Dalla iper-vicinanza digitale al distanziamento sociale nella ripresa: gli italiani prima e dopo la pandemia!
Lunedì 18 maggio 2020 è stata la data della riapertura e ci portiamo alle spalle la Fase 2, e proviamo a gestire una nuova quotidianità.
Oggi qualche riflessione a riguardo: perché ricominciare, riaprire le attività, mantenere viva un’impresa non ha mai richiesto tanta coscienza; significa rinvestire molti soldi, andare in pari, e non per ultimo, fare solo le cose utili.
I social network non sono mai stati così utilizzati e gli italiani hanno combattuto l’isolamento con una socialità all’ennesima potenza, una iper-vicinanza digitale.
Sugli stessi social si leggono innumerevoli inviti alla responsabilità; inviti a segnalare anomalie in bar e ristoranti, negozi, parrucchieri e non fare solo foto per poi indignarsi senza che questo sortisca effetto.
Ma da quanto abbiamo visto dalle prime ore, la capacità di mantenere il distanziamento sociale è minima: pensiamo al traffico in tilt, i mezzi pubblici stracolmi, un po’ di nuovi contagi.
In alcuni lavori è quasi impossibile rispettare le regole di distanziamento sociale: quindi dobbiamo essere consapevoli che si ripartirà effettivamente se verranno differenziate le regole in base alle diverse tipologie di lavoro, con norme coerenti da approvare e attuare.
Dunque, ci si svela il paradosso: siamo più liberi nelle nostre case che fuori, costretti a mantenere il distanziamento sociale, obbligati ad indossare la mascherina che coprirà buona parte del nostro visto, sottoposti a continui screening sulla nostra temperatura.
Con l’emergenza Coronavirus abbiamo prima gestito il passaggio dalla frenesia di occupare il nostro tempo di attività, alla capacità di condividere piccoli spazi e riempire di senso il nostro tempo, solo con le cose indispensabili.
Ma avremo la capacità di comprendere che da una crisi così grave ci potranno essere innumerevoli spunti di miglioramento?
Auspichiamo un richiamo all’etica e alle questioni di responsabilità che ci permetteranno di illuminare la strada verso i cambiamenti sociali e culturali.
La consapevolezza dovrà essere che cambiano i modi, ma non i contenuti: ciò che è valido lo sarà oggettivamente, a prescindere dai mezzi per veicolarlo.
L’emergenza ci aiuterà a snellire, a ottimizzare, forse a risolvere la nostra ritrosia verso l’evoluzione tecnologica, perché costretti. Ma allo stesso tempo solleciteremo la nostra creatività: