Il diritto alla paura
Quando domenica sera mia sorella mi ha mandato un messaggio confidandomi come il pensiero di tornare ad una pseudo normalità le mettesse ansia mi è venuto da ridere e anche da sminuire un pò il tutto. “Ma come??” – mi sono detta – “Sono 54 giorni che siamo chiusi in casa, senza contatti, senza lavoro, con briciole di normalità che da sole non bastano a fare un boccone, ci siamo lamentati, arrabbiati, sviliti, abbiamo lavorato sulla nostra forza, sulla temperanza, sulla pazienza, e adesso che arriviamo a un primo passo verso la ripresa, abbiamo paura?”
Uso il plurale perchè in effetti ho constatato, un pò parlando un pò leggendo sui vari social, che questa condizione mentale non è poi così insolita: ho letto post di amici e conoscenti che si son chiesti se fossero effettivamente pronti a ricominciare (seppur piano) a riprendere in mano la tanto bramata normalità. E in effetti, a ben pensarci, quando 54 giorni fa è inziata questa parentesi di nuova vita, la mia parte più lucida se lo è ripetuta più volte: ci abitueremo a tutto questo e tornare alla vita com’era prima non sarà facile.
Ironia della sorte: io stessa che non vedevo l’ora di arrivare al fatidico 4 maggio, di prendere la macchina fosse anche solo per il gusto di guidare con la musica a tutto volume, di correre ad abbracciare con gli occhi i miei genitori, mia sorella e mio fratello, mi sono svegliata con un’ansia dentro che non saprei davvero descrivere, perchè l’ansia è così: ti prende, ti si attacca dentro e stringe ogni cosa di te, dai pensieri al respiro, dalle paure alle speranze.
Ebbene si: ho paura.
Temo che nulla torni come prima, e a ben pensarci credo che questa – nel male ma anche nel bene – sia una verità assoluta con cui per un pò dovremmo fare i conti. Ho paura perchè in effetti quasi non me lo ricordo più, questo fantomatico “prima”, dove tutto era così frenetico e pieno di ritmo, e il tempo per fermarsi a riflettere, a prendere consapevolezza, a provare attimi di gratitudine era pressochè inesistente, tanta era piena la vita da vivere. Ho paura perchè dentro sento quella voglia di amare ed essere amata che non trova ancora il suo modo di essere, e questo mi spaventa, per il momento che è ora e per tutto quello che sarà poi.
Ho paura perchè non mi sento pronta.
Ma poi mi fermo a pensare, e forse dovremmo farlo tutti: nessuno di noi era pronto a tutto questo, e non parlo di questa fase due, ma di questo momento sotorico che stiamo vivendo.
Nessuno di noi era pronto a chiudersi in casa, a rinunciare alla propria libertà, ai propri affetti, al proprio lavoro, alla propria normalità, eppure eccoci qua. Provati senza ombra di dubbio, straniti come non mai, impauriti e confusi, ma ci siamo. Siamo vivi e siamo qui. Con le nostre paure sempre, ma anche con le nostre speranze. Con la nostra forza, soprattutto quella che mai avremmo pensato di poter avere e tirare fuori, con la nostra pazienza che si, forse avrà un limite ma è ben più lontano di dove pensavamo tutti fosse. Con la nostra voglia di vita – com’era prima, come sarà poi – che funge da motore.
Con quella stessa paura che, alla fine di tutti i conti e i giorni e i momenti e le domande, è la cosa più normale che ci sia ed è il vero primo passo verso la tanto desiderata normalità.