Life… is in the water!
Volendo potremmo chiamarla solidarietà, ma a me piace pensare che, in questo periodo di clausura forzata, stiano germogliando semi di una nuova sensibilità. Sono tante infatti le iniziative, gratuite, che spuntano giorno dopo giorno sul web (come nel caso del nostro progetto) ed oggi il nostro viaggio ci porta sulla riviera ligure. Andiamo ad incontrare una ragazza che, in compagnia di un collega, ha deciso di condividere la sua passione per il mare con chi vorrà salire sulla sua barca virtuale.
Alida ha 25 anni, è diplomata all’Istituto Tecnico Nautico sez. di Coperta ed è istruttore Fiv. Una passione che ha sviluppato anche a ‘livello internazionale’ con la qualifica di Dinghy Instructor e Coach RYA (Royal Yachting Association), ottenuta sul lago di Garda con una scuola inglese.
Dalle 17 in poi la troverete in diretta sulla sua pagina Facebook (@lifeisinthewater) per questa nuova avventura, ma intanto vi consigliamo di conoscerla tramite questo primo incontro virtuale…
Quando è nata e come si è sviluppata la tua passione per l’acqua e per la vela?
La passione per il mare l’ho sempre avuta. Mia madre ancora dice che ho imparato prima a nuotare che a camminare. Il fatto di essere nata in Liguria mi ha aiutata molto perché, in molti casi, per andare in spiaggia ti basta attraversare una strada.
Quella per la vela, invece, è stata una passione che si è sviluppata nel tempo e all’inizio con qualche riserva. La verità è che per anni i miei genitori, e tanti altri amici, hanno cercati di convincermi ed io, da ragazzina testarda, ho sempre detto “non mi piace” senza nemmeno provare. Un giorno invece, avevo 12 anni, la scuola di vela del mio paese organizzò una dimostrazione nella mia scuola e appena tornata a casa chiesi a mia madre di iscriversi al primo corso per quell’estate.
Hai trovato difficoltà a portare avanti la tua passione?
In realtà no, i miei mi sono sempre stati vicino e hanno cercato di darmi tutto l’appoggio possibile per inseguire questa passione. Ho ottenuto anche qualche piccolo risultato nel periodo in cui regatavo e a 16 anni mi hanno regalato la mia prima barca: un Laser.
Un’altra cosa che ha aiutato tantissimo è stato l’ambiente in cui questo sport mi ha cresciuta: molta competizione fra le boe, ma a terra una pastasciutta ha sempre reso tutti amici.
Com’è cambiato in questi anni l’approccio alla vela? C’è un maggiore interesse?
Non penso di aver visto abbastanza da poter dare una risposta precisa, ma nel mio piccolo ho notato che, nell’immaginario collettivo, la vela sta diventando uno sport/attività più accessibile. Da un lato si sta specializzando ed estremizzando tantissimo, basta vedere gli ultimi scafi che hanno tirato fuori per rendersene conto, mentre dall’altro a livello locale appare uno sport meno elitario. Noto sempre più genitori e allievi (di tutte le età) che lo vedono come qualcosa che potrebbero fare abitualmente, esattamente come andare in palestra. Se c’è un maggiore interesse ? Nel suo modo di essere sì, ma la vela non è il calcio: i suoi tifosi sono un po’ più silenziosi.
La prima Luna Rossa nel 2000 era riuscita ad avvicinare molte persone alla vela. Dal 2007 in poi, con i cambiamenti intervenuti nel regolamento della Coppa America, sembra si sia perso qualcosa a livello di promozione sportiva. Un peccato ulteriore quindi l’annullamento delle AC World Series a Cagliari, le quali avrebbero meritato forse d’essere rimandate…
Luna Rossa ha fatto battere il cuore di tanti italiani, persino mio padre la seguiva e non ha la più pallida idea di come funzioni una barca a vela. Credo che questa “piccola” discesa sia dovuta al fatto che la vela sta diventando uno sport altamente professionale: dai vecchi “12M stazza internazionale” in cui si vedeva la vela vera – quella del sudore, delle vele e degli scafi fatti per essere più nautici che performanti – siamo passati a barche che assomigliano più a una Formula 1.
Da un certo punto di vista è stata la svolta, ma forse ha un po’ rafforzato l’idea elitista che la vela si è sempre tirata dietro. Per quanto riguarda la tappa a Cagliari, guardandola da spettatore è un vero peccato: in Italia sono davvero pochi gli eventi velici di un certo calibro, e sicuramente questo appuntamento avrebbe aiutato ad appassionare molte persone alla vela, specialmente dopo il ritorno ai monoscafi.
Purtroppo la possibilità del rinvio spettava al Defender ( Team New Zealand) e credo che la loro scelta sia stata più che altro strategica; dando meno opportunità ai Challenger di sfidarsi, hanno lasciato anche meno possibilità di “settare” le barche in vista dell’atto finale.
Tranne pochi fortunati che vivono sulle loro barche, in molti stanno soffrendo la lontananza dall’acqua… come stai gestendo questo periodo di quarantena?
Impazzendo !
No dai, certamente non è una situazione facile, soprattutto quando mi affaccio dal balcone e vedo il mare che mi aspetta, ma in realtà mi sono rimboccata le maniche e ho subito colto la palla al balzo. Era già da un po’ che volevo sviluppare un progetto online riguardo gli sport acquatici ed è così che è nato @lifeisinthewater. Prima su
e Facebook per gioco, ma ho da poco aperto il canale Youtube e a breve metterò ufficialmente online il sito internet.
Com’è nata l’idea del corso?
L’idea del corso non è tutta farina del mio sacco. Anzi è nata in risposta a una domanda che ho trovato su un gruppo Facebook inglese, qualcuno chiedeva se esistessero corsi di vela online da poter seguire in questo periodo. Mi sono detta: perché non provare e vedere se a qualcun altro interessa ? Così facendo ho anche suscitato l’interesse di un amico e collega L.C. ( Luca Bogliolo ), che ha accettato di buon grado di darmi una mano sul lato altura.
Sei rimasta sorpresa dalla ritorno che hai avuto sui social?
Sinceramente sì.
Non mi aspettavo un così grande riscontro, anche perché io sono la prima a pensare che la vela sia uno sport che si debba fare in maniera pratica. Invece, ai primi sondaggi ho avuto risposta positiva da più di 100 persone, al questionario una 30ina di risposte e al primo evento, fra interessati e partecipanti, si contano più di 50 adesioni. Sono contentissima.
Quali consigli puoi dare a chi si vuole avvicinare a questo mondo? Hai qualche falso mito da sfatare?
Come falso mito mi verrebbe solo da pensare che c’è chi ancora lo vede come un mondo elitario, ma più che tale, è ancora un mondo che premia l’impegno ancor prima della fama.
Non bisogna farsi annebbiare da tutti quegli omini vestiti di tutto punto, i veri velisti non sono altro che dei vagabondi: basti vedere che i migliori nella storia non hanno mai avuto il becco di un quattrino.
Un consiglio però ce l’ho, ed è di buttarsi!
Lo dico perché in vita mia non mi sono mai sentita così piena, libera e invincibile come quando sono al timone di una barca a vela. E credo che a tante persone piacerebbe poter vivere una simile esperienza. Una volta tanto.