Musica, breve analisi di cambiamenti epocali
Ho sempre avuto un rapporto viscerale con la musica e, come accade per molte altre persone, scandisce ritmi, ricordi e spesso i chilometri che macino tra un impegno e l’altro. Un viaggio nel viaggio in questa vita spesso imprevedibile: ci aiuta ad attraversare momenti particolari del nostro quotidiano, ma allo stesso tempo è là come un bagaglio di ricordi che allena la mente.
Si dice che la musica sia qualcosa di così personale che non si possa giudicare o almeno non a tutto tondo, da una parte però mi sento di dissentire perché negli ultimi anni a causa di un’estrema commercializzazione, la musica sembra aver perso un suo elemento intrinseco, quello del bisogno e dell’esperienza umana.
Questo è un personalissimo punto di vista, tornato alla mente proprio in occasione della pubblicazione odierna della mia collega Luisa: non è tanto la rubrica in sé, che è molto bella, ma il tema della puntata odierna che mi ha spinto a scrivere questo post.
Il famoso ‘tormentone estivo’.
Ci sono state sempre canzoni che hanno segnato una stagione piuttosto che un’altra e il concetto di business è stato sempre legato a doppia mandata al mondo della musica (soprattutto rispetto al lavoro delle case discografiche). Ci sono stati artisti che hanno rotto quegli argini, che si sono imposti anche partendo da zero, ma l’ispirazione che ha portato alle composizioni pop e al rock fino ai primi anni duemila ha avuto quasi sempre un certo spessore filologico.
Prima la musica si poteva non apprezzare per genere o feeling, ma raramente si trovavano brani che non avessero un certo filo conduttore. Vogliamo chiamarlo sentimento? Oggi spesso e volentieri i tormentoni estivi al di là di un ritmo sempre più ripetitivo o poco originale, non hanno anima e purtroppo rappresentano alla perfezione la caducità di un’epoca in cui l’impegno (da qualsiasi prospettiva lo si voglia intendere) è inesistente.
Musica e società…
La riflessione è molto semplice, quali dei brani che vengono proposti ora avranno ancora un pubblico tra 40/50 anni? Quell’eternità data dai contesti socio-economici di un tempo, in cui ci si può ritrovare ancora oggi in qualche modo, difficilmente potrà essere riproposta, perché in questo momento, tranne poche eccezioni, la musica si offre senza radici.
Senza andare ad inoltrarci in analisi filosofiche, ricostruzioni letterarie, queste parole vogliono essere un pungolo di riflessione, ancor di più ora che sono tornati di moda i vinili. Ecco prendete un bel ‘tormentone estivo’ di qualche anno fa… e provate a scovare tutto quello che c’è dietro, tra costruzione artistica e percorso più strettamente musicale.
Secondo me è un viaggio da non perdere, soprattutto per ridare il giusto gusto all’anima.