Tour in una Barcellona deserta ancora in quarantena
Barcellona, come tante delle nostre belle citta’ italiane, vive di turismo. E l’arrivo del covid ha avuto un impatto enorme su questo settore, e probabilmente ne avra’ ancora per un po’. Inoltre, gli Italiani qui sono la comunita’ piu’ numerosa dopo i Barcellonesi. Molti di loro, pero’, a causa della pandemia, hanno perso il lavoro. C’e’ chi e’ finito a dormire per strada purtroppo e chi, piu’ fortunato, e’ riuscito a tornare in Italia dalla propria famiglia, spesso solo via mare vista l’assenza (ancora oggi) di voli. Cosi’ la citta’ si e’ letteralmente svuotata.
Io faccio parte invece di quegli italiani a Barcellona che ha la possibilita’ di restare ancora qui e di lavorare. Lavoro ancora da casa, visto che siamo ancora in quarantena, per il momento fino al 7 giugno. E questa settimana, mentre la maggior parte della Spagna e’ passata alla fase 2, Barcellona e Madrid sono entrate nella fase 1.
La fase 1 permette a buona parte dei servizi commerciali di riprendere le attivita’, a bar e ristoranti di riaprire le proprie terrazze, e ai cittadini finalmente di incontrare amici e parenti. Esistono poi delle fasce orarie che, a seconda dell’eta’, permettono di uscire per passeggiare e fare sport all’aria aperta. Per quelli come me (dai 14 ai 70 anni d’eta’) e’ consentito uscire per fare attivita’ all’aperto dalle 6 alle 10 di mattina e dalle 20 alle 23.
A ridosso della fase 1, quando la citta’ era ancora deserta e abbastanza immobile, ho deciso di sfruttare le mie ore concesse per svolgere questa attivita’ all’aperto godendo delle bellezze di Barcellona, dove ormai vivo da due anni.
Io abito verso la collina e non mi sarebbe permesso di allontanarmi a piedi oltre il raggio di un km. Ma correndo o pedalando si puo’ anche andare oltre. Cosi’ nel weekend sono salita in sella a una bici del bike sharing del comune e mi sono avventurata per i vicoli della citta’ vecchia e del Quartiere Gotico, oltre che andare a respirare un po’ di iodio e di aria di mare.
Il programa ha previsto: primo giorno Quartiere Gotico, secondo giorno El Born, terzo giorno mare da Poblenou.
Arrivare nella piazza della Cattedrale e scoprirla deserta non poteva non impressionarmi. Da li’ ho iniziato a scattare foto a tutto spiano. Perche’, ho pensato, chissa’ quando mi ricapita!
Dalla Cattedrale, tanto per sentirmi un po’ a casa, sono andata a dare una sbirciatina ai resti delle mura romane (purtroppo il Tempio di Augusto era chiuso), e da li’ mi sono inoltrata nelle stradine vecchie e nelle varie piazze.
Plaza del Rei , dove si ritiene che Colombo sia stato accolto dopo il suo primo viaggio nel Nuovo Mondo:
Plaza Jaume, che ospita i palazzi del governo regionale della Catalogna e del municipio, e che e’ il fulcro della vita civica di Barcellona (qui i miei avi romani vi costruirono il Foro):
Plaza Reial, una delle piazze piu’ belle e fotogeniche di Barcellona e che solitamente pullula di gente ad ogni ora del giorno e della notte, piena di tavolini all’aperto, palme, la fontana zampillante, i lampioni disegnati da un giovane Antoni Gaudi:
Plaza Sant Felip Neri, una piazzetta incastrata fra i vicoli del quartieri, dove i muri della Chiesa recano ancora i segni di un bombardamento dell’aviazione filofranchista nel 1939 e la targa apposta ricorda le vittime, per la maggior parte bambini:
Senza dimenticare uno dei posti piu’ instagrammati di Barcellona, il ponte del Bisbe, costruito per l’Esposizione Universale del 1929:
E il famoso “Bacio”, fotomosaico in cui ogni mini piastrella e’ essa stessa una foto una diversa dall’altra, dal titolo “El mundo nace en cada beso”, realizzato nel 2013 da un fotografo e un ceramista e di fronte al quale solitamente e’ quasi impossibile scattare una foto vista la ressa dei turisti.
Il secondo giorno e’ stata la volta de El Born. A El Born, a lato del Parco della Ciutadella, si trova il famoso museo di Picasso, ovviamente ancora chiuso per la pandemia.
Prima tappa di questo caratteristico barrio, dopo aver percorso Passeig de el Born, e’ stato quello che una volta era il mercato e che ora, inaugurato nel 2013, ospita il Centro di Memoria e Cultura, dove gli scavi effettuati nel 2001 hanno rivelato resti di strade intere de la Ciutadella:
Poi, Basilica de Santa Maria del Mar, una chiesa davvero imponente e che finalmente abbiamo potuto fotografare da fuori come si deve grazie all’assenza dei tanti turisti che normalmente affollano la piazzetta e le stradine attigue.
Da li’ ci siamo poi persi nei meandri dei vicoli con i tipici balconi sommersi di verde e di fiori, e siamo passati sotto i tanti ponticelli delle stradine attorcigliate caratteristiche de El Born.
Nel terzo giorno, non poteva mancare la spiaggia che appena riaperta una decina di giorni fa – ma sempre solo per svolgere attivita’ sportiva – era stata presa d’assalto, ma che ora invece si e’ lasciata ammirare, con i suoi lunghi bagnasciuga, il profumo del mare, e i preparativi per una stagione estiva che, comunque, come tutto il resto, si spera, possa tornare presto alla normalita’.