Ma quante “week” ci sono in un anno a Milano?
Stare a Milano mi ha costretto a rivedere il mio concetto di tempo e il mio modo di viverlo. A Milano un anno lo dividi in “week”, lo vivi in “week”. Si inizia con la Milano Fashion Week e si termina con la Milano Music Week. In mezzo c’è di tutto, qualsiasi cosa vi venga in mente avrà una settimana dedicata. Il vostro cucciolo di chihuahua? Milano pensa anche a lui organizzando una Milano Pet Week densa di eventi e iniziative. Ammetto che su questa sette giorni sono poco ferrata, perciò proverò a raccontare le tre settimane che conosco meglio. Anche mio malgrado.
Non si può che cominciare dalla Milano Fashion Week. Intanto perché è quella che inaugura il calendario degli eventi meneghini (la collezione Autunno/Inverno viene presentata a febbraio) e poi perché Milano è la città della Moda. Qui Sant’Ambrogio e Armani venerati in egual misura. Non è la mia settimana preferita, lo dico senza timore, forse anche con orgoglio. Con la moda ho la stessa familiarità di mia madre con la Bundesliga. Felicemente agli antipodi. Diciamo che se Milano è la città della Moda, ecco, io forse per sentirmi più a mio agio avrei dovuto scegliere Norcia: salumi e tartufo mi rappresentano adeguatamente. Eppure sono qui e mi trovo ad assistere a questo meraviglioso circo: influencer, instagrammer, blogger si muovono tra sfilate e cocktail, modelle in giro per la città rendono impossibile il già difficile percorso nella costruzione della tua autostima, soprattutto se sei alta 1.60 (così dice la carta d’identità e chi sono io per contraddirla!) e pesi più di quanto dovresti. Che poi il cuore della Fashion Week sono le sfilate e io per lavoro a qualcuna sono anche stata. Su quelle passerelle le indossatrici procedono sinuose, leggere. E incazzate, come me la mattina prima di fare colazione.
In un attimo è già aprile ed è il momento del design. Un concetto astratto prima che arrivassi a Milano ma che, a forza di Design Week, ha preso forma. La settimana del Design veste Milano di altri abiti rispetto a quella della Moda. Cambiano i luoghi e cambiano i personaggi. La città parla di una geometria completamente diversa: dal quadrilatero della moda si passa a un cerchio che si chiude. L’arte incontra la vita quotidiana e nascono opere di stile e di utilità. Eventi, installazioni, feste, aperitivi: questo è il Fuori Salone, cuore della Settimana del Design che pulsa in città e batte all’unisono con il Salone del Mobile. Quest’ultimo lo descrivo con un’immagine meno poetica: piedi gonfi e vesciche. Un dedalo infinito gremito di gente e di complementi d’arredo. Ma, al netto del chiasso e della stanchezza, rimane un’esperienza da fare. Una volta –una sola- nella vita. Dopo anni di Salone, comunque, continuo a non distinguere una sedia di Philippe Starck da una Svenbertil di Ikea.
Arriviamo alla settimana più sobria delle tre. E’ ottobre ed è tempo di Milano Wine Week. Un’intera settimana dedicata al vino. In questi sette giorni posso andare in giro spavalda, il mio outfit non conta, solo un accessorio non potrà mancare: il calice. Una sorta di appendice del mio corpo e siccome sono un’ottimista pretendo il mio bicchiere sia sempre pieno. Sono una winelover, lo sono sempre stata ma a Milano ho perfezionato lo stile e ho iniziato a farlo anche per lavoro. Degustazioni, inaugurazioni, visite in cantina: so essere una cronista zelante. La Wine Week è fatta di vini che roteano nei calici, di sputacchiere e grissini nelle degustazioni, di parole corpose, morbide e ampie spesso in bocca a gente preparata sull’argomento come io lo sono sui capispalla. Ma anche di gente del mestiere, di sommelier che maneggiano tirabuscion con maestria ed eleganza, tirano fuori il tappo con un gesto netto, e con la stessa precisione lo versano nel calice, senza sbavature. Tipo un tuffo della Cagnotto, neanche uno schizzo.
Lo avrete capito. E’ la settimana che preferisco. Ma anche quella di cui ricordo meno.