In quarantena col “mostro”. I Centri Antiviolenza restano attivi anche durante l’emergenza sanitaria
C’è un dramma nel dramma. Un disagio sociale che, in questi giorni di quarantena, rischia di implodere nel silenzio generale. C’è chi, è costretta a non uscire e condividere gli stessi spazi h24, con il proprio carnefice. Per tante donne, il mostro, si nasconde proprio tra le mura domestiche, non ha certo bisogno di bussare e chiedere il permesso per entrare.
Dai dati del Telefono Rosa emerge che, le telefonate di marzo, rispetto a quelle dello stesso periodo dello scorso anno, sono diminuite del 55,1%: da 1.104 sono passate a 496, di queste le vittime di violenza che hanno chiamato il telefono dedicato sono state 101 con una diminuzione del 47,7%.
La procura di Roma invece registra un meno 20% rispetto allo scorso anno. Bene, penserete voi. E invece, il dato va letto esattamente al contrario: la convivenza forzata costringe le donne a casa con i propri aguzzini e questo impedisce di telefonare per denunciare o chiedere aiuto e sostegno psicologico.
Oggi più che mai è fondamentale ricordare che, i centri antiviolenza e i servizi messi in campo nelle varie città italiane, non si fermano nemmeno di fronte alla pandemia.
“Le donne non devono sentirsi sole e abbandonate in questo momento, perché le istituzioni ci sono” conferma Lorenza Fruci, delegata per le politiche di genere della Sindaca di Roma Virginia Raggi.
La chiusura in casa può infatti alimentare episodi di violenza ed è giusto far sapere, a tutte quelle donne vittime di azioni aggressive, violenza psicologica e stalking, che il modo per uscirne c’è anche in un periodo di emergenza come questo.
Ci sono diversi canali. Partiamo dal numero nazionale gratuito attivo h24, il 1522, che permette di essere messe in contatto direttamente con il Centro Antiviolenza più vicino. Certo, dovendo restare obbligatoriamente a casa, proprio accanto al proprio carnefice, tante donne non hanno opportunità per chiamare. Uno dei consigli è quello di telefonare quando si esce per fare la spesa e subito cancellare la chiamata. “Certi uomini lavorano proprio controllando di frequente il telefonino delle proprie vittime, quindi è importante eliminare subito le tracce della conversazione” – spiega Lorenza Fruci.
Per rendersi reperibili in questi giorni i Centri Antiviolenza di Roma Capitale hanno attivato anche altri canali oltre a quelli telefonici: mail e chat. Chi non riesce a chiamare può scrivere nella chat del sito del 1522 o usare l’app disponibile su IOS e Android, che permette di chattare con le operatrici e chiedere aiuto e informazioni in sicurezza, senza correre il rischio di essere ascoltati.
Nel rispetto delle norme disposte in questi giorni, per chi avesse urgenza di raggiungere le varie strutture, i Centri Antiviolenza sono aperti al pubblico proprio perché considerati (e a ragion veduta direi) servizi di prima necessità. Quindi se si esce per andare in un cav, la motivazione è quella dello stato di necessità: non si incorre in nessuna sanzione.
E a proposito di tecnologia (che tanto in questi giorni ci sta aiutando), segnaliamo un altro servizio utile messo in campo: l’applicazione “Youpol” che garantisce l’accesso al pronto intervento della Polizia di Stato e che in automatico, dopo la segnalazione, cancella il messaggio, così da non lasciare nessuna traccia sul cellulare.
Sul sito di Roma Capitale tutti i contatti: https://www.comune.roma.it/web/it/centri-antiviolenza.page
Donne, non siete sole. Denunciate, chiedete aiuto, scappate.