Quando andremo bene a tutti?

Quando andremo bene a tutti?
No diet day

La settimana scorsa, la stampa internazionale e non, è riuscita a condividere argomentazioni contrastanti sullo stesso tema: il corpo. La giornata internazionale della non-dieta, con tanto di hashtag #nodietday e il pericoloso e repentino dimagrimento di Adele. 

Quindi, nella stessa settimana, la stampa non riusciva a mettersi d’accordo su quale fosse il vero problema sul corpo e sulle apparenze. Si parla di body shaming, parola inglese perché, in realtà, non c’è un vero e proprio corrispettivo in italiano. La Treccani online, infatti, riporta il termine anglosassone con spiegazione in italiano. Come potrebbe definirsi, dunque, evitando prestiti anglofoni? Forse: Derisione e giudizio non richiesto delle apparenze altrui è troppo impegnativo? 

Illustrazioni: Alberto @sketches_from_the_corner
Ma andiamo con ordine…

L’International No Diet Day, il 6 maggio, nasce per sensibilizzare l’amor proprio del singolo individuo verso il proprio corpo. Molti esperti approfittano di quella data per spiegare che le diete sbilanciate possono avere effetti negativi sulla salute, promuovendo così un’alimentazione sana e chiarendo, quindi, che non è necessario un “giorno di sgarro” da una dieta strettissima, se si ha invece un’alimentazione equilibrata.

Mary Evans Young, l’attivista inglese che ha fondato questo movimento nel 1992, dopo aver sofferto di anoressia, ha lanciato un messaggio fondamentale in un mondo dove siamo tutti ossessionati dall’apparenza, chi più chi meno. Infatti, chi non è ossessionato dalla propria apparenza, lo è da quella degli altri. Quello che di peggio poteva venir fuori dalla televisione degli anni ’90, adesso viene addirittura amplificato dal mondo di internet dove le informazioni viaggiano più velocemente e per un raggio ancora più ampio.

Un mondo che continua a premiare taglie 38 a discapito delle 46, che non parla di salute ma solo di bellezza, che dà il permesso a chiunque di giudicare e seminare odio, che continua a giudicare professionisti e professioniste in base all’aspetto e non al lavoro svolto, come ci ha ricordato Eleonora Marini con il suo articolo “Essere belle ad ogni costo”

L’esempio di Adele

E l’incoerenza della settimana è proprio da collegare a una grande artista e professionista, vittima di body shaming dal 2008: Adele. La cantante inglese ha sempre voluto rappresentare solo se stessa ed essere una delle cantanti più apprezzate sulla scena mondiale. Eppure il suo aspetto fisico è stato da subito oggetto di critiche non solo degli utenti medi che commentano un po’ tutto il commentabile, ma anche di molte testate giornalistiche.

A quanto pare, la cantante ha già risposto a tutti i fan preoccupati per la sua salute, e li ha rassicurati che il dimagrimento è stato seguito da una dietologa e un personal trainer, in un periodo di tempo lungo e senza rischi, concludendo che la sua decisione di dimagrire è legata all’affetto per il figlio. Ma davvero, noi o i suoi fan, avevamo bisogno di saperlo? Davvero abbiamo dovuto scomodare una cantante del calibro di Adele per farle giustificare una sua personale scelta alimentare? 

Quando andremo bene a noi stessi e agli altri?

Purtroppo, soprattutto in questo periodo di confinamento, le battute sul fatto che ne usciremo tutti obesi sono di particolare tendenza sui media, portando così chi ha un disturbo alimentare a vivere questo periodo chiuso in casa in una maniera ancora più angosciante e difficile. Direte che “sono cose che si dicono per ridere”, ma le cose che si dicono si ascoltano e possono far male e la lotta continua con il cibo, chiusi 24 ore su 24 in casa, può essere spaventosa.

È davvero necessario lamentarsi dei chili presi in un momento difficile come questo? In pratica se sei obeso, tutti si sentono in diritto di preoccuparsi per la tua salute, se dimagrisci tutti si preoccupano comunque per la tua salute. Allora, che dobbiamo fare per andare bene a tutti e quando andremo bene a noi stessi? 

Francesca Ricciardelli @frencifrencifrenci

distantimaunite

Magazine digitale di intrattenimento. #unpezzoallavolta selezioniamo storie e interviste per raccontarvi il mondo, a modo nostro. "Non chiederci perché siamo uguali, scopri perché siamo diverse".

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