Ricominciare tra novità e sfocature

Ricominciare tra novità e sfocature

Insomma, rieccoci qui. Con la fine della Fase Uno pensavo di mettere un punto a questo delirante racconto semiserio a episodi della mia esperienza nella “bolla del Covid”, ma la verità è che di questa Fase Due e dei suoi aneddoti non si riesce proprio a fare a meno di parlarne.

Anche perchè, diciamolo, nonostante le riaperture, le ripartenze e i ritorni, l’unico argomento di conversazione continua ad essere praticamente sempre lo stesso. E come biasimarci? Sarebbe innaturale iniziare a parlare del più e del meno da un giorno all’altro.

Immaginiamo di chiamare una nostra amica e di iniziare a ricevere da lei domande tipo: “Allora, dove andate in vacanza quest’estate?”, “Come si trovano i bimbi a scuola?”, “Che ne dici se ci facciamo una pizza e un cinema mercoledì prossimo?”.

Non so voi, ma se dovesse accadermi una cosa del genere io mi preoccuperei seriamente per la mia amica e le consiglierei di consultare uno specialista nell’immediato.

Per quanto, ad onor del vero, alle volte ci si prova a schivare l’argomento. E’ una specie di moto di ribellione, una sfida con noi stessi che ci porta a voler recuperare una sorta di normalità anche attraverso le parole dette e ricevute.

Eppure, dopo qualche minuto di conversazione su quale libro si sta leggendo, quale serie si sta guardando o cosa si è cucinato ieri sera, puntualmente ci si rende conto di quale forzatura sia non parlare della situazione attuale e si finisce per chiedere: “Ma insomma, com’è la metro? Si riesce a rispettare la distanza? Quanto hai aspettato?”.

Dall’altra parte arrivano parole più o meno confortanti, seguite dal solito fiume di considerazioni sulla condizione in cui ci troviamo da ormai più di due mesi e, alla fine, non ci si prova neanche più a parlare d’altro. Ci sale addirittura il desiderio di esprimere il nostro pensiero al riguardo e ci ritroviamo a partecipare convintamente e con pathos all’ennesima conversazione sul Covid.

E’ innegabile: ‘sto mostro c’ha stravolto la vita e, come si iniziava ad intuire qualche settimana fa, solo ora che siamo entrati nella Fase Due ce ne rendiamo davvero conto.

Ora lo possiamo dire senza sembrare dei Nostradamus che prevedono cataclismi improbabili: sì, è cambiato tutto. Forse non sarà cambiato il nostro modo di portare il cibo alla bocca, il modo di cambiare marcia in macchina e neanche quello di lampeggiare e fare le corna ai prepotenti che ti sorpassano a destra sul tronchetto dell’A24 a 130Km/h.

Ma tutto il resto sì.

La mia prima volta nella Fase Due

L’ho notato lo scorso 4 maggio, quando anch’io, come milioni di persone, ho rimesso piede fuori casa dopo due mesi di isolamento. E’ una realtà sfocata quella che ci attende là fuori, non ancora del tutto decifrabile, ma decisamente molto diversa.

Fa uno strano effetto leggere per la prima volta i led sulle strade nell’era covid

E’ cambiato il nostro modo di camminare: siamo più cauti. Il nostro modo di guidare: siamo più distratti e alcuni sono anche più inspiegabilmente spericolati al volante; sarà la sensazione di essere sopravvissuti che li rende stupidamente impavidi? Boh.

Ci si accorge del cambiamento dagli sguardi diffidenti e rancorosi verso chi non indossa la mascherina; dagli abbracci mancati, dal continuo misurare a occhio la distanza dagli altri, dalla paura con cui inevitabilmente ci muoviamo nelle nostre città, fuori dalle nostre case.

Insomma, ci siamo trasformati tutti, nostro malgrado, in dei fobici paranoici che non sopportano il contatto e non toccano nulla per non contaminarsi. Anzi, no. Non è vero. Tutti no.

C’è pure chi fa giocare i figli a palla con altri bambini e quando quelli si asciugano il naso sul pallone e lo passano agli altri coetanei, i genitori delle creature coinvolte non si scompongono minimamente.

Fosse capitato a me avrei, nell’ordine, dato fuoco al pallone, immerso mio figlio nell’amuchina, denunciato direttamente il bambino moccioloso per tentata strage, ma solo dopo aver immerso pure lui in una vasca di amuchina e alcool etilico.

Quindi, ecco, in conclusione, volendo fare un paragone veloce tra la prima e la seconda fase di questo dannatissimo e angosciosissimo periodo, possiamo dire che non è cambiato poi granchè finchè restiamo a casa.

Quando usciamo, invece, dobbiamo essere pronti a tutto, anche, per esempio, ad andare incontro ad una vecchia amica con cui abbiamo preso un appuntamento di lavoro, allargare le braccia vedendola, fermarsi a una distanza di un paio di metri e richiudere le braccia senza acchiappare niente, un po’ come le macchinette pesca pupazzi alle giostre dei bambini. Quelle che allargano la pinsa, si tuffano tra i premi come a voler prendere tutto e poi tirano fuori nulla. Una fregatura, insomma.

Però è comunque un inizio, è comunque una prima volta in una nuova vita. Non sappiamo bene come fare ad affrontarla, ma, come dice la mia amica, “troveremo il modo”.

Foto di scena della prima uscita della Fase Due:
making of | Spot per Giulio Perrone Editore
https://www.facebook.com/libriperroneditore/videos/226782775281199/

Martina Vassallo

Una passione, quella per la Comunicazione, e tanti strumenti diversi per attuarla. Dal giornalismo alla fotografia, passando per uffici stampa, videomaking e scrittura. Dopo la Laurea, la tessera da Pubblicista e gli anni da cronista, ho girato cortometraggi, spot e documentari. Per non farmi mancare niente, ho anche aperto un'attività nel wedding. In questo blog uso le mie esperienze per parlare di vita, sentimenti e ricerca interiore. Riflessiva, sì. Ma sempre con un pizzico di allegria, perchè per affrontare le profondità è meglio viaggiare leggeri.

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