La forza del bello

La forza del bello

Questa mattina è iniziata decisamente presto: come spesso mi succede da qualche settimana a questa parte, nonostante il sonno che mi prende a una certa ora, ogni sera faccio una gran fatica ad addormentarmi.

Come se non bastasse il tanto tempo disponibile per riempire le giornate. Come se non bastassero i tanti pensieri che ci seguono alla luce del giorno. Come se non fosse già abbastanza lo sforzo che proviamo a fare per dare un senso di normalità a tutta questa anormalità.

A certe cose non c’è scampo, i pensieri ti seguno, ti chiamano, ti si piazzano la davanti e non se ne vanno. Cantava Arisa in una sua canzone “…e quando arriva la notte e resto sola con me la testa parte e va in giro in cerca dei suoi perchè…”

Questa notte i pensieri si sono rincorsi più catastrofici che mai: quando potremo tornare a una vita normale? Quando potremo finalmente abbracciare non solo i nostri cari, ma anche i nostri amici, i nostri affetti, i nostri amori, le nostre speranze? Quando (ri)comincerà la vita? Ho cercato di fare finta di niente, mi sono girata dall’altra parte del letto, dando la schiena ai miei “quando” e abbracciando stretto il mio cuscino – fedele compagno delle mie solitarie notti di quarantena. Pensavo di averla fatta franca e invece al lato opposto dei miei perchè ho trovato tutte le mie paure: che ne sarà del lavoro? Come pagherò l’affitto? Ma di questo passo, dove andrò a finire? L’ho presa così alla leggera che il pensiero ultimo è stato: se questa è l’aria che tira, un figlio non lo farò manco nella mia vita immaginaria.

Via il cuscino, sdraiata di schiena: a destra i tanti interrogativi, a sinistra le paure. Mi sono messa a fissare il soffitto, dopo aver visto l’ora a cavallo fra la notte fonda e la prima mattina. Al soffitto relego le mie speranze: “andrà meglio”, mi dico. “E’ solo un momento”, mi ripeto. “Pensa al bello”, mi esorto a fare.

Già, il bello. Quella cosa che non conosce una definizione unica, quel concetto su cui i filosofi hanno speso parole su parole, quel fine ultimo a cui spesso aspiriamo. In un periodo come quello che stiamo vivendo, il bello si veste di mille modi: è una canzone che ti salva da una giornata no, che ti solleva ed allevia allo stesso tempo. E’ il profumo del pane sfornato dalle tue mani che mai avresti pensato potessero essere così capaci. E’ il ritrovamento di quella passione dimenticata, da troppo tempo in letargo e che finalmente trova spazio, tempo e modo di risvegliarsi. E’ la pelle colorata dal sole. Un filo di trucco messo per sentirsi meglio. E’ quella chiamata che ti placa il cuore agitato, quella risata chiassosa, da lacrime, che ti fa sentire inaspettatamente e totalmente vivo, molto più di quanto sentivi di essere. E’ l’ozio fine a se stesso, senza senso di colpa alcuno. E’ un allenamento che ti scarica e carica alla stessa maniera. Un bicchiere di vino bianco ghiacciato bevuto brindando alla fine di una giornata che ci avvicina un po’ di più al nuovo inizio che ci attende. Il bello alle volte si veste di speranze, altre di profumi, altre ancora di luce negli occhi.

E guardando il soffitto, nella mia notte lunga di quarantena, mi sono andata a prendere il bello di cui avevo bisogno: ho preso il sonno, i dubbi e le paure, ho portato tutti con me sul terrazzo condominiale al nono piano del mio palazzo. Abbiamo guardato il cielo, respirato l’aria che sapeva di notte e di mattina, abbiamo aspettato l’alba e l’abbiamo vista sorgere. E da tanti che eravamo, siamo rimasti in due: io e quel bello di cui avevo bisogno.

Che forse no, da solo non salverà il mondo e da solo non può bastare, ma in certi giorni e in certe notti, di certo ci aiuta a vivere meglio.

distantimaunite

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