. E ora, come dopo un acquazzone che ti prende a ferragosto mentre sei in campeggio con la tua famiglia, ci ritroviamo ad uscire timorosi dalle nostre tende gocciolanti, facendo attenzione a non calpestare i fanghi formatisi nella piazzola. Sì, m’è successo, tanti anni fa in Toscana. Ma questa è un’altra storia.
Dimenticare tutto o portarsi dietro qualcosa?
Personalmente, la cosa più strana che provo in questa fase di riapertura, in questo nuovo inizio, è la sensazione di dimenticare giorno dopo giorno, ora dopo ora, cosa significhi fare la fila per entrare in un supermercato, arrivare alla corsia delle farine e trovare solo quella di ceci perchè le altre sono finite. Il ricordo di quelle sere in attesa del discorso del Presidente del Consiglio, delle prime videochiamate, quando vedersi anche solo nello schermo di un cellulare sembrava una manna dal cielo.
Sì, temo di dimenticare anche di aver pianto quando ho sentito il primo applauso e il primo Inno d’Italia provenire dai balconi; di aver sorriso di fronte al primo disegno con l’arcobaleno fatto da un bambino. Chissà se dimenticherò lentamente anche tutto l’astio provato nei confronti di chi in questa fase delicata della nostra storia non ha fatto altro che continuare a seminare odio e fare propaganda elettorale.
Insomma, quello che è appena terminato è un capitolo che difficilmente andrà nel dimenticatoio, ma tutte le piccole, grandi emozioni che ci ha riservato, belle e brutte, quelle sì, rischiano di andare perdute, sommerse dalla voglia di lasciarsi alle spalle questo periodo assurdo e di ricominciare. E io non voglio, non voglio dimenticare niente.
Che popolo siamo stati?
Lo so, siamo stati capaci di tornare peggio di prima, ma siamo stati anche un bel popolo. Non siamo cambiati in fondo come speravamo all’inizio e, anzi, forse ora ci detestiamo ancora di più di prima. Ma abbiamo fatto intravedere un grande potenziale e tanto basta.
Io sono sempre stata una convinta sostenitrice dell’ #andràtuttobene del #vinciamonoi, del #restiamouniti. Quindi, adesso che abbiamo vinto, forse non la guerra, ma almeno una battaglia, adesso che possiamo raccogliere i frutti del nostro sacrificio, come potrei non gioire di questo? Solo perchè economicamente ne siamo usciti devastati, dovremmo far finta che restare chiusi in casa per tre mesi non sia stato un grandissimo ed efficace lavoro di squadra che ci ha salvato la vita? Io direi che possiamo andarne fieri senza se e senza ma.
Cosa abbiamo perso e cosa abbiamo conquistato
Di questi tre mesi voglio ricordare tutto, il bene e il male. Voglio ricordare lo smarrimento per aver perso uomini e artisti del calibro di Luis Sepulveda ed Ezio Bosso. Il dolore nel vedere quei camion militari a Bergamo. La gioia per aver riportato a casa Silvia Romano. L’orgoglio di fronte a quei balconi che scoppiavano di tricolore come di solito succede solo dalla semifinale dei mondiali in poi. La soddisfazione, finalmente, per aver avuto un governo equilibrato che, nonostante tutte le pecche che gli si possono attribuire, ci ha evitato di fare la fine del Brasile o degli Stati Uniti.
Un video per ricordare questi tre mesi
Siamo malconci, è innegabile. La strada è ancora lunga, ma per ora possiamo farci un pezzetto in discesa. Per ora possiamo dire che il peggio è passato e, se la trovate troppo ottimistica come osservazione, vi consiglio di chiudere gli occhi e tornare a quella sera del 9 marzo.
Non è una provocazione, è quello che ho fatto io. Sono tornata alla sera del 9 marzo, e ho iniziato a rivivere questi tre mesi attraverso le pagine dei giornali. Ad ogni pagina ho legato un mio personale stato d’animo, un personale ricordo. Poi le ho montate insieme, quelle più significative, e ora le posto qui a seguire, in questo video. Così, ogni volta che avrò il dubbio che il peggio non sia davvero passato potrò riguardarlo e ricordarmi di cosa abbiamo vissuto e di quale difficile battaglia, tutti insieme, siamo riusciti a vincere.