Da Silvia Romano ai miei cassetti

Da Silvia Romano ai miei cassetti

Ho messo via

Ieri, per iscrivermi ad un concorso che richiedeva specifici documenti e date precisissime, ho dovuto mettere a soqquadro (unica parola del vocabolario con la doppia Q) la stanza per cercare il diploma di Geometra chiuso in chissà quale fascicolo di chissà quale faldone di chissà quale cassetto.

Una volta trovato, però, mi son reso conto di avere talmente tante di quelle carte inutili ad ogni scopo da riempire due buste della spazzatura.

E quindi ho buttato: contratti telefonici Tim/Vodafone/3/Wind, e rinnovi di patente, referti medici di un vecchio incidente motociclistico e garanzie del Motorola Startack del 1997, vecchi giornali e inviti a matrimoni, battesimi, feste di laurea, password PIN, PUK e card di vario genere, tessere sanitarie e un atto giudiziario che mi vedeva parte lesa (derby Calabria vs Tunisia giocato a Pisa), abbonamenti SKY e documenti di quando (follemente) volevo ri-iscrivermi all’università (e relativo materiale per la mia tesi. Quando sogno, sogno in grande), una fotocopia di una vecchia banconota e il biglietto del mio primo volo Orio al Serio–Dublino (Bruce e la Seeger session mi attendevano).

Vecchi ricordi

Ma soprattutto mi è tornato in mano un vecchio ritaglio della Gazzetta del Sud del Novembre del 1985.

Era un giorno di straordinaria festa soltanto per il mio paese. Un Natale nel mese di Novembre. Avevano liberato Enza Rita! Dopo 11 mesi di prigionia, dopo un sequestro doloroso. Una bella notizia dopo 11 mesi drammatici.

Era il 15 di dicembre del 1984 c’era aria di festa e molte persone stavano allestendo in paese un grandissimo albero di natale su un pioppo altissimo in un piccolo giardino comunale. Si dice che qualcuno sull’albero vide addirittura la Fiat 128 con cui i rapitori, che dopo aver massacrato dalle botte il padre che aveva cercato di opporvisi riducendolo in fin di vita, la portarono via.

La notizia si sparse subito nel nostro piccolo centro. Non dimenticherò mai la corsa di mio papà e di mio zio Pietro che accorsi sul posto, a 50 metri da casa mia, tornarono indietro correndo per precipitarsi in macchina, perché i sequestratori dissero che l’avrebbero lasciata al primo ponte sulla strada. È inutile sottolineare che era una bugia. Fu un qualcosa di devastante per tutti, una di quelle cose che ti rimangono marchiate a vita, avevo quasi 9 anni ed ancora mi ricordo tutto come fosse passato un solo giorno.

Dasà conta 1300 abitanti. Ci conosciamo tutti. Ci trovammo tutti sotto quella casa. Ed in quella casa per tutti i mesi a seguire fu un pellegrinaggio di persone. Il paese intero era diventato quasi una famiglia. Specialmente la domenica mattina c’era un via-vai ordinato sia per solidarietà che per poter dare una mano per qualunque cosa ci fosse bisogno. Ed una di quelle domeniche sul grande tavolo del salone, io bambino, trovai un mazzo di carte e mi misi a fare un solitario. Sapevo di non disturbare e di non essere al centro dell’attenzione in quella stanza.

Mi resi però conto che durante il mio gioco avevo attratto l’interesse di quasi tutti. Con somma sorpresa riuscì a completare il solitario e quando alzai la testa vidi i tutti i volti delle persone attorno che sorridevano felici, mentre la signora Lilla lo prese come un presagio e si mise a piangere venendomi ad abbracciare.

Ricordo ancora la sensazione, così come ricordo la sensazione di terrore ogni volta che suonava il telefono. Furono mesi bruttissimi. Ma tutto si mutò in gioia un giorno di Novembre quando alle 4 di notte sentimmo suonare le campane. Si sentiva qualcuno gridare in fondo alla strada. Ci affacciammo e vedemmo una signora correre piangendo di gioia. “’a liberaru. Sta tornandu! ‘a liberaru” L’hanno liberata! L’avevano rilasciata in un paesino dell’Aspromonte, ma ora era in salvo ed i Carabinieri la stavano riportando a casa.

Il resto della storia lo potete immaginare da soli.

Silvia Romano libera

Ebbene, oggi in parte ho rivissuto quella sensazione delle campane a festa. Sulla pagina del Corriere c’era la diretta dell’arrivo di Silvia Romano. E dei suoi abbracci con la sua famiglia. Silvia Romano, quella ragazza sorridente che abbiamo visto sui giornali, ma io ho visto specialmente sulla pagina di un mio amico (Alberto) al quale va il merito della costanza di avere ogni giorno dedicato a lei un pensiero o qualcosa in più.Il resto della storia lo avete visto da soli.

Viva Silvia!Viva il tuo impegno!Viva il tuo sorriso!
Viva Silvia Romano Libera!

Nello Corrado

distantimaunite

Magazine digitale di intrattenimento. #unpezzoallavolta selezioniamo storie e interviste per raccontarvi il mondo, a modo nostro. "Non chiederci perché siamo uguali, scopri perché siamo diverse".

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